(A. Cascio) Il Chaco Argentino è un vasto territorio devastato , di antichi boschi che sono stati ridotti alla terza parte, alberi che allungavano ed allungano tuttora –quelli che rimangono- le avide radici che cercano nel ventre della terra un poco d’acqua. E una zona brava, assomiglia un poco, chissà se li avete visti ai paesaggi dei film messicani. Il sole brucia. L’acqua non è mica tanto lontana e gli animali selvaggi erano fino a 50 anni fa,

 motivo serio di mortalità, oggi, resta soltanto un ricordo nei più vecchi, rimangono i serpenti e gli indigeni che rifuggono dai centri abitati e abitano come possono e dove possono. In questo vasto territorio, c’è una provincia che porta lo stesso nome. El Chaco. La sua Capitale, si chiama Resistencia, un nome che qualcosa ci dice della capacità dei “Tobas” che hanno resistito a questo clima, (nell’estate più di 45 gradi a volte, per giorni e giorni), che hanno resistito alla colonizzazione spagnola, che fu molto crudele e ai diversi governi argentini che dimenticano sempre i nativi della terra, gli aborigini. All’inizio del secolo scorso, arrivarono nel Chaco molti europei, tra loro tanti italiani, anche loro disposti al lavoro e decisi a resistere. Per questo motivo la convivenza fu pacifica. Esempio noto in Argentina, la storia di Luis Landriscina, umorista intelligente , figlio d’italiani, che rimase orfano, ed essendo un bambino fu cresciuto dal padrino, un colono spagnolo, vicino dei suoi genitori nella campagna che lavoravano. Nell’interno dell’Argentina, parola mai tanto bene utilizzata, interno, parlando come si parla di un territorio enorme, che confina al Nord con il Brasile , il Paraguay e la Bolivia e a Sud arriva fino al polo, c’è tanta gente bionda, di occhi azzurri, o rossa di occhi verdi, nelle campagne e nelle “villas miserias”( le nostre favelas), non tutti sono di pelle scura. C’è stata per fortuna una bella mescolanza del sangue. Un’altra cosa che succede all’interno del territorio argentino, è, che quelli che pensano di essere per loro fortuna, classe media, o addirittura come poveri, in città come Buenos Aires, Rosario, Cordoba e Mendoza, diventano o si sentono ricchi a paragone con la povera gente che abita in capanne o precarie costruzioni di cartone e lamiera. Questi miliardari della sottovalutazione del terzo mondo, sono, per loro disgrazia e per sfortuna di chi li conosce, in molte occasioni, xenofobi. E anche stupidi. In questi giorni è apparso su internet un video film fatto con i telefonini di un gruppo di ragazzi, tutti abitanti di Resistencia, Chaco, Argentina, che emulando stupidi americani del Nord, sono usciti la sera con le loro macchine a fermare la gente che lavora e torna a casa in bicicletta, mentre, dalle loro macchine, protetti dalla sicurezza che dà la velocità e l’amicizia del padre col capo della Polizia, picchiavano i malcapitati con verghe ed attrezzi che portavano apposta. Triste sentimento quello della xenofobia, senza dubbio nasconde un pregiudizio, ma nasconde anche insicurezza, complesso d’inferiorità verso altri che nascondiamo perseguendo o sminuendo quelli che ci sembra possiamo far sentire peggio di noi. Lo avrà capito Berlusconi? O ci vuole lo psicanalista anche per lui?