Chiesa di San Giovanni Evangelista
La chiesa fu costruita nel 1229 dai Cavalieri templari,in seguito alla concessione di Federico II Imperatore su una costruzione realizzata precedentemente dagli stessi Templari.
Con la chiesa venne concesso il mulino di Chiuppi sottano con alcune rendite e la testimonianza del precettore Fra Germano da Petragnos rilevata dal Rocco Pirri conferma che in Aidone trovavano accoglienza parecchi cavalieri provenienti dalla Terrasanta. La presenza dell'Ordine è testimoniata dagli stemmi (Cipro-Rodi) che coronano il portale e dalla ripetizione della croce di Malta. Dell'originario aspetto medievale, poco è conservato. Il portale e il campanile sono costruiti con pietra locale bianca e rossa.
Chiesa ed ex convento di San Domenico
San Domenico, la facciata in bugnato a punta di diamante e, accanto, il "centro polifunzionale".
La costruzione del complesso monumentale fu iniziata nel 1419 per volontà del beato fra Vincenzo da Pistoia,su progetto dell'architetto aidonese Vincenzo Di Luca. Il tempio fu dedicato a san Vincenzo Ferreri, come si rileva dall'iscrizione posta sulla facciata, che recita: «in questo tempio o sommo Dio sono giunto angosciato con clemente bontà accogli i voti delle mie preghiere e fondi qui sempre una copiosa benedizione per i meriti di san Vincenzo a cui fu dedicato». In questa chiesa si venerava la reliquia della spina del Signore. Il tempio è notevole per la facciata bianca a punta di diamante, che è molto rara in edifici religiosi, ma si trova soprattutto in edifici politici come Lo Seri Pinto di Sciacca, e il Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Ai lati della facciata sorgono due alti e slanciati cantonali in pietra arenaria (provenienti dalla contrada montagna), in cui si trova lo stile plateresco diffusosi dalla Catalogna nella seconda metà del Quattrocento. I cantonali culminano in un timpano ribassato, scandito da metope e triglifi. Molto bello e accurato e il portale, ai cui lati sorgono due lesene in cui si trova di nuovo lo stile plateresco. Le lesene culminano con un capitello corinzio abbellito da volti di angeli. La chiesa è a navata unica, completata da un'abside. Gli architetti quando restaurarono la chiesa dopo il terremoto del 1693, lasciarono la parete destra in pietra viva e l'altra con stucchi settecenteschi. Nell'abside si trovano poche tracce di un rosone quattrocentesco. Ai lati dell'abside sorgono due cantonali (sempre in pietra arenaria) che terminano con un capitello corinzio.
Il convento sorto a ridosso della chiesa visse per 4 secoli un'intensa vita religiosa, fino alla scomparsa dei domenicani da Aidone.[12] Successivamente fu adibito a scuola elementare maschile fino a quanto non fu abbandonato e crollò.[13]
Chiesa e chiostro di Sant'Anna
Chiesa di sant'Anna, particolare del Crocifisso attribuito a Frate Umile
Secondo la tradizione la chiesa era originariamente una moschea. La forma attuale risale tuttavia al XVII secolo, sebbene i muri sul lato occidentale siano probabilmente il resto di un edificio più antico. Nel 1623 fu iniziata la costruzione dell'adiacente convento di Santa Maria del Gesù da parte dei Padri osservanti e contemporaneamente la chiesa fu ingrandita ed arricchita, anche per merito di ricche elargizioni da parte di notabili locali. Nel 1660 la chiesa rinnovata venne riaperta al culto e intanto i Padri osservanti nel 1640 avevano ceduto il posto ai Padri riformati i quali dedicarono la chiesa a Santa Rosalia: nella tradizione popolare rimase tuttavia l'antica denominazione. Del convento dei Padri riformati non restano che i ruderi del chiostro, con il porticato con arcate sagomate da mattoni in cotto e poggianti su esili colonne in stile dorico.
La chiesa, ad una sola navata, presenta l'interno semplice e disadorno, ma è arricchita dall'altare centrale barocco, decorato con tarsie marmoree in bicromia, bianche e nere, e dall'altare laterale di Sant'Anna, copia del primo con una più economica decorazione pittorica. Accanto all'altare principale dedicato al nobile Joseph Savina morto il 1655 con lo stemma della sua casata imparentata con la famiglia Colonna. Accanto c'è il quadro di S.Francesco da Paola dei F.lli Vaccaro di Caltagirone. Secondo l'ipotesi di Umberto Digrazia la tela di Sant'Anna - S.Gioacchino - S.Giuseppe con la Madonna(raffigurante S.Rosalia) con il Bambino Gesù del 1632 , posta sull'altare di Sant'Anna è un'opera di Pietro Novelli il Monrealese , con il suo autoritratto a destra. All'interno della chiesa si conservano altre tele, un'acquasantiera cinquecentesca di scuola gaginiana, e, nella sacrestia, un armadio intarsiato, opera di frà Innocenzo da Petralia. La chiesa ospita inoltre il Crocefisso in legno di frate Umile Pintorno da Petralia, del 1635, capolavoro di questo artista.
