Oggi a Liegi i nostri concittadini manifestano contro la chiusura del Consolato, consegnando al Console una petizione con 5.000 firme contro questo provvedimento e occupando simbolicamente e pacificamente la nostra sede diplomatica in terra belga. Ritengo che sia un'iniziativa condivisibile e per questo ho detto la mia con questa nota per la stampa.

“Occorre sostenere in ogni modo le iniziative come quella messa in campo oggi dal Coordinamento per la difesa del Consolato d’Italia in Liegi e per la salvaguardia della lingua e cultura italiana”. Lo sostiene in una nota per la stampa Eugenio Marino, del Partito Democratico, invitando i militanti del PD all’estero a mobilitarsi come si sta facendo in queste ore in Belgio. “Sono già moltissimi i nostri iscritti e dirigenti all’estero – continua l’esponente del PD – che hanno aderito a questo tipo di iniziative spontanee e che parteciperanno alle manifestazioni di consegna ai consoli di petizioni e firme contro le chiusure di importanti sedi consolari e a temporanee occupazioni pacifiche e simboliche di alcuni consolati”. “Il PD all’estero sostiene queste iniziative – prosegue Marino – e assicurare la propria partecipazione civile al fianco di chiunque si impegna contro questo piano di riordino iniquo e penalizzante per i cittadini italiani nel mondo, siano essi lavoratori, studenti, pensionati o imprese, in alcuni casi proprio le più colpite dalla chiusura di sedi come quella di Liegi”. “I nostri connazionale all’estero – aggiunge Marino – sono consapevoli che non vi è proporzione tra i disagi alla collettività che derivano da questa riorganizzazione e i benefici economici che lo Stato ne ricava. Per questo chiedono rispetto della propria dignità, poiché di questo si tratta, e ribadiscono quanto invece l’Italia possa trarre vantaggio economico proprio dal mantenimento di alcune strutture che si vuole chiudere e da una diversa riorganizzazione che passi attraverso la consultazione di quegli organismi istituzionali esteri che potrebbero dare le giuste indicazioni sulla strada del risparmio economico, della valorizzazione di alcune aree del pianeta e di una organizzazione che non penalizzi nessuno”. “In questo senso – conclude Marino – sarebbe auspicabile un impegno comune e trasversale, sia nella comunità che tra i partiti, finalizzato a fermare questo piano di riordino e a studiarne uno alternativo, capace di tenere insieme le giuste necessità del Paese verso le nuove e strategiche aree di insediamento economico e le esigenze delle comunità italiane all’estero, anch’esse vitali per la cultura e l’economia dell’Italia, più di quanto fino a oggi non si è immaginato”. (Eugenio Marino)