(Antonina Cascio) - Abbiamo vinto tutti. E una frase classica, ripetuta, un “clichè”, ma possiamo dirla con la sicurezza di trovare dietro una vera carica, un tentativo di autoconvincmento. L’Argentina continua in democrazia dopo 25 anni nei quali ha subito tante crisi, ma mai si è lasciata trascinare dietro oscure intenzioni di ricorrere a colpi di stato portati avanti con la prepotenza e la drammatica voce delle armi.

Oggi abbiamo votato per il rinnovo parziale del Parlamento.. Su un totale di 257 deputati, se ne rinnovano 127 e dai 72 Senatori se ne rinnovano di 24. Il colpo è stato duro per il marito della presidente che ha perso l’elezione per quasi tre punti, da quello che si sente dalle notizie generali provenienti dai comitati di partito, perchè ancora non si arriva ai numeri finali dal punto di vista ufficiale sopratutto per le grandi distanze e la superficie di alcune province dove ogni municipio è il bastione di uno o un’altro politico. Sembra abbia vinto in generale la lista della maggioranza contraria al governo alla quale si sono sommati senza dubbio i rappresentanti del “campo (la campagna) e quelli stanchi della prepotenza , o della mancanza di attitudini consensuale che la coppia al potere, propone dal suo punto di vista di potere assoluto. Ha sbagliato la presidente permettendo che il marito manifestasse tanto apertamente la sua ansia di governare attraverso di lei ed ha sbagliato lui credendo che attraverso la prepotenza, la imposizione della sua presenza e la proposta della paura (non torniamo al passato) avrebbe vinto. Sono rinchiusi soli, assieme alla stampa, in questo momento a discutere cosa diranno e come affronteranno questa situazione, che per fortuna per noi, argentini, non è grave. Da domani, al Parlamento , la discussione sarà un pò più equilibrata e la democrazia assomiglierà di più alla definizione del concetto. Sono stati più di 27 milioni a votare oggi e ci sono ancora province, come quella di Santa Fé dove ancora non c’è un risultato finale ma è sicuro che a Rosario ha vinto la sinistra ed è questa la città che si lascia alla fine perchè si sa che i suoi numeri danno la definizione, che ancora di più rafforzerà la vincita dei contrari al governo nazionale. A Mendoza ha vinto chiaramente la coalizione contraria al partito del governatore che è anche quello della presidente, questa coalizione, formata sotto la benedizione del vicepresidente, alleato dalle elezioni passate della presidente ma che segnalò le sue differenze partendo dal conflitto con la campagna argentina, alleato, che in passato fu governatore di Mendoza dove ha tanti amici e simpatizzanti. Qua, nella provincia del “Buen sol e del buen vino”, la differenza è stata notevole, al di sopra del 40% per la lista di Cobos (il vicepresidente) e qui il governatore attuale, con vero spirito democratico è uscito immediatamente a salutare i vincitori. La votazione è finita a Mendoza con un aneddoto di quelli da non dimenticare. All’albergo dove c’era il bunker dei vincitori sono saliti sull’ascensore che doveva andare a pianterreno dove il pubblico aspettava, 6 persone, tra loro il vicepresidente, sempre snello e di aspetto sportivo e due compagni di partito, Baglini (già in Parlamento) e la signora Mariana Juri , vincitrice della giornata, tutti e due abbastanza voluminosi. L’ascensore si è bloccato per ben 20 minuti suscitando la preoccupazione di tutti. Riguardo al referendum nel quale si doveva rispondere sulla possibilità di modificare la costituzione provinciale per evitare che i sindaci ripetano i loro mandati ad infinitum, ha riportato una cifra straordinariamente superiore il SI, un qualcosa di 50%, ma c’è un 30 per cento che non ha votato questo punto e si stima che sia stato per mancanza di schede elettorali (??!!). Questa è stata una delle caratteristiche della giornata , le continue denuncie sulla mancanza di schede di diversi partiti ed anche sul referendum. Invece la caratteristica della campagna elettorale, farà riflettere a più di uno. Ci hanno messo la faccia e la energia, con troppa audacia, i funzionari politici in carica per rafforzare le candidature,e questo non è stato sempre ben riuscito, come nel caso del marito della presidente. La politica offre anche lezioni di vita che tutti dobbiamo approfondire, dopo, quando arriva la calma. E’ possibile che qua, in Argentina, lo faremo. In Italia è evidente che non si farà al meno no da parte di tutti, molti sono già in vacanze ed al ritorno il tempo mancherà per riflettere.