(Dott.ssa Aurora Bomprezzi) - Com’è il popolo italiano? Indubbiamente vivace, estroverso, rumoroso, ma anche dotato di una fantasia e creatività universalmente riconosciute e ammirate. È un popolo che come pochi altri è rimasto fedele agli usi locali ereditati dalle generazioni precedenti. Per gli italiani emigrati all’estero questi usi sono rimasti intatti, le tradizioni,

 le abitudine dei loro antenati, per cui la sorpresa è tanta quando ritornano in Italia e si accorgono che tante cose sono cambiate, che tanti usi e tradizioni non esistono più che gli italiani di oggi sono diventati europei ed hanno perso tante cose care alla loro idiosincrasia. Si dice che gli uomini italiani sono presuntuosi e donnaioli, sanno godersi la vita, sono attori nati, sono degli imbroglioni, sono romantici, si sanno sempre arrangiare, sono una società di individualisti, sono un popolo gentile e pieno di calore umano, sono dei parolai. Tutti pregi che quando si è all’estero in un paese straniero, si perdono specialmente per una difficoltà linguistica, prima bisogna imparare la lingua, poi capire la cultura altrui, poi iniziare le relazioni interpersonali e solo dopo forse si possono mettere in pratica questi pregi degli uomini italiani, certamente che per riuscire a fare tutto questo c’è vuole del tempo e in questo imparare si perdono tanti di questi pregi, perchè bisogna adattarsi al nuovo paese e alle nuove abitudini e così si dileguano anche alcune virtù. Credo che invece i difetti rimangono come per esempio l’avarizia, ma non solo come l’eccessivo ritegno nello spendere, “l’avaro non possiede l’oro, ma è posseduto dall’oro”,ma come difetto che poi si trasforma in pregio, il risparmio. Se c’è un pregio degli italiani che è degno di lode è la capacità di risparmio che quando si è all’estero aumenta considerevolmente e solo per questo, molti emigrati sono riusciti a farsi un avvenire nel paese d’inserimento. Per questa ragione forse il “cavalliere” richiama e chiede tanto agli italiani odierni di risparmiare, perchè indubbiamente sa che sono un popolo che sempre ha saputo risparmiare e che grazie a questo pregio è riuscito, ed anche agli emigrati che se ne sono andati lasciando il loro posto di lavoro agli altri, a risorgere dopo la seconda guerra, e mettendo in atto questo pregio provabilmente riusciranno anche a superare questa grave crisi economica. Invece l’invidia rimane con forza, ma non quella che “se l’invidia fosse rogna, quanti si gratterebbero”, intendiamoci l’invidia per quelli che sono rimasti in patria, per quelli che possono avere i contatti familiari che gli emigrati hanno perso nel loro trapianto altrove e sanno che non potranno più ricuperare perchè si sono trasformati, quando ritornano in patria, in stranieri. Mio padre sempre raccontava l’impressione che aveva avuto quando nel suo primo viaggio, le sue sorelle lo presentavano come il fratello “americano”, senza rendersi conto del male che le facevano. Ritornando sui difetti che prima ho trasformato in pregi devo dire che ci sono alcuni che rimangono tale e quali come per esempio la sfiducia, verso tutti e su tutto, perchè non credono mai in un primo momento a quanto gli viene detto; poi la grettezza che non arriva ad essere avarizia però è una parente vicina e per ultimo e per me il maggior difetto è la comodità; sì la comodità intesa come il lasciar fare ad altri, il non muoversi per richiedere quello che dovrebbero, questo si è visto chiaramente con le convocatorie che abbiamo fatto per i famosi “tagli della finanziaria” . Per concludere devo dire che gli emigrati essendo tanto lontani dalla patria, a mio avviso, perdono la “grinta”, la forza che forse avrebbero nel loro paese e pensano che se qualcosa “gli spetta gli verrà dato”, senza tenere in conto il grande difetto degli italiani in patria “l’obblio”.