(Antonina Cascio) - L’ emigrazione è stata la mia scuola di vita e così come c’è gente che si presenta dicendo che la sua scuola è stata la strada, e lo fa con orgoglio, manifestando che sulla strada ha imparato lezioni di vita e di solidarietà straordinarie, anch’io imparai dalla emigrazione tutto il bello della vita, e purtroppo tutto quello che la vita ha di negativo. Perchè se una certezza ho, a questa età, è quella della poca importanza che può avere il sito dove impari le tue lezioni.

Puoi imparare all’università di Salamanca, alla Sorbone, a Bologna o al Cuyo (dove ho studiato), puoi imparare per strada, al lavoro, in campagna, tra i “hippies”, tra i rumeni, tra gli emigrati italiani in Argentina , tra i tuoi vicini boliviani di Guaymallén a Mendoza, o tra gli italiani della penisola, vera icona dell’italianità rediviva. E’ sempre lo stesso, dipende del grado di affetto, di amore del prossimo che hai ricevuto da bambino, diventerai un gentiluomo, una brava donna o un delinquente. Chissà, arriverà il giorno nel quale l’umanità capirà, che un cucciolo, uno di uomo come uno di qualsiasi animale, ha bisogno di cura , di amore e di attenzione. Che tutta la scienza della capacità intellettuale e morale di un essere umano, è nei primi giorni di vita, nei primi mesi, nei primi 4 o 5 anni. Ero appena una piccolissima siciliana quando sono finita in Mendoza, tra una comunità emigrata che mi coccolò e mi amò come mi piacerebbe saper amato ogni bambino del mondo. Con me c’erano i miei genitori, certamente, ma c’erano alcuni zii, i parenti degli zii, gli amici di papà e le amiche di mamma, le vicine arrivate da poco , solidale ed affettuose. Dentro questo piccolo mondo, protetta ed amata sono cresciuta fino ad arrivare all’età di andare a scuola. Possibilmente qualche situazione difficile ci fu in quei tempi e dopo a scuola, ma io ero talmente amata che ho potuto ignorare e saltare ogni ostacolo. Ero già adulta, giovane ma adulta, quando mi sono incontrata con l’altra parte dell’emigrazione, quella dei funzionari dei consolati, quella degli emigrati pieni di rancore, nemici anche di se stessi. Questa è stata l’emigrazione che mi provoca panico, che mi fa sentire la paura del fatto che qualcosa in comune l’abbiamo. L’emigrazione italiana che per avere un posticino, piccolo piccolo, accanto a quello considerato il “potente” di turno, è capace di ferirti senza rimorso Sono gli stessi italiani che giudicano gli emigrati dei paesi “extracomunitari” come delinquenti perché abbandonano la propria terra cercando un pezzo di pane. Io ho paura di questi italiani che non ricordano i nonni, gli zii, i cugini condannati a disperdersi per il mondo. Ho paura degli emigrati italiani in Argentina, i miei connazionali, che non hanno il più piccolo segno di rispetto per l’essere umano, per la democrazia, per la vita. Ho paura di aver paura. Ed è per questo che reagisco immediatamente alle provocazioni, alla mancanza di giustizia ed alle risposte mafiose di alcune associazioni contro di altre In un contesto federativo che dovrebbe basarsi sulla democrazia e l’uguaglianza. Oggi è la Campania ed è una antica autorità federativa chi riceve i colpi, domani possiamo essere noi. Infatti, già siamo passati da questa realtà e nessuno ha speso una parola per difenderci. Noi questo non lo vogliamo nel futuro dell’emigrazione italiana a Mendoza, in Argentina, nel mondo. Trinacria Oggi,USEF Mendoza reagisce e reagirà sempre prima di aver paura della paura.