Signor Presidente:
Come tutti gli emigrati seguo con attenzione online i fatti di casa mia, ovvero dell'Italia, il mio Paese di origine. Questo un passaggio dell'intervento del Premier Berlusconi al Senato durante il dibattito per il voto di fiducia al governo italiano. "Ho convinto io gli Stati Uniti a stanziare 700 miliardi di dollari per salvare le banche. Sono stato io a fermare il conflitto tra Russia e Georgia".
Come Americano e suo elettore credevo che il lavoro da Lei svolto durante questi venti mesi per tentare di sanare una critica situazione finanziaria, economica e morale ereditata dal suo predecessore George Bush, fosse farina del suo sacco. Ed invece, stando alle dichiarazioni del Sig. Berlusconi il merito del parziale riaggiustamento dell'economia americana non spetta a Lei, ma al flamboyant imprenditore-politico italiano che 'carinamente' ebbe a definire il Presidente degli Stati Uniti "un abbronzato". Il 2 novembre torniamo alle urne per le elezioni di medio termine. E mi creda non sara' facile votare per Lei di nuovo, (ovvero per i candidati democratici) dopo che il Sig. Berlusconi ha messo in evidenza che il Presidente degli Stati Uniti e' un poveraccio senza idee. Per fortuna che Silvio c'e'. Il capo del governo italiano oltre ad avere sette vite politiche ha anche un forte e spiccato potere taumaturgico. Dove tocca risana, un Padre Pio Bis. Come ha dichiarato e' riuscito a convincere l'amico in affari Putin a scongiurare il conflitto Russia-Georgia. Da quanto precede ci permettiamo di rivolgerLe, Signor Presidente, un sommesso consiglio: chieda lumi ogni giorno al Sig. Berlusconi sui principali temi monetari, finanziari, economici, morali, internazionali, galattici. E si convinca che gli Italiani sono fortunati ad avere da venti anni un Personaggio di tale schiatta che calca le scene del palcoscenico nazionale ed internazionale. E se c'e' qualcuno che osa pensare male del suddetto sara' punito con terribili strali mediatici, cosi' come sta succedendo a quelli che nel suo partito si permettono di pensarla in maniera lievemente indipendente. Quanto a chi scrive non viene certamente in mente la favola di Esopo, poi ripresa da Fedro e da La Fontaine sulla "Mosca cocchiera".
Un carrozzone tirato da sei cavalli saliva su per una via erta, rotta,
sabbiosa. I viaggiatori erano scesi e facevano a piedi il tratto di strada
per alleggerire ai cavalli il peso e la fatica; tuttavia i cavalli
sudavano e soffiavano. Sopraggiunse una mosca.
"Per fortuna sono arrivata io! " esclamò.
E cominciò a ronzare negli orecchi degli animali, a pungere ora questo ora quello,
or sul muso or sul dorso. Poi si sedette sul timone, poi si posò
sul naso del cocchiere, poi volò sul tetto della carrozza. Andava, veniva,
affannata, e brontolava e squillava: "Bel modo di fare!
Se non ci fossi io! Guarda! Il prete legge il breviario.
Quella donna canta.
Quei due parlano dei loro affari. Il cocchiere sonnecchia.
A darmi pena sono io sola. Tocca a me far tutto.
Tutto cade sulle mie spalle. Ah che lavoro!
" Finalmente dalli e dalli, la carrozza giunse al termine della salita, dove ricominciava la via piana.
I viaggiatori ripresero il loro posto;
il cocchiere fece schioccare la frusta;
i cavalli si rimisero al trotto. Sul tetto del carrozzone la mosca trionfava.
"Li ho condotti, eh, fin quassù! Se non c’ero io!" - si lagnava.
"Nemmeno grazie mi dicono. Dopo tutto ciò che ho fatto."
Mi creda con immutata ed accresciuta stima nonostante gli attacchi che subisce ogni giorno. Oscar Bartoli - Washington DC (fonte: lettera from Washington)