(SA) - Sembrava cosa fatta, una nuova legge sulla cittadinanza, che in uno risolvesse le esigenze delle comunità degli italiani all’estero (ius sanguinis) e mettesse un punto fermo sulle problematiche dell’immigrazione, specialmente quelli nati sul suolo italiano (ius soli). Contestualmente, nel testo unificato, doveva entrare la nuova norma che prevedeva le condizioni per ottenere la cittadinanza italiana da parte degli immigrati residenti.

Qui si sono scontrate due filosofie: quella del centro sinistra e di Granfraco Fini che prevedono la concessione del diritto a chi è risiede in Italia da almeno 5 ann e quelli come la lega, che vogliono dieci anni di residenza. Come se non bastasse, poi, si parla di esami di un test per accertare la conoscenza dellìitaliano, delle leggi italiane e altro ancora. Il rinvio del testo unificato in commissione Affari Costituzionali, rappresenta oggi non solo un grande passo indietro in materia, ma priva anche il Parlamento della possibilità di discutere e confrontarsi sulle nuove norme. Inutilmente i deputati del PD eletti all’estero, ha chiesto din non rimandare il testo in commissione, così come inutilmente hanno presentato emendamenti correttivi, sui quali si intravede già l’orientamento a non volere discutere, andando avanti a colpi di maggioranza. La chiusura della lega e di parte del PDL in materia, alla fine potrebbe spuntarla sulla opportunità evidenziata dai deputati eletti all’estero del PD di un confronto serio e serrato sull’argomento, della necessità di avviare, favorire e rafforzare il processo di integrazione, facilitando l’accesso alla cittadinanza, ma anche garantendo un minimo di diritti ai tanti italiani sparsi per il mondo che sono alla ricerca del riacquisto della cittadinanza italiana, specialmente quelli residenti nei paesi latino americani. Che ne pensa il senatore Caselli? Che ne pensano gli altri eletti all’estero del PDL? Sembra proprio che abbiano sposato supinamente la politica di questo governo, che non solo fa della lotta agli immigrati una questione di principio, che va contro gli interessi dell’Italia, ma porta avanti con tenacia ed aberrazione una politica di penalizzazione degli italiani all’estero. Riportiamo di seguito il comunicato dell’On. Marco Fedi in proposito FEDI (PD): GRAVE IL RINVIO IN COMMISSIONE DEL PROVVEDIMENTO DI RIFORMA SULLA CITTADINANZA La maggioranza ha votato il rinvio in Commissione del provvedimento sulla cittadinanza. La forte resistenza della Lega Nord ha vinto sulla volontà di numerosi esponenti della maggioranza che avrebbero invece auspicato un confronto parlamentare maturo su questi temi – ha dichiarato l’On. Marco Fedi dopo il voto che riporta la discussione in Commissione Affari Costituzionali. Il Partito Democratico si è opposto al rinvio ritenendo che i tempi siano maturi per un dibattito aperto e sereno sul tema della cittadinanza e soprattutto non riconoscendosi nelle motivazioni presentate dalla maggioranza. Il testo unificato, emerso dai lavori della Commissione, è stato da noi giudicato sbagliato nella sua impostazione complessiva. Lo abbiamo giudicato incompleto per l’assenza delle norme contenute in proposte di legge presentate da parlamentari eletti all’estero e concernenti le comunità italiane nel mondo e non rispondente alle esigenze di una società moderna ed aperta che punti a rafforzare i processi di integrazione, che passano anche per l’acquisizione della cittadinanza, affermando, come avviene in tutte le moderne legislazioni sulla cittadinanza, la piena convivenza dei due principi del “soli” e del “sanguinis”. Per queste ragioni avevamo presentato emendamenti ed eravamo pronti al confronto in aula. Nulla lascia presumere – ha sottolineato l’On. Marco Fedi – che il dibattito in Commissione possa produrre un risultato diverso se non rischiare di affossare definitivamente la speranza che vi possa essere in Italia una seria riforma della cittadinanza. (On. Marco Fedi)