ROMA – Si è tenuto nei giorni scorsi in Senato il convegno “Berlino, trent’anni fa la caduta del Muro”, promosso dalla senatrice Laura Garavini, eletta nella Circoscrizione Estero per l’Europa. “Trent'anni fa cadeva il Muro di Berlino;
tuttavia oggi ne rinascono altri più piccoli, in Europa e nel mondo. Alcuni di essi sono ideologici, altri, purtroppo, reali. Si tratta di muri fisici che puntano a dividere, vendendo l’illusione di una maggiore sicurezza, quando invece l’unica cosa che accrescono è l’intolleranza”, aveva dichiarato la senatrice in occasione dell’annuncio di tale evento promosso in collaborazione con il Centro Studi Vision&Global Trends, International Institute for Global Analyses. Laura Garavini ha presentato il convegno come un’occasione di riflessione sugli effetti e sulle conseguenze di questo evento risalente a trent’anni fa. “Ho vissuto quel momento in modo intenso, da studentessa appena trasferitasi in Germania: in effetti giunsi appena dieci giorni dopo la caduta del Muro. Ebbi modo di seguire molto intensamente questo avvenimento, confrontandomi con i miei compagni di studi. Vidi dalla parte dei tedeschi cosa rappresentasse quell’evento: un evento che fu una grande emozione, non solo per i cittadini della ex DDR ma anche per i cittadini della Germania Ovest, perché arrivato in modo del tutto improvviso”, ha ricordato Garavini sottolineando l’intensità delle storie narrate dai coetanei tedeschi scesi in piazza per chiedere la caduta del Muro e soprattutto la democrazia. Dunque si trattò di un evento che sarebbe stato determinante negli equilibri geo-strategici anche per l’Europa: inimmaginabile fino a pochi anni prima l’idea stessa dell’entrata in Europa dei Paesi facenti parte del blocco sovietico. “La caduta del Muro ebbe effetti anche in Italia, dove si registrò il venir meno di spaccati ideologici all’interno dei partiti politici italiani. A distanza di trent’anni è possibile analizzare inoltre la tendenza di una forte migrazione: noi l’abbiamo vissuta da sud a nord Italia mentre i tedeschi dall’est verso l’ovest”, ha aggiunto Garavini evidenziando come tra l’altro si parli di un fenomeno che ha contraddistinto tutti i paesi dell’ex Unione Sovietica: la Lettonia ha visto un terzo della propria popolazione andarsene, la Bulgaria ha avuto il 21% di cittadini che sono migrati all’estero, la Romania ben 3 milioni di cittadini espatriati; infine nell’ex DDR sono stati 2 milioni i cittadini che hanno lasciato il proprio territorio d’origine. “In molti casi si trattò di persone giovani e anche abbastanza formate; solo di recente si stanno avendo casi di giovani che rientrano e avviano attività economiche. Sono fenomeni interessanti a fronte di un evento di straordinaria portata: un popolo che ha cambiato il corso della storia, non solo della propria nazione ma del mondo intero. Oggi però vi sono varie difficoltà, tra cui quella che in Paesi di questo tipo stanno avendo sempre più seguito forze politiche estremamente reazionarie. Ecco che quindi preme abbattere muri e costruire ponti, impegnandosi a livello politico e riflettendo a distanza su un evento così importante. La libertà che si è conquistata quel giorno non è scontata ma va riconquistata ogni giorno”, ha puntualizzato Garavini. L’Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia, Viktor Elbling, ha definito l’Italia come “il Paese preferito dai tedeschi per una grande tradizione d’integrazione”, ricordando come anche la propria esperienza personale sia legata alla caduta del Muro. “È stato un evento inaspettato – ha aggiunto Elbling - perché l’obiettivo politico della riunificazione era stato accettato ma non si credeva che nella nostra vita l’avremmo mai realmente visto. Ricordo che, dopo la caduta del Muro, si parlava di una confederazione dei due Stati tedeschi con un avvicinamento molto graduale, che poi invece avvenne in modo molto naturale e veloce. Ci sono state tante morti vere intorno a quel Muro e quindi dobbiamo ricordare che fu un dramma concreto e non solo ideologico. Trovammo nella Germania Est una situazione peggiore di come si immaginava: avevamo ceduto anche noi alla propaganda che ne facevano. I cittadini dell’est volevano una riunificazione molto rapida, secondo il modello della Germania Ovest”, ha spiegato l’Ambasciatore riflettendo su cosa abbia significato per l’Europa la caduta del Muro. “Dobbiamo vedere ciò che è stato già raggiunto e non guardare sempre a ciò che manca ancora all’unità dell’Europa. Dobbiamo lottare per una democrazia che si sappia difendere e che non sia tollerante con gli intolleranti e gli estremisti. Ad ogni generazione vanno di nuovo difesi questi principi: sono comunque sicuro che la Germania, insieme all’Italia, sarà ancora e sempre un garante dell’integrazione europea”, ha concluso Elbling. Vito Borrelli, rappresentante della Commissione Europea in Italia, ha portato una testimonianza e una visione da una prospettiva diversa su questo evento storico. “La caduta del Muro di Berlino fu un evento che aprì la strada alla riunificazione della Germania e alla fine della guerra fredda. Avevo all’epoca ventisei anni e avevo da poco terminato i miei studi universitari: molti di noi pensavano che la situazione in Germania sarebbe rimasta cristallizzata per chissà quanti anni ancora; invece in qualche modo, nello spazio di poche ore, è giunto uno di quei momenti epocali che ha cambiato la vita di tutti”, ha raccontato Borrelli ricordando le parole del Presidente dell’Unione Europea, Jean-Claude Junker, nel suo intervento a Berlino di alcuni giorni fa. In quell’occasione Junker ha sottolineato il coraggio delle persone scese in piazza nell’autunno del 1989, mettendo a rischio la propria libertà e lottando per quella di tutti facendo cadere il Muro attraverso una rivoluzione pacifica. “È quindi sicuramente un evento che dobbiamo continuare a ricordare e a utilizzare anche come monito per il futuro”, ha aggiunto Borrelli citando alcuni passaggi altrettanto epocali per l’Europa a seguito dell’unificazione della Germania: il Trattato di Maastricht e poi ancora il Trattato di Amsterdam, quindi l’allargamento dell’UE verso i Paesi dell’Est. “Ma non dobbiamo cullarci sugli allori perché, purtroppo, nell’Europa contemporanea si vorrebbero costruire altri muri. Dunque questa celebrazione deve servire come monito per l’avvenire: l'abbattimento dei muri continuerà a restare per sempre un valore così come la costruzione di ponti sarà sempre una speranza per il futuro”, ha concluso Borrelli. Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo per l’Italia, ha evidenziato come i Paesi dell’Est siano in realtà entrati nell’Unione Europea solo nel 2005 e come l’intero processo di unificazione politica sia stato rallentato. “Il Trattato di Maastricht non ha dato una risposta all’unificazione politica che era stata richiesta con la caduta del Muro di Berlino; ci troviamo ancora oggi davanti ad un’Europa che non ha raggiunto tale unificazione. Come Movimento Europeo per l’Italia abbiamo portato avanti un progetto, già approvato, per inserire i cittadini europei nella difesa dello Stato di diritto. Il prossimo anno si aprirà una conferenza sul futuro dell’Europa: dobbiamo cogliere quest’occasione per rimettere sul banco il tema dell’integrazione politica e dell’unificazione”, ha concluso Dastoli. (Maria Stella Rombolà/Inform)