Confermata dall’esponente del Governo la stessa quota di finanziamento dell’anno scorso per l’editoria italiana all’estero. Parere favorevole al ripristino della Commissione che esaminava la richieste dei contributi

ROMA – Occorrono servizi che devono essere offerti da Governo e Stato:

questo per consentire alla nuova migrazione di continuare nel solco della vecchia migrazione, quella storica. Questo per consentire di mantenere quanto più forte il legame tra i nostri connazionali e l’Italia, proprio grazie all’editoria e all’informazione. Cosa sta cambiando rispetto alla riforma del Sottosegretario Crimi? Vi è davvero il rischio che fondo per l’editoria possa avere fine nel 2022, salvo che si metta davvero mano alla legge sull’editoria? Sono questi alcuni dei temi affrontati durante il dibattito dell’Assemblea Plenaria del Cgie dedicata all’editoria all’estero e svoltasi in modalità online.

Michele Schiavone, Segretario Generale del Cgie, ha aperto l’assemblea tematica dedicata all’editoria e all’informazione per gli italiani all’estero che ha visto l’intervento del Sottosegretario all’editoria Andrea Martella. Schiavone ha parlato anzitutto della necessità di un pluralismo dell’informazione per rendere più partecipata l’attività stessa delle nostre comunità all’estero: “esse abbisognano di essere informate di più nei momenti cruciali come quello che stiamo vivendo in questi mesi, anche con il sostegno e la promozione della cultura e della partecipazione stessa dei nostri connazionali alla vita pubblica e civile, compreso nei momenti elettorali”, ha spiegato Schiavone evidenziando che “solo quando avremo tutti questi strumenti potremo interagire in modo più strutturato con le istituzioni del nostro Paese, attraverso la creazione di un sistema che faccia maturare lo spirito più profondo del settore dell’informazione che si esprime non solo nelle forme tradizionali dell’editoria ma anche nei nuovi mercati e prodotti nati negli ultimi decenni”. Schiavone ha tenuto a sottolineare il concetto di “informazione di ritorno per la partecipazione attiva delle nostre comunità alla vita politica, sociale ed economica dell’Italia”. Il Segretario Generale ha ricordato con preoccupazione la riforma promossa dal precedente Governo, la quale ha creato delle difficoltà per l’assegnazione dei contributi all’editoria. Schiavone ha rivendicato le richieste e le sollecitazioni del Cgie sul riconoscimento dei contributi all’editoria. “Ne vale della credibilità del sistema dell’informazione, quanto più puntuale e di qualità”, ha sottolineato il Segretario Generale citando l’art. 21 della Costituzione quale garanzia massima di pluralismo per l’informazione: sarà presentato infine un documento al Dipartimento per l’editoria in base agli elementi emersi da questa riunione.

Giangi Cretti, Presidente della Commissione tematica del Cgie sull’editoria e Presidente della Fusie , ha ricordato i temi legati alla legge sull’editoria attualmente in vigore e risalente a due Governi fa, quindi al Sottosegretario Lotti, quindi non Crimi che pure con il Governo precedente a quello attuale, sempre a maggioranza 5 Stelle, ha lasciato intravedere l’ombra della fine del contributo pubblico all’editoria entro il 2022. “Ho apprezzato il conforto delle ultime dichiarazioni di Martella che ha dichiarato che l’editoria va sostenuta con il contributo pubblico, anche per l’estero. Abbiamo necessità di un’informazione affidabile, attendibile e di qualità perché sappiamo quali danni arrivino dalle fake news. Abbiamo chiesto una riflessione finalizzata a creare un’informazione di natura istituzionale da veicolare attraverso il sito del Cgie affinché intercetti le notizie e le redistribuisca con un’informazione non solo di ritorno ma circolare. Quindi occorrono un investimento e un progetto ben strutturati attraverso professionalità da coinvolgere. A ciò si aggiunge il bisogno di fare ricognizione sui territori sull’informazione per gli italiani all’estero sia su carta che online: il Cgie faccia pervenire l’incarico ai Comites per questa indagine, con il supporto della Direzione Generale del Maeci”, ha evidenziato Cretti ricordando come online ci siano potenzialità enormi non da sottovalutare ma proprio per questo andrebbe definito un territorio all’interno del quale definire cosa è da considerare come informazione online. Cretti ha contestato come nei decreti Cura Italia e Rilancio i fondi per l’editoria siano in realtà indiretti; ha quindi richiesto che, in termini di indagine, venga ripristinata la commissione specifica per l’editoria.

Silvana Mangione, Vicesegretario Generale del Cgie per i Paesi anglofoni extraeuropei, ha lamentato una mancanza di informazione e un non riconoscimento per le nostre comunità all’estero in merito a quanto avvenuto con il referendum: “delle nostre comunità, in Italia si parla solo quando qualcuno compra la squadra di calcio”. Mangione ha sottolineato il discorso della circolarità nell’informazione che è estremamente utile all’Italia: “il nostro popolo ha altrimenti voce soltanto in ambito locale e filtrata che non arriva all’opinione pubblica italiana, relegandola così all’ignoto”. Fernando Marzo (Cgie-Belgio) ha auspicato che da parte della Rai non ci sia più l’esclusione di alcuna area geografica con programmi mandati in onda in orari impossibili; quindi il problema della criptazione. “In Italia si parla tanto della promozione del sistema Paese mentre si continuano ad oscurare alcuni programmi: per esempio il Giro d’Italia che qui (in Belgio, ndr) non vediamo senza contare altri programmi utili alla promozione: il nostro Paese così fa brutte figure all’estero”, ha contestato Marzo. Fabio Ghia (Cgie-Anfe) ha ricordato il potenziale ruolo di Assocamerestero dopo aver visto anche il positivo svolgimento del recente del Seminario sull’emigrazione in Brasile. Vincenzo Arcobelli (Cgie-Usa) ha parlato della comunicazione e dell’informazione come strumenti importanti per la promozione del sistema Italia. “In Nord America ci sono riviste e mensili che andranno fuori attività per il venir meno dei contributi e parliamo di attività trentennali che corrono rischio di dismissione: mi dispiace molto perché hanno sempre promosso l’italianità”, ha spiegato Arcobelli spendendo parole favorevoli affinché il ruolo dei Comites abbia un peso specifico maggiore o vincolante nel dare il proprio parere nel settore editoriale. Vincenzo Mancuso (Cgie-Germania) si è domandato quale sarà il ruolo dei Comites come attività che naviga tra il volontariato, l’associazionismo ed il mondo dell’editoria.

