BOLOGNA – “Italiani nel mondo: nuove cittadinanze, nuove mobilità”, questo il titolo del dibattito tenutosi nel contesto della Festa dell’Unità di Bologna, che ha visto la partecipazione di esponenti della Fondazione Migrantes, del Partito Democratico e del mondo dei patronati. Monsignor Giancarlo Perego (Presidente della Fondazione Migrantes)

nell’intervento di saluto ha ricordato che “il futuro passa necessariamente dall’incontro tra cittadinanza e mobilità”, precisando che l’Italia che continua a crescere è quella che vive fuori dalla Penisola. Il dibattito è stato moderato da Luciano Vecchi (responsabile PD per gli italiani all’estero) esordendo con un monito rivolto alle politiche pubbliche chiamate a “fare un salto di qualità se vogliono essere protagoniste su queste tematiche: ai connazionali emigrati occorre un aiuto all’integrazione ma al contempo anche avere rapporti di qualità con la pubblica amministrazione italiana nonché il pieno riconoscimento della partecipazione politica e sociale”, ha commentato Vecchi rilanciando la necessità di un rinnovamento della legge elettorale soprattutto per quanto riguarda la circoscrizione estero ed il sostegno all’associazionismo. “La mobilità è una risorsa ma servono le giuste strutture per valorizzarla”, ha sottolineato Vecchi.

Delfina Licata (curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo della Migrantes) ha ricordato come si sia partiti dai numeri degli ultimi quindici anni fa per capire realmente chi sono coloro che partivano e partono tuttora dall’Italia e verso quali destinazioni. “Ci sono località all’estero che registrano aumenti del 600%, come Malta, o del 400%, come il Portogallo; ma pensiamo anche a mete come Cina, Australia ed Emirati Arabi”, ha esordito Licata precisando che gli studi del RIM hanno smentito nel tempo due storici errori di narrazione circa l’emigrazione italiana: a partire non sono solo laureati e più che un divario statistico tra Nord e Sud della Penisola occorre piuttosto concentrarsi sul divario tra grandi città e piccoli borghi. Licata ha ricordato le difficoltà che si creano quando non si ha un percorso migratorio ben definito, soprattutto nei diritti e nella tutela del lavoro. “Non bisogna solo vedere gli aspetti positivi ma anche quelli negativi del percorso migratorio, come per esempio la perdita dell’identità. Tra le motivazioni di una partenza non c’è solo il lavoro ma anche la realizzazione del proprio progetto di vita, che è la possibilità di realizzare i propri sogni”, ha evidenziato Licata vedendo così nella mobilità una sorta di ascensione sociale. Licata ha però anche parlato di una “mobilità malata” quando questa è soltanto unidirezionale e non prevede una circolarità. “Servono incentivi per rendere attrattivi i nostri luoghi, non solo per fini turistici”, ha puntualizzato Licata.

Matteo Bracciali (Vicepresidente Federazione Acli Internazionali) ha lamentato come, al netto della loro utilità, quando però i patronati chiedono dei riconoscimenti alle istituzioni passano anni. Sulla riforma di Comites e Cgie Bracciali ha ricordato che si è ormai su un percorso che vede il rischio di indebolimento per la parte vitale della partecipazione degli italiani all’estero avendo ottenuto finora un risultato non soddisfacente. “Passato questo 3 dicembre – ha aggiunto Bracciali riferendosi alle elezioni per il rinnovo dei Comites – serve un ragionamento profondo per ricostruire la partecipazione popolare”, ha commentato Bracciali esprimendo preoccupazione per quel che potrà comportare anche il taglio dei parlamentari.

Gianluca Lodetti (responsabile dipartimento internazionale Inas-Cisl) ha invitato a ragionare sul pericolo del declino demografico del Paese connesso al rischio di un declino sociale irreversibile. “Di fronte allo spopolamento dei borghi e ad un tasso di natalità tra i più bassi al mondo, la politica non può non programmare il futuro del Paese”, ha ammonito Lodetti parlando quindi di diritti di cittadinanza e inclusione. “Attraverso una cittadinanza più consapevole ci può essere un risveglio della rappresentanza. Si è aperto un solco tra la rappresentanza politica e le persone. Bisogna inoltre ripartire dal lavoro e dall’idea che la nuova emigrazione è complessa e variegata”, ha spiegato Lodetti preoccupato dal fatto che la nuova mobilità patisca spesso il dramma del lavoro sottopagato e privo di diritti. Lodetti ha anche sottolineato il problema del rapporto all’estero coi pensionati lì dove i patronati non hanno il giusto riconoscimento istituzionale: la convenzione tra patronati e Maeci consentirebbe infatti di creare una maggiore sinergia con i consolati.

