Caro senatore, chi scrive non è abituato a chiedere le dimissioni di nessuno. Lo considero uno sport nazionale per nullafacenti. In Italia tutti chiedono le dimissioni di tutti, ma nessuno si dimette mai. Tuttavia vorrei fare una eccezione, ben sapendo che Lei non mi ascolterà, e perché dovrebbe? Vorrei chiederLe di andarsene, senatore.

Veda, mai, dico mai, a memoria d’elefante, mai s’era visto un disprezzo tale nei confronti degli italiani all’estero da parte della politica italiana. Mai s’era vista una tale sufficienza, una tale arroganza, una tale mancanza di interesse per i problemi della gente. Mai s’era vista tanta baldanza nel prendere per i fondelli il bisognoso, il genitore, l’imprenditore, il fruitore di servizi, il ristoratore e il suo cliente. Veda, caro senatore, non è questione di partito, anzi, sono convinto che più i partiti italiani -tutti-terranno le mani lontane dall’emigrazione, meglio sarà per l’emigrazione. Non è questione di partito, dicevo, ma, senatore, chi si riconosce nel Centrodestra ha ancora in mente Tremaglia, che ha con Lei la stessa relazione che ha il gigante con la formica. E chi si riconosce nel Centrosinistra ricorda Danieli, Fassino. Altri giganti, sui quali si può dire tutto, ma non che abbiano disprezzato come fa Lei l’emigrazione. Non si sono fatti mai portaacqua della diplomazia a scapito della gente comune, come fa Lei. Lei è riuscito, come nessuno, a compattare il Cgie. Destra e Sinistra, tutti insieme. Contro di Lei. Amici e nemici, tutti insieme. Contro di Lei e la Sua politica. E non c’è da meravigliarsene. Chi ha sentito la relazione del governo, all’ultima assemblea del Cgie; una relazione letta non da Lei, bensì da un funzionario; una relazione che sembrava un tema di terza media, e neanche dei migliori; chi l’ha sentita, quella relazione, dicevo, non può meravigliarsene. Le relazioni di Danieli, noi le pubblicavamo integralmente, senatore, così come pubblicavamo quelle di Tremaglia. Ma la Sua? Via, facciamoci una risata! Ma non voglio stendere graduatorie, né voglio ricordare i temi noti, come l’Ici, come i tagli alla lingua, all’assistenza, come le chiusure dei consolati, come il mancato riconoscimento della qualità della ristorazione come il disprezzo per la piccola imprenditoria. Ci sono riforme da fare che non costerebbero nulla al contribuente e porterebbero tanti vantaggi al Paese. Non voglio ripetermi. Ne parliamo sempre e i nostri lettori sanno di cosa si tratta. Né voglio ritornare sulla difesa ad oltranza delle indennità dei diplomatici. In questo Lei prenderà una medaglia. Mentre sugli italiani nel mondo si tagliava come folli, i diplomatici sono riusciti, nelle loro indennità, a recuperare gli svantaggi dovuti alla svalutazione del dollaro. Una cosa, questa, che in un Paese civile, come sono perlopiù quelli nei quali noi italiani in Europa viviamo, avrebbe creato un terremoto. Invece Lei è sempre lì, seduto imperterrito sulla Sua poltrona. È incredibile! (Mauro Montanari)