(antonina Cascio) - Ora che sto per partire ,che lascio la Sicilia, ma anche lascio parte della mia realtà e della mia vita, che non so se tornerò ne quando,mi risulta più difficile scrivere su tutto quello che di negativo ha questa isola amata.

Se guardo il mare, dimentico ogni momento di difficoltà e di tristezza, dimentico che in certi momenti mi sento rifiutata non solo da alcuni compaesani, ma anche dalle quasi inesistenti reti di comunicazioni, se non sei abitante permanente dell'isola. Dimentico la cattiva rete dei servizi di treni e di pullman, e dimentico che anche per farsi il bagno in questa isola ci vogliono tanti soldi che invece di incentivare la pulizia tra i residenti si stimola la mancanza di igiene e lo stesso si spreca acqua. Il mare, questo che vedo, è unico. Ho visto altri mari, ho visto l'oceano Atlantico, ma questo, il mio mare, quello di Giardini, è specialissimo, è il primo che ho visto, si vede anche dal mio paese, perciò non posso criticare nessuno guardando il mare. Ma se penso che i siciliani non vanno a piedi nemmeno al bar dei paeselli dove abitano,se da quello che vedo ognuno parte verso lo stesso destino in diverse macchine, infischiandosi del medio ambiente, se si sprecano i frutti degli alberi abbandonati alla sua sorte che continuano ad offrire il loro dono, generosi com’è la natura, se i siciliani continuano ad essere superbi, strana e stupidamente superbi di non so quali straordinari diritti e qualità che farebbero di loro una specie di dei senza cielo( lo stanno distruggendo il loro cielo) che altro posso fare che criticare questa cecità, questa testardaggine, questa mancanza di senso della realtà? Un brutto terremoto ha distrutto l'Acquila. Ma questa lontana (?!)città si trova nell'Abbruzzo, a noi in che cosa ci tocca? E nessuno si guarda attorno, nessuno guarda lassù ne laggiù nei paesetti che si arrampicano alle pietre delle montagne, nemmeno nelle piccole città che il mare mina con la sua umidità. Questa è la Sicilia, qua siamo tutti vincitori del nulla finché una disgrazia ci vesta di nero, metaforicamente ma anche nelle vesti reali ( per compiere il destino di coreuta greci). E di politica meglio non parlarne! Lo lascerò per un'altra volta, quando la pena di andarmene sia già incorporata definitivamente al passato senza possibilità di cambio. Allora avrò di sicuro la mente più lucida e potrò distaccarmi dal mio sentimento di siciliana per criticare quello che nemmeno in me mi piace.