Estratti del discorso del Presidente Sassoli in occasione dell’incontro “Progettiamo il rilancio” sulla ripresa economica Nel corso di un intervento durante la sessione inaugurale di una serie di consultazioni promosse del Governo italiano per una strategia per la ripresa economica post-COVID,
il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha sottolineato la necessità di un nuovo modello europeo. Sassoli ha dichiarato: “A Bruxelles, la prima fase della pandemia ci ha spinto a riflettere sulla necessità di un’Europa diversa. Avevamo capito che stavamo entrando in una fase nuova e le scelte sono state molto diverse dal passato. I cittadini giorno dopo giorno hanno capito che non eravamo di fronte alla solita Europa, vista spesso lontana dalla vita reale. L’Unione ha prodotto in poche settimane un cambiamento di portata storica e non coglierlo sarebbe un errore politico. È vero, ci sono ancora questioni da chiarire, trattative da completare, e non mancheranno contrasti anche duri. Ma una svolta si è compiuta. Non siamo di fronte soltanto a misure emergenziali: sono mutate le coordinate, cioè le linee guida delle politiche che hanno governato l’Europa negli ultimi 20 anni. I canoni neoliberisti che avevano spinto l’Unione nelle difficoltà e negli squilibri che conosciamo sono stati ritenuti non idonei ad affrontare la fase nuova. Questo è il nodo politico che occorre afferrare e da cui ripartire. Ora dobbiamo impegnarci tutti a dare basi solide al nuovo corso. E dimostrare che dopo l’austerità che ha generato diseguaglianze, può esservi un’Europa più forte, vicina ai suoi cittadini, capace di giocare un ruolo come attore globale. È chiaro a tutti ormai che nessuno può farcela da solo e che il primo e più importante interesse nazionale è quello della coesione europea, della sua unità e solidarietà. Ora i governi sono chiamati ad una maggiore responsabilità dando prova della loro capacità di programmazione. Ricordo che i fondi che arriveranno nelle casse nazionali saranno pubblici e non sarà ammissibile la perdita o lo spreco di questo denaro. La capacità di spesa dovrà aumentare considerevolmente. E i paesi che hanno difficoltà nella progettazione ordinaria dovranno rapidamente modificare le loro procedure. Sarà fondamentale, comunque, l’indirizzo pubblico delle risorse sulla base delle priorità europee. Il pubblico dovrà essere l’attore protagonista della ricostruzione. E questo è il momento giusto per riaffermare un rinnovato ruolo pubblico nella politica economica e industriale. Non si tratta di recuperare modelli del passato, ma di affermare una funzione di difesa dei più deboli e di allineamento dei programmi nazionali agli obbiettivi europei. Dopo la mucca pazza si è sviluppata una politica europea integrata della sanità animale; sarebbe assurdo se dopo il Covid non fossimo capaci di avere standard comuni di gestione e intervento sulla salute umana. Il piano di ripresa è stato giustamente denominato Next Generation EU. Si chiama così perché servirà ad investire sulle prossime generazioni. Noi indebiteremo le generazioni future e dobbiamo sentire la responsabilità di ripagarle in prosperità e sviluppo. Ci vorrà un grande piano di investimenti sui beni comuni, come educazione e formazione, per dare a tutti le stesse opportunità. Basta scuole di serie A e di serie B in Europa. Le difficoltà per numerosi studenti europei di accedere all’insegnamento a distanza per mancanza degli strumenti tecnologici è la cartina di tornasole di pesanti arretratezze. Accedere alla tecnologia dev’essere considerato un diritto. Sì, un nuovo diritto umano e sociale, perché nessuno resti indietro o venga discriminato. Occorrerà quindi concentrarsi sui giovani, ma anche le donne, molto colpite dalla crisi. I dati ci dicono che potremmo tornare indietro e questo non dobbiamo consentirlo. La scelta dell’Unione è un modello di sviluppo nuovo, basato sulla Green economy, la sostenibilità, e la transizione digitale. Vogliamo diventare leader nella lotta al cambiamento climatico. È quindi assolutamente necessario che i piani di rilancio nazionali siano ben allineati a questo traguardo. In Europa, anche in questo periodo, abbiamo toccato con mano quanto le pratiche fiscali aggressive di alcuni paesi sottraggano risorse ad altri paesi. Ed è giusto porvi rimedio. Ne ha parlato di recente anche la Cancelliera Merkel e le ho espresso il sostegno del Parlamento europeo. Tutti gli indicatori ci riferiscono che la crisi colpirà duramente. Servono riforme strutturali e interventi di sostegno diretto alle persone. Ieri la Spagna ha annunciato il reddito minimo vitale per sostenere il diritto alla vita dei suoi cittadini più poveri. L’Unione sta indicando il porto da raggiungere, i Governi europei fissino la rotta e tengano la mano salda sul timone. Dobbiamo costruire insieme una nuova personalità del nostro Continente e farlo, come invitava Hermann Hesse “spingendo più in fondo le radici senza scuotere i rami”. (USEF)