(Antonina Cascio) - La “Negra Sosa” è morta domenica 4 dicembre. Ho voluto aspettare e riflettere sulla morte di una donna che cantò sempre e sopratutto alla vita, finché la mia mente accettase finalmente il fatto luttuoso accaduto.

C’è nelle persone comuni del popolo argentino che la consideravamo parte della famiglia, un elemento umano in più del nostro paesaggio umano, certamente importante e sottolineato in tutto il mondo ma quotidiano per noi, una specie di sorpresa ancora manifesta. Ci sembra una morte inopportuna, impossibile, poco credibile il suo naturale accadimento. Com’è possibile che una artista a 74 anni, una cantante brillante, con una voce ancora potente, una mente intelligente e capace di scegliere canzoni squisite per cantare e farsi sentire, con tante risorse materiali, possa morire e con un guasto tanto importante delle sue funzioni organiche? Credo che tutti dimentichiamo la solitudine di questa donna. C’è chi potrà dire, ma com’è sola con tanta gente intorno? Aveva un figlio e persone che l’accompagnavano da tempo, ed una vita tanto ricca da ricordare successi e momenti vissuti. Ma che senso ha tutto questo se ad un momento tutti se ne andranno a fare la propria vita, anche il figlio com’è logico e naturale, e lei rimarrà sola a ricordare? Certamente che aveva molto da ricordare e c’era vicino a lei gente che le voleva bene e alla quale lei voleva bene. Ma nessuna di queste persone era parte della sua vita. La “negra” , che ha militato sempre nel Partito Comunista Argentino a dispetto della propria sicurezza , cercando giustizia per i più poveri ed aiutando bambini ed anziani con le sue opere, la “negra” che non ebbe paura dai militari della dittatura, né dalla mancanza di democrazia, né dell’esilio , aveva pauraforse del futuro, un futuro senza i suoi cari più vicini alla sua realtà più profonda, l’uomo amato e la mamma non c’erano più da tempo e lei è sopravvissuta a questa mancanza fino che ebbe le forze per lottare per i suoi ideali. Ma le forze che si nutrono della presenza degli esseri amati si perdono nella loro assenza. E la” negra” era stanca e senza forze, e si è lasciata trascinare verso il nulla, in un posto dove non ci sono più lotte né assenze e solitudini. Come non capire che una che cantò alla vita preferisca partire degnamente verso la morte? La sua voce continuerà a sentirsi-meraviglie della modernità- ma il suo cuore e la sua mente si sono liberate di una apparenza che ormai la faceva soffrire troppo. Meglio così per lei.