Il popolo svizzero ha detto no all'iniziativa per abolire la libera circolazione delle persone. Ma il tema dell'immigrazione non scomparirà di certo dall'agenda politica. Keystone / Gaetan Bally Respingendo col 61,7% di 'no' l'iniziativa
"per un'immigrazione moderata", il popolo svizzero ha confermato questo fine settimana di avere a cuore le relazioni con l'Unione Europea. Se fosse stato accettato, il progetto promosso dall'Unione democratica di centro per abolire la libera circolazione avrebbe messo in pericolo altri accordi tra Berna e Bruxelles. Questo contenuto è stato pubblicato il 27 settembre 2020 - 17:48 27 settembre 2020 - 17:48 Contrariamente al 2014, quando a sorpresa riuscì a convincere la maggioranza dei votanti a dire 'sì' all'iniziativa "contro l'immigrazione di massa", questa volta l'Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) non ce l'ha fatta. La proposta di abolire la libera circolazione delle persone è infatti stata respinta da 22 cantoni su 26 e dal 61,7% dei votanti. Il 'no' di oggi non giunge inaspettato, poiché tutti i sondaggi prima della votazione davano poche chance al testo promosso dall'UDC e dall'Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente, che ritenevano poco soddisfacente la legge elaborata per attuare l'iniziativa accettata sei anni fa.
Ticino in controtendenza
Come ci si poteva aspettare, anche questa volta il Ticino si è espresso in modo diverso rispetto alla maggioranza degli altri cantoni svizzeri. Il 53,1% dei votanti ha infatti accolto il testo dell'UDC. Un'ulteriore prova che la libera circolazione è assai indigesta nel cantone a sud delle Alpi, dove ogni giorno entrano a lavorare oltre 60'000 frontalieri. Questa situazione causa forti tensioni sul mercato del lavoro, in particolare per la pressione esercitata sui salari. Tuttavia, l'appoggio dato al testo dai ticinesi è inferiore rispetto a quello, ad esempio, del 2014, quando l'iniziativa "contro l'immigrazione di massa" conquistò quasi il 70% dei consensi. Il risultato ticinese odierno è stato ben diverso in altri cantoni che approfittano della manodopera frontaliera. A Ginevra, ad esempio, il 69% dei votanti ha bocciato l'iniziativa. A Basilea-Città la proporzione di 'no' è ancora più elevata (74,6%), così come a Neuchâtel (71,1%) e nel canton Vaud (70,9%).