"Il nutrito ordine del giorno della prossima riunione del CGIE (11 - 16 Maggio) ripropone lo iato singolare tra gli impegnativi titoli degli argomenti che vi saranno discussi e la incredibile situazione che si è venuta a creare con i drastici tagli operati dal Governo su tutte le diverse materie che riguardano i capitoli di spesa per gli italiani all’estero.

A fronte di una accresciuta capacità del CGIE di affrontare le varie questioni sul piano del loro specifico merito e di una più allargata partecipazione attraverso il varo di alcuni gruppi di lavoro tra i quali quello sull’Associazionismo, pratica che andrebbe generalizzata ai diversi ambiti, introducendo un metodo di consultazione e di confronto utile a tutti nella misura in cui è in grado di valorizzare specifiche competenze presenti nel mondo dell’emigrazione, - a fronte di ciò -, ci si trova nella paradossale situazione di dover ragionare con la consapevolezza dell’improbabile recepimento istituzionale delle diverse istanze che usciranno dalla prossima plenaria. I tagli finanziari operati, la latitanza - o connivenza - della Direzione Generale del Ministero degli Esteri, l’esito dell’ultimo dibattito al Senato in cui è stata bocciata la mozione ragionevole e “riparatoria” di Claudio Micheloni, durante il quale è stato prefigurato dagli esponenti della maggioranza e dall’IDV un radicale, quanto semplificatorio ribaltamento di analisi e priorità, danno un quadro abbastanza desolante dell’approdo a cui si è arrivati in questo scorcio di 2009 intorno alla realtà degli italiani all’estero, per i quali, bisogna ricordare, l’Italia spendeva nei tempi migliori, meno di 10 Euro pro-capite all’anno, mentre nel 2009 (e nel prossimo triennio) ne spenderà circa 6. Un investimento colossale ! a fronte dei circa 5 miliardi all’anno che arrivano all’Italia dal versamento di pensioni ed altre prestazioni per gli ex-emigrati rientrati… e a fronte del famoso indotto derivante dalla presenza delle comunità italiane nel mondo sul PIL italiano, che era stimato intorno ai 50/60 miliardi annui. Il Segretario Generale del CGIE, Elio Carozza, ha dato assieme agli altri componenti del Comitato di Presidenza e delle diverse Commissioni, e con il contributo puntuale di diversi parlamentari, un impulso importante a rivitalizzare e rinnovare la riflessione sulla consistenza, sui bisogni e sul futuro delle nostre collettività, a partire dai positivi esiti della Conferenza dei Giovani e del Documento sull’Associazionismo. Dalle Assemblee Continentali sono venuti contributi altrettanto significativi che denotano una accresciuta maturità ed autocoscienza del mondo dell’emigrazione italiana. Tuttavia, pare trovarsi di fronte ad una sorta di muro di gomma che ignora proditoriamente tutte le sollecitazioni e le indicazioni e che sembra rendere vano ogni sforzo. Il CGIE, per sua natura, non può tradurre la sua capacità di analisi e di proposta in risultati conseguenti. Per questo c’è il Parlamento, la cui azioni è riuscita, nell’arco di un anno, a svuotare di contenuto e di senso la rappresentanza eletta all’estero, a prescindere dalla collocazione politica dei diversi parlamentari, quasi tutti abbondantemente frustrati dalla scarsa considerazione dei loro colleghi eletti in Italia e dei rispettivi partiti. Il CGIE non può, dunque fare miracoli, può però - e deve - consolidare l’esperienza prodotta in questi anni, allargando la coesione del mondo dell’emigrazione, poiché ad esso, al di là delle appartenenze di parte, risponde; e dunque può evitare di farsi coinvolgere e trascinare dentro il vortice annichilente che emana dall’azione di questo governo, facendo emergere con chiarezza tutta la demagogia di cui essa è infarcita quando parla di grande risorsa e parallelamente intende depotenziarla e annientarla. L’assemblea plenaria di maggio cade in un momento importante e potrebbe configurarsi come una plenaria “ri-costituente”, che prende atto di alcune cose e rilancia: assumere coscientemente la propria funzione di difesa, di tutela e di valorizzazione degli interessi dell’emigrazione e lanciare ai quattro punti cardinali un messaggio fortemente critico e di forte contrasto di questa politica e di un atteggiamento liquidatorio (che va anche oltre l’attuale maggioranza). D’altra parte, cos’altro si devrebbe fare? Svenarsi in una lunga discussione su improbabili riforme del CGIE solo per evitarne la ricattatoria e paventata chiusura? L’emigrazione italiana è sufficientemente stanca di riforme insignificanti e inconcludenti. Nell’arco di 20 anni si sono succedute 2 riforme di Comites e CGIE, senza che si siano registrati apprezzabili risultati. Per arrivare all’oggi, ove l’esecutivo sostiene esplicitamente di voler prescindere da tutto ciò che ritiene “carta straccia” o retaggio del passato. I componenti di questo organismo hanno da salvaguardare la loro dignità e dare conto alle comunità della loro intelligenza. Concepirsi come classe dirigente interculturale e non subalterna alla sottocultura nazionale vigente. Esprimere cioè, effettiva rappresentanza. Non saranno i 6 Euro pro-capite all’anno a decidere del futuro delle comunità. Meglio rilanciare, in attesa dei tempi (vicini) in cui il paese avrà nuovamente bisogno di granaglie e carbone…. Nel frattempo, non è inutile chiedere che il Sottosegretario si dimetta per sopravvenuto esubero rispetto alle risorse; e con lui la Direzione Generale (almeno per la parte che riguarda gli italiani all’estero), visto che non hanno proprio nulla da amministrare." (Rodolfo Ricci  nella foto - Segr. Gen. FIEI)