(Graziella Bivona) E’ storia. Gli Stati Uniti hanno eletto il primo presidente afro-americano: Barack Obama. Con una valanga di voti che l’america non vedeva dal 1976, dai tempi di Jimmy Carter, il senatore dell’Illinois ha conquistato la Casa Bianca. Il presidente eletto ha ottenuto il 50% dei suffragi conquistando almeno 349 grandi elettori (per vincere, ce ne volevano 270),

 si è aggiudicato nettamente il voto popolare, un vantaggio di sei milioni di voti, e si è imposto in tutti gli stati contesi come la Florida, l’Ohio, la Virginia e l’Indiana. Praticamante la geografia delle sconfitte democratiche nelle ultime due elezioni presidenziali. Obama, grazie alla sua storia personale, è riuscito a parlare a tutti, ai bianchi e ai neri, agli ispanici e agli asiatici, ai giovani e ai meno giovani, al mondo imprenditoriale e a quello operaio. Ha conquistato tutti gli americani e non solo. “-Non più stati repubblicani o stati democratici - ha detto- ma solo gli Stati Uniti d’America”. Nulla in America è impossibile questo ha detto nel suo discorso di accettazione a Chicago dopo essere salito sul palco con la moglie e le figlie, un’icona della famiglia del successo e dei valori americani. “Se c’è qualcuno che ha ancora dei dubbi e mette in discussione la nostra democrazia - ha continuato -, se qualcuno ancora si chiede se è vivo ai nostri tempi il sogno dei nostri padri, questa sera è la vostra risposta” . Altro che uomo dai bei discorsi senza sostanza, (come hanno detto alcune agenzie di stampa, poche per la verità, all’inizio della campagna elettorale) Obama ha avuto il coraggio di affermare, durante le primarie, quanto ancora sia profondo il solco di differenza e rancore in America sulla questione della razza che, grazie alla sua elezione, tutti qui in America ormai credono sia un fattore superato. Obama è stato il candidato che al rivale repubblicano John Mc.Cain ha sempre anteposto una campagna di mediazione, mai di confronto. E Mc Cain, che durante i faccia a faccia, durante i dibattiti televisivi, durante la lunghissima campagna elettorale ha trattato Obama come uno studentello, uno sprovveduto senza esperienza, la notte del 4 novembre ha fatto un nobile gesto e lo ha chiamato “Il mio presidente” . Ha fatto riferimento alla sua grande amicizia con il vice presidente Biden e ha riconosciuto la vittoria di Obama con l’ormai famosa frase –“ L’america ha parlato e si è espressa chiaramente”. Una bella lezione di democrazia, senza alcun dubbio. Il fatto è che alle urne è andata un’america nuova, mediamente più giovane, più commossa più etnica. Un’america che vuole cambiare il modo di fare politica. L’intera nazione ha seguito affascinata da una figura di un nero capace di incarnare il carisma di Kennedy, di Regan e di proporre un nuovo modo di coinvolgere gli elettori fin dall’inizio, in ogni fase della sua magnifica campagna elettorale, facendoli sentire parte di un vero e proprio movimento. Barack Obama dovrà guidare questo grande paese dal 20 gennaio 2009 quando si insedierà rimeritandogli la simpatia del mondo e ridandogli la fiducia che la presidenza di George Bush ha messo a rischio. Ad oggi non conosciamo chi ci sarà accanto ad Obama nel suo governo, non si conoscono nè i dettagli nè gli interpreti, ma sappiamo che oltre a Biden, ha già chiamato uomini di grande reputazione e merito poltico, di grande prestigio internazionale e che mira ad includere, nel processo politico, tutte le componenti della società Americana per poter realizzare il suo programma. IL neo presidente degli Sati Uniti d’America potrà contare sulla maggioranza alla camera e al senato. Certamente non sarà un presidente solo, avrà l’intero congresso per far dell’America la super potenza che è stata e che sa dialogare con il mondo intero. Insomma, Barack Obama è un simbolo di speranza e l’America si trova in un momento critico, si trova al bivio fra l’esperienza e la novità per realizzare un sogno: il sogno Americano.