RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL SEGUENTE COMUNICATO STAMPA

Il 7 ottobre scorso, con la riconsegna dei locali della scuola italiana di Asmara al rappresentante dello Stato Eritreo, legittimo proprietario, si e’ conclusa nel peggiore dei modi, una esperienza nata nel lontano 1903: ad Asmara la Scuola Italiana non esiste piu’.

Nel silenzio dei grandi mezzi d’informazione, nel disinteresse di una classe politica (primi fra tutti i parlamentari italiani eletti all’estero, senza distinzioni di partito) inadeguata, di fronte a un’opinione pubblica cloroformizzata e disabituata a seguire le vicende fondamentali per la esistenza e la ragion d’essere di una Nazione, con la complice acquiescenza del mondo della Scuola e della Culltura, si sono cancellati 119 anni di storia. Solo chi, italiano o eritreo, quella Scuola ha frequentato puo’ descrivere l’importanza che essa ha avuto nella formazione professionale e culturale di tantissimi giovani. Come viene narrato nell’articolo di ieri dell’Antidiplomatico (la testata online e’ stata tra le poche ad aver diffuso la notizia) le cause della chiusura sono risalenti nel tempo ed ascrivibili in gran parte a responsabilita’ italiane. Bisogna partire da lontano, da quando l’Italia, finita l’esperienza coloniale, ha trascurato i rapporti con il popolo eritreo, ma sicuramente la situazione si e’ via via aggravata, prima, causa spending rewiew, con la riduzione delle spese che ha colpito tutte le Scuole Statali Italiane all’estero, abbassandone il livello culturale, poi con la inspiegabile inadempienza delle Autorita’ Italiane a dar vita al Comitato Paritetico Italo-Eritreo che avrebbe dovuto occuparsi della gestione della Scuola, culminato poi con gli atteggiamenti completamente irrispettosi della Dirigente della Scuola stessa nei confronti delle Autorita’ del Paese ospitante, atteggiamenti non adeguatamente controllati da parte dell’Autorita’ Diplomatica Italiana. “Non vogliamo addossare tutte le responsabilita’ all’attuale Ministro degli Esteri – dice il Presidente di Identita’ Italiana – Italiani all’estero”, avv. Aldo Rovito - “ma e’ pur vero, che, mentre l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ci aveva garantito che “il nuovo Ambasciatore Italiano ad Asmara, il dottor Mancini, aveva avuto l’incarico di rimuovere gli ostacoli alla riapertura della scuola” (chiusa per una improvvida impennata della Dirigente Scolastica, teniamolo bene a mente), il risultato di tanto impegno e’ stato quello sopradescritto. Come minimo si sarebbe potuto ottenere dal Governo eritreo una chiusura graduale, onde consentire agli alunni che frequentavano la scuola di concludere il corso di studi: sarebbe stata la risposta piu’ rispettosa alle famiglie che avevano scelto la scuola italiana per la sua visione europea di crescita e di formazione di un pensiero critico. “Ripetiamo: e’ stato un risultato molto deludente: e’ inutile – continua il nostro Presidente - che il sottosegretario Della Vedova parli al Senato di quanto siano importanti gli Italiani all’estero per la diffusione e l’affermazione del “potere gentile” della Lingua e della Cultura Italiana nel Mondo, se poi si trascurano gli strumenti che gia’ esistono ed hanno una collaudata esperienza. Vorremmo chiedere al Ministro Di Maio quali provvedimenti sono stati presi nei confronti bdel precedente Ambasciatore italiano ad Asmara? E nei confronti della Dirigente Scolastica della Scuola diAsmara? Saranno stati destinati a qualche incarico piu’ importante o in una sede piu’ prestigiosa o saranno stati sistemati in qualche ufficio direttivo dei Ministero ? Vorremmo una risposta. La vogliono i genitori di quei bambini di Asmara che negli anni hanno fatto molti sacrifici per far frequentare ai loro figli la Scuola italiana; la vogliono quei bambini che, inseriti improvvisamente nella scuola statale, si trovano perennemente in punizione solo perche’ chiedono “perche’”..... Ministro Di Maio, se non e’ troppo occupato a pubblicizzare il suo libro (pare che ne stiano preparando una edizione in lingua cinese....) ci risponda!

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Con preghiera di cortese pubblicazione e diffusione. Grazie! L’Ufficio Stampa