Chiesa di Maria Santissima delle Grazie
La chiesa è situata accanto a quella di Sant'Antonio Abate, all'ingresso orientale del paese; deve la sua nascita al leggendario ritrovamento nel 1618 di un'immagine della Madonna, che allatta il Bambino, dipinta su una lastra di pietra. L'icona, raffigurante la Madonna delle Grazie, secondo le recenti acquisizioni documentarie reperite dalla storica dell'arte Susanna Sportaro, è assimilabile al dipinto, che il pittore Pietro Antonio Novelli (Monreale 1568+1625), padre del più famoso Pietro, detto il Monrealese, dipinse, su lastra di ardesia, per il Convento degli Agostiniani Scalzi di Caltanissetta.[14]
Conserva all'interno un altare barocco, in legno intarsiato, in cui è incastonata la teca, con l'immagine ritenuta sacra, chiusa da due sportelli su cui sono dipinte le immagini di San Leone e San Lorenzo. Su un altare laterale si ammira un pregevole dipinto che raffigura il Corteo delle Sante Vergini siciliane, datato 1642.
Chiesa di San Marco
Fuori dal centro abitato, nella zona Scalazza, in direzione del Baccarato, si trova la chiesa con l'"Ospidale" annesso, fondata nel 1140, da alcuni cavalieri templari di ritorno dalla Terrasanta. L'esterno ricorda la Commenda dei cavalieri di san Giovanni della vicina Piazza Armerina.
Convento e chiesa dei Cappuccini
Oggi sede del Museo archeologico regionale, risale ai primi decenni del "600(1612-18). Il complesso, dalle linee sobrie e chiuse, quasi severe, era dedicato a San Francesco d'Assisi.
La chiesa è a navata unica, con due cappelle sul lato sud, e conserva arredi e dipinti secenteschi. L'altare centrale, con ciborio di legno intarsiato, è sormontato da un trittico ottocentesco rappresentante al centro la Natività. Negli altarini laterali, con casserizi in legno intarsiato di marca umbro-toscana, sono conservate due statue, una delle quali, in terracotta, rappresenta la Madonna delle Grazie. Nelle cappelle sono esposti: un reliquiario a forma di croce e il busto ligneo dell'Ecce Homo, attribuito a fra' Umile da Petralia. Dalla seconda cappella si accede ad una cripta e ad un antico sottopassaggio che la tradizione vuole sia collegato, attraverso un complesso sistema di cunicoli, agli altri conventi aidonesi. Il chiostro si presenta porticato su un solo lato e da questo si accede al Museo archeologico regionale dei reperti archeologici di Morgantina. All'interno c'è un affresco a medaglione nel quale è stata ritratta S.Isabella del Portogallo la figlia di re Pietro III d'Aragona che lasciò la corona per diventare terziaria dell'Ordine Francescano.. Infine c'è una pregevole statua lignea che raffigura il santo Fra Felice da Nicosia.
Museo archeologico regionale
Interno della chiesa di San Francesco, dei cappuccini, sede del Museo archeologico regionale
Il museo archeologico di Aidone è ospitato nella convento dei Cappuccini annesso all'omonima chiesa. È stato inaugurato nell'estate del 1984 e custodisce i reperti di oltre trent'anni di scavi a Morgantina, ordinati secondo criteri cronologici e tematici.
Nelle tre sale sono presenti materiali della preistoria e della protostoria della città, provenienti dal villaggio castellucciano: asce di pietra basaltica levigata, minuscoli fuseruoli e frammenti di ceramica lavorata senza l'uso del tornio, con essenziale decorazione lineare incisa. Alla successiva città sicula, della prima età del ferro, appartiene invece, la ceramica acroma in forme carenate, d'impasto rosso e marrone, che trova riscontri nella cultura di Ausonio a Lipari.
I reperti esposti appartenenti ad periodo che va dal IX alla metà del V secolo a.C. testimoniano la coesistenza delle culture sicula e greca nella cittadina: (antefisse degli edifici religiosi, “pithoi” "piumati", un'arula domestica su cui è raffigurato un cinghiale, un “kernos” a tre coppette ed il grande cratere di Eutimide, con scene di simposio e amazzonomachia, usato per banchetti pubblici).
I reperti di epoca classica ed ellenistica, fino alla distruzione della città (211 a.C.), consistono prevalentemente di terrecotte provenienti dalle necropoli e dai santuari urbani di Demetra e Persefone, tra cui diversi busti di quest'ultima, a cui si aggiungono una grande lucerna a "vernice nera" con tre beccucci ed un piatto da pesce, di provenienza forse siracusana.
Una statua in pietra calcarea, senza testa, molto probabilmente della dea Demetra ritrovata nel santuario centrale nel 1955 ha fornito il materiale per dimostrare che la famosa Dea (chiamata per ignoranza a lungo Venere di Morgantina) del Paul Getty Museum di Malibu (USA) proviene propria da Morgantina.
Di recente in una sala sono stati collocati alcuni reperti delle Terme Nord di contrada Agnese (dedicato ad Afrodite e/o a Cibele[non chiaro]) progettato da Archimede[senza fonte] con una volta a sesto acuto composta da tubuli in terracotta vuoti[non chiaro] , adatti a sostenere il peso e la spinta laterale.
Nell'ex sacrestia del convento sono esposti gli oggetti d'uso comune domestico, agricolo e religioso, che offrono un quadro della vita quotidiana degli abitanti della città (oggetti d'uso comune, stoviglie da cucina, giocattoli per bambini, ninnoli femminili, attrezzi per l'agricoltura). (continua 3)