(Aurora Bomprezzi)  Gli insegnanti “made in casa” siamo una razza speciale, diversa, strana, abbiamo studiato all’Università una laurea per motivi affettivi o nostalgici, lunga e difficile con tante materie e tanti esami e poi ci siamo ritrovati con un titolo che alla mente di altri insegnanti e dei genitori o dei parenti , è una laurea di seconda categoria, perchè non gli si da l’importanza che ha.

 Quando incominciai a studiare, nel primo anno di facoltà ebbi l’occasione di fare un viaggio in Italia, i miei parenti non potevano credere che io studiassi la lingua italiana, mi dicevano ma che cosa farai con quella laurea, l’italiano si parla solo in Italia, benchè io spiegavo che c’erano molte persone nel mio paese che volevano studiare questa lingua, perchè per loro era un avvicinarsi al paese dei suoi genitori o nonni, o perchè volevano fare una postlaurea in Italia, loro non ci credevano. Lo stesso succedeva con compagni e amiche, qui in Argentina, per loro non era una laurea che avesse un futuro. Ci siamo e mi sono sentita discriminata dai miei colleghi ogni volta che dicevo che ero professoressa della lingua e della letteratura italiana. L’ ignoranza è molta in tutti i paesi del mondo.Dopo 33 anni di insegnare la lingua, posso dire che ho avuto molte soddisfazioni, alunni adolescenti e persone adulte che mi hanno ringraziato per la cultura che hanno appresso attraverso la lingua italiana. Tutti credono che studiare la lingua italiana, sia la cosa più facile del mondo, perchè capiscono una o due o dieci parole e allora pensano che capiscono tutto o che sono capaci di parlare e scrivere questa lingua che risulta alle loro orecchie molto comprensibile, ma non è così. A mio avviso, la lingua italiana è un idioma ingannevole, perchè quando si inizia il suo studio è quando si capisce che è tanto difficile come lo spagnolo o il francese, perchè siccome hanno la stessa radice latina, la grammatica offre serie difficoltà e risulta molto più difficile di quanto si pensi. Quando si parla di musica, arte, letteratura, scienze e si fa conoscere quanti musici, artisti, autori e scienziati siano di origine italiana, la sorpresa è molta, però è anche una soddisfazione vedere come nasce una motivazione particolare per imparare la culla di tanti personaggi conosciuti attraverso diverse discipline del sapere. Noi siamo non solo insegnanti di una lingua che la parlano, la scrivono e la comprendono milioni di persone ma soprattutto siamo trasmettenti della cultura, dei costumi e del modo di essere degli italiani. Per queste ragioni risulta incomprensibile per noi “insegnanti, made in casa”, che abbiamo insegnato tanti anni la lingua questo “taglio delle risorse” che vuole fare il governo italiano con questa legge finanziaria che coinvolge non solo l’insegnamento all’estero, ma anche e soprattutto l’assistenza sociale, tanto importante per molti emigrati, (solo nel dopoguerra sono una decina di milioni), che lasciando l’Italia hanno lasciato ai suoi connazionali posti di lavoro e così hanno fatto che l’Italia avesse una crescita economica tale che le ha permesso arrivare ad essere una delle potenze del mondo. Italiani emigrati che nei paesi di residenza si son trovati soli e abbandonati e che dopo tanti anni di lavoro, forse non sono riusciti a fare fortuna ed ora devono chiedere ellemosina al loro paese. Non sono coscienti che questo impedirebbe l’esistenza stessa della comunità italiana organizzata e della presenza italiana nei paesi di residenza, di come si annullerebbero i diritti democratici delle comunità, tanto siano sociali, culturali, formativi, di scambio interculturale, ecc.?