Andrea Malpassi (responsabile per gli italiani all’estero Inca-Cgil) ha evidenziato come l’Italia sia un paese di emigrazione e come pertanto debba ripartire da questa consapevolezza anche per il PNRR. “Il mito della fuga dei cervelli è servito in questi anni a mettere la polvere sotto al tappeto: dall’Italia se ne vanno famiglie di persone che hanno perso il lavoro”, ha commentato Malpassi.

Toni Ricciardi (storico delle migrazioni presso l’Università di Ginevra) ha spiegato come tutto sia nato forse da un errore di narrazione che portò l’Italia a considerarsi una superpotenza dagli anni ’60 in poi. “Viviamo il falso storico per cui la Repubblica è fondata sul lavoro; in realtà è fondata sull’emigrazione tanto che uno dei primi accordi della neonata Repubblica fu quello con il Belgio”, ha ricordato Ricciardi facendo riferimento all’accordo per l’invio di lavoratori nelle miniere belghe. Secondo Ricciardi inoltre la convenzione con i patronati eviterebbe ai consolati di doversi rivolgere ad appalti esterni per l’erogazione di determinati servizi. “Le questioni degli italiani all’estero devono essere trattate da tutta la politica nazionale. Una cittadinanza europea completa significa stessi diritti e doveri ovunque”, ha sottolineato Ricciardi.

Angela Schirò (deputata PD eletta all’estero) ha parlato di “diritto a emigrare, ma anche a rientrare”. La consapevolezza è quella dell’Italia quale Paese di immigrazione e di emigrazione ma anche del problema di un riconoscimento della cittadinanza per tanti ragazzi figli di immigrati che vivono in Italia. “Tutto quello che viviamo come italiani all’estero lo vivono coloro che arrivano in Italia da altri Paesi. Cittadinanza attiva vuol dire partecipare ai processi democratici e avere accesso ai servizi”, ha spiegato Schirò che sulla rete consolare ha aggiunto la necessità di interventi urgenti per essere certi di avere in tempi adeguati i documenti di cui si ha bisogno all’estero.

Fabio Porta (già parlamentare Pd) ha invitato a riflettere sull’opportunità di rispondere all’inverno demografico italiano attraverso le nuove cittadinanze. “Bisogna superare lo strabismo normativo che c’è in Italia sulla cittadinanza che ha creato uno squilibrio inclusivo. Occorre rilanciare uno ‘Ius Culturae’ universale dando all’Italia il meglio delle migrazioni: cittadinanza e mobilità sono connesse”, ha puntualizzato Porta.

Francesco Giacobbe (senatore Pd eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide) ha parlato della necessità di una mobilità governata bene con politiche volte all’integrazione e all’accettazione delle nuove comunità in Italia. “Non riusciamo ancora a capire quanto la nuova mobilità di italiani all’estero possa continuare a sentirsi collegata alla madrepatria. Abbiamo bisogno di far valere questi temi nel mainstream nazionale. Con 70 milioni di italo-discendenti dovremmo essere un Paese con una certa esperienza sulle politiche di integrazione; invece proprio l’Italia non riesce a mettere insieme politiche volte ai diritti di cittadinanza non soltanto per chi ha lasciato l’Italia ma anche per chi vuole invece fare dell’Italia la sua nuova Patria”, ha riflettuto Giacobbe lamentando infine che ci sono Paesi come la sua Australia dove votare per i Comites potrebbe non essere agevole, per i risvolti connessi alla pandemia.

Francesca La Marca (deputata Pd, eletta nella ripartizione America Centrale e Settentrionale) ha sottolineato come, nonostante la crisi pandemica, gli italiani abbiano continuato ad andare all’estero. Ha altresì ricordato la battaglia politica per far rientrare gli italiani all’estero nel reddito di cittadinanza, ottenendo nel concreto il cosiddetto reddito di emergenza. La Marca si è detta preoccupata per il blocco degli spostamenti con Canada e Usa, Paesi chiave per l’Italia, invitando il Governo ad attivarsi per ottenere piani di ripristino reciproci. “Un problema molto serio riguarda gli Usa: qui chi ha un visto lavorativo, una volta uscito, non può rientrare sul suolo statunitense. Parliamo di tantissime persone che vivono negli Usa ed è un problema che tocca tutti i Paesi UE”, ha sottolineato La Marca.

Nicola Caré (deputato Pd eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide) ha riflettuto sull’opportunità di un impegno maggiore per agevolare e promuovere anche il turismo di ritorno, come un ritorno ai borghi. “I viaggi degli italiani nelle loro terre d’origine siano una risorsa per rinsaldare i legami. Sarebbe utile far conoscere agli italiani che vivono nel nostro Paese le comunità degli italiani residenti all’estero, soprattutto le seconde e terze generazioni. E’ poi importantissima la promozione della lingua italiana all’estero”, ha evidenziato Carè menzionando la nuova piattaforma ad accesso gratuito chiamata ‘Italiana’ che spazia dalla lingua all’arte, passando per la musica fino ad arrivare all’enogastronomia. (Simone Sperduto/Inform)