(Antonina Cascio) - Un libro che parla dei sogni di un emigrato come ognuno di noi Mendoza è una città circondata di canali. Non come quelli di Venezia. I nostri canali non si possono navigare. La maggior parte dell’anno portano poca acqua che viene dal grande fiume Mendoza e di altri affluenti, il Bianco , per dirne uno, e si incanala ,

 questa acqua, verso le piantagioni vicine e passando per la città è distribuita attraverso le “acequias”, piccolissimi canali che passano accanto ai marciapiedi e che bagnano le radici degli alberi che offrono ombra ai viandanti, prima di andare a finire in campagna. Ingegnoso sistema ideato dai “huarpes”, gli aborigini della zona. Nell’estate, certe volte, i grandi canali si colmano d’acqua, ma non si potrebbero navigare nemmeno allora, perchè l’acqua scende furiosa dalle montagne, capace di trascinare tutto e tutti. Uno dei quattro canali più importanti, il “Zanjón de Los Ciruelos”, divide la città di Mendoza dal Dipartamento di Las Heras, il più bello ( le contrade più famose della Cordillera de los Andes, si trovano a Las Heras, il secondo monte in altezza del mondo, l’Aconcagua , è uno),quello che ha la popolazione più dispersa nella zona Nord di Mendoza, e certamente il più grande di questa regione. A Las Heras arrivarono generazioni e generazione di famiglie italiane e ricevettero pronta accoglienza dei parenti arrivati prima. I Bonanno, i Battistelli, i Levatino, gli Scalzo e tanti altri, abitavano già a Las heras nel dopoguerra ed è in una di queste famiglie, i Bonanno, che Alfio Camarda è stato accolto Al suo arrivo in Mendoza all’inizio degli anni ’50. La sua storia di lavoro, di sacrifici, di amore e di integrazione sociale attraverso la moglie ed i figli, è comune a tanti di noi emigrati italiani. Ma Alfio, come alcuni di noi, ebbe sempre la passione per scrivere le sue esperienze in poesie e da alcuni anni la “follia” insistente di pubblicarle. E stato forse Pavarotti, con la sua morte, con l’emozione e la nostalgia della voce che ci accompagnò per anni, a muoverlo verso la strada giusta per avverare il suo sogno. Alfio ha scritto un inno a Pavarotti, questo inno lo ha sentito recitare un eterno compagno delle feste degli italiani, il musico e cantante Fernando Ballesteros. E bastato perchè nascesse un’amicizia e tutti e due ce la fecero. Ballesteros ha scritto una bellissima musica. Quelli che ascoltarono l’inno si entusiasmarono per il libro. Alfio lo prepara, accetta e sollecita l’aiuto e correzione di professoresse che conosce da prima e di amiche loro (Maria Moretti, Antonietta Cantoni ,Maria Pannunzio e Maria Troiano). L’Onorevole Fabio Porta deputato eletto nel Sudamerica dal Partito Dmocratico le offre il suo aiuto economico e finalmente il sindaco di Las Heras, Daniel Miranda, lo pubblica, decidendo di presentarlo in un’emotiva cerimonia realizzata nel salone della Parrocchia di San Miguel. Bella ed emotiva la cerimonia serve a riunire la collettività italiana di Las Heras e di Mendoza. Il console Pietro Tombaccini offre la partecipazione dell’area sociale del Consolato e momenti prima della cerimonia si riunisce col sindaco col quale firma un accordo di collaborazione L’occasione serve a distinguere gli italiani che da tanti anni lavorano per il dipartimento di las Heras, tra i cognomi che posso ricordare ci sono Chila, Bonanno, Scalzo, Fazio, Battistelli, Levatino. Dopo, il sindaco ha la gentilezza di distinguerci con un regalo speciale al Console e con una bottiglia di vino a quelli che in qualche modo hanno lavorato o collaborato col progetto. E per questo che io mi godrò a casa un bel bicchiere di vino rosso a nome di Fabio Porta che ho rappresentato quella sera.. Una sera piena di emozioni e piena di profitti per il futuro della collettività italiana, così lo speriamo. Com’è logico tutto è finito con un brindisi accompagnato generosamente da panini col formaggio e col prosciutto, mentre il Camarda sognava già col suo secondo libro.