Dott.ssa Aurora Bomprezzi Come traduttrice ufficiale di lingua italiana, sono venuta a conoscenza di tante storie di vita, di queste persone che vogliono la ricostruzione della cittadinanza italiana; vale a dire il riconoscimento, previa presentazione di apposita documentazione,

 che dichiara che la cittadinanza non è stata mai perduta a partire dall’ascendente che ne era in possesso. E qui inizia un lunghissimo processo. Una settimana fa è venuto un signore per fare una traduzione, era felicissimo, aveva ottenuto la doppia cittadinanza per lui e la sua famiglia, dopo 7 anni di attesa c’era riuscito. Voleva far tradurre la nascita della nipote, e mi dice peccato che sia arrivata tanto tardi, quando io ho iniziato la pratica, mio figlio aveva 24 anni, era pilota della Forza aerea argentina, laureato con lode, aveva anche una certificazione del governo italiano per una prova di volo che aveva fatto in Italia in una gita che facevano tutti i migliori pilota argentini, gli davano lavoro in Italia se lui riusciva ad avere la doppia cittadinanza, il suo destino sarebbe stato un altro, invece ora ha lasciato la forza aerea e si dedica all’amministrazione in una ditta, certo sono passati 7 anni, la sua vita è cambiata, si è sposato, ha avuto una figlia e ha perso l’occasione di farsi un bellissimo avvenire in Italia. Sono rimasta senza parole, non sapevo come consolare quest’uomo che si lamentava di questa situazione. Questo è uno di tanti esempi di quello che succede con questa pratica. Ci vogliono anni, prima perchè davano un turno per due anni dopo, dovevano fare lunghissime file aspettando che aprisse il consolato, davano solo cinque numeri per presentare la pratica, apriva alle 8 del mattino, ma loro andavano alle 3 o 4, per cercare questi numeri. Una volta iniziata la pratica, se tutto andava bene e non si perdeva nessun documento, dovevano aspettare per anni, oggigiorno invece danno cinque numeri solo per fare la pratica ai figli degli italiani, non si fa più almeno per ora la pratica per tutti i discendenti. È possibile che si deva aspettare tanti anni, con tutta la tecnologia che c’è oggi? Come mai non si possono inoltrare le pratiche direttamente in Italia? . C’è una legge per la quale i Comuni non possono accettare queste pratiche, perchè si devono fare nel paese di residenza. Io mi chiedo, se una persona per avere un lavoro al quale è stato richiesto, o per fare una postlaurea in Italia, deve aspettare tanto tempo, perchè non si possono inoltrare queste pratiche in un altro modo? . Se i consolati non hanno sufficiente personale, non si potrebbe aumentare il numero, magari con personale assunto in loco? Sono troppe domande, lo so, ma è un tema che mi preme perchè io vedo la disperazione della gente che deve viaggiare, per studio o per lavoro, e non possono avere questa documentazione che per loro è necessaria. Almeno per gli emigrati italiani che hanno perso la loro cittadinanza perchè hanno dovuto apprendere quella del paese di accoglienza questo si è soluzionato con una nuova legge, che è entrata in vigore il 16 agosto 1992 e sostituisce la legge 555 del 1912, oltre a essere considerata con particolare attenzione la situazione di cittadinanza degli italiani all’estero, viene consolidato il principio di parità tra i coniugi, introdotto il principio della conservazione della cittadinanza italiana, salvo rinuncia, in caso di naturalizzazione all’estero (doppia cittadinanza), eliminato l’obbligo dell’opzione alla maggiore età per il cittadino in possesso di doppia cittadinanza, che può anche rinunciare alla cittadinanza italiana, in caso di residenza all’estero. Per gli emigrati in Argentina e in tutti i paesi di latino america con i tagli della finanziaria, che includono le risorse che vanno ai consolati, questa doppia cittadinanza veramente diventerà un utopia.