(Aurora Bomressi) Le donne che amano senza limiti sono quelle che per amore hanno lasciato il proprio paese per seguire il loro uomo che emigrava, che andava verso un mondo sconosciuto, a volte richiesto dai parenti o da un governo che li chiamava perchè il proprio popolo non era costante nel lavoro o non sapeva lavorare soprattutto la terra ed allora c’era bisogno di mano d’opera a buon mercato e di persone che avessero la cultura del lavoro, che fossero capaci di lavorare da sole a sole e non fare come per esempio il “gaucho” in Argentina, che non aveva l’idea di progredire, di lavorare fino al limite delle forze, perchè a lui bastava il cavallo, il “poncho” , il “mate” e le grandi estensioni di terra da conoscere ed esplorare. Donne che a volte nemmeno si sono sposate in chiesa, perchè l’hanno fatto per procura, sposandosi con un fratello o con il padre del marito, in una chiesa qualsiasi, sicuramente un giorno qualsiasi senza nemmeno un vestito da sposa. E così sono partite da sole, da Genova, in una nave per emigranti, senza nessuna comodità, dormendo durante 20 giorni o più in camerate con una trentina di donne con bambini che andavano anche loro verso un mondo sconosciuto, all’incontro dei mariti che avevano intrapresso lo stesso viaggio, nelle stesse condizioni uno o due anni prima, pieni di spettative, sogni, illusioni e tante promesse. All’arrivo non solo si sono trovate in un mondo sconosciuto, diverso, strano, ma anche con una lingua difficile da capire, altri costumi ed abitudini, tanto lontane dalle loro. Paesaggi diversi con strade amplie e di terra, piazze grandissime e piene di alberi, ma non meno belli di quelli lasciati; grandi estensioni di terra senza lavorare; case grandi dove abitavano famiglie estese, cibi strani come “l’asado”, “il locro”, “il mate”, per nominare alcuni. Ogni giorno una scoperta, una parola, un cibo, una strada, un percorso, un uso, un costume e tutto cercando di imparare, di adattarsi a quel mondo, senza però abbandonare la nostalgia, il rimpianto, il ricordo dei genitori, dei fratelli, dei parenti, il loro paesetto, la loro casa e tutte quelle cose che solo si valutano quando si lasciano. Passano gli anni, vengono i figli, i tempi migliori, la casa propria, il mobilio, l’automobile e quella nostalgia e quel rimpianto che è stato lasciato in un piccolo scompartimento della loro mente, viene a galla, ritorna con tutte le sue forze e chiede urgente, rapidamente un viaggio, un ritorno per catturare immagini, sensazioni, affetti e tante cose perse nel tempo. Il ritorno al loro paese, ai loro affetti. Tutto è cambiato, non ci sono più tante persone care, tanti luoghi ricordati si sono persi nel tempo, sensazione di panico, dove sono andati i loro ricordi, sensazione di smarrimento, quante cose sono passate, hanno passato i suoi e lei non c’era, non le ha sapute, non gliele hanno raccontate perchè la distanza era tanta e le lettere non avevano continuità e così squarci delle loro vite si sono perse in quest’emigrazione fatta per amore e per trovare un mondo migliore. Forse alcune ci sono riuscite e l’hanno trovato, ma la maggioranza ha perso i loro legami affettivi, culturali e sociali, che sono rimasti in mezzo all’oceano, quello che hanno attraversato per seguire i loro sogni ed illusioni. Già non appartengono più al loro paese e nemmeno al nuovo, non parlano bene la loro lingua e non sono riuscite a parlare correttamente la nuova. Si sono perse in un sogno, sono rimaste donne emigrate.