Riccardo Pinna (Componente del Comitato di Presidenza Cgie per i Paesi anglofoni extraeuropei) ha spiegato come “una volta c’era la militanza che si faceva per amor di Patria; oggi non si può far più e non è più ammissibile, è cambiata la vita e nessuno fa niente per militanza, quindi non si pretenda questo da associazioni e Comites”, ha lamentato Pinna che ha visto i vari Governi di turno “mai all’altezza per quanto riguarda la promozione di investimenti seri per il lavoro dei Comites”. “Tanti di noi si autotassano per garantire l’esistenza dell’ufficio e per dare un servizio ad indigenti e connazionali – ha aggiunto Pinna – e per tutta risposta sono anni che chiediamo una riforma di Comites e Cgie”, ha aggiunto dal Sudafrica il consigliere. Gianluca Lodetti (Cgie-Cisl) ha evidenziato che “serve informare per rendere i cittadini più consapevoli e per una diffusione maggiore sulla potenzialità del sistema Paese”, sottolineando come sia molto importante definire un perimetro entro cui analizzare la qualità delle testate online, considerando che nella nuova migrazione degli ultimi dieci anni c’è stata “una moltiplicazione di questa galassia da inserire in un sistema finanziato perché non si può pretendere che si inneschi un processo che si genera solo con i fondi”, ha chiarito Lodetti. Franco Papandrea (Cgie-Australia) è tornato sul problema della criptazione Rai: “in Australia arrivano tutte le maggiori emittenti straniere via streaming ma non diversi programmi Rai”. Nello Gargiulo (Cgie-Cile) ha rammentato lo sforzo da parte delle nostre comunità anche nel ruolo di informazione “ma se non c’è il sostegno dall’Italia manca la linfa che congiunge i nostri due mondi”, ha commentato contestando la questione dei fusi orari per alcuni programmi come ‘Cristianità’ e ‘L’Italia con Voi’ di Rai Italia.

Domenico Porpiglia, Direttore di Gente d’Italia, ha ricordato la lettera aperta al Sottosegretario Martella dove è stato evidenziato il problema dei blog non sempre gestiti da professionisti del giornalismo “Ne abbiamo informato il Segretario della FNSI Lorusso e la Presidenza dell’Ordine dei Giornalisti. Vi è poi il problema politico del depauperamento dei rappresentanti all’estero che vedrà invece troppi poteri agli Ambasciatori nel rapporto col Dipartimento per l’editoria. I controlli li facciano i Comites, i cui pareri devono essere vincolanti”. ha dichiarato Porpiglia. Luigi Papais (Cgie-Ucemi) ha parlato dell’applicazione di flessibilità per quelle imprese editoriali che hanno manifestato delle difficoltà a causa della pandemia oppure che rischierebbero l’esclusione dai contributi solo per errori formali, ma che sono da anni affidabili. Marcelo Romanello (Cgie-Argentina) ha chiesto più attenzione per le radio. Rodolfo Ricci (Cgie-Filef) ha richiesto di valorizzare tutto ciò che è in campo come radio e tv web, “cercando di essere seri e di costruire una griglia di valutazione per il sostegno a questo mondo”. Tony Mazzaro (Cgie-Germania) ha ribadito il problema dei programmi Rai oscurati all’estero. Nel suo intervento Andrea Martella, Sottosegretario all’Editoria, ha ricordato come dall’inizio dell’emergenza sanitaria sia stata messa la scienza al primo posto e ci sia stato l’inserimento di risorse per ristorare i settori più colpiti sotto l’aspetto dell’economia: “il decreto legge Cura Italia si è occupato anche di editoria, poi c’è stato il decreto Rilancio”, ha esordito Martella parlando di altri strumenti come il bonus per le imprese che offrono servizi digitali, il credito di imposta per la filiera della carta, poi il sostegno alle edicole. “Per quanto riguarda l’editoria sono in corso istruttorie per i contributi dell’anno 2019 e per la liquidazione del saldo per le imprese editoriali. Le risorse dell’esercizio finanziario 2020 sono state appena registrate alla Corte dei Conti, attraverso il decreto per le risorse sul pluralismo e l’informazione; in corso di lavorazione è il decreto per la ripartizione interna delle risorse per la competenza della Presidenza del Consiglio”, ha sottolineato Martella parlando anche di editoria 5.0 per canalizzare al meglio gli obiettivi della legge di riforma dell’editoria in base ai fondi del Recovery Fund. Martella ha voluto anche rispondere ai rilievi mossi nel corso del dibattito in merito alla distinzione tra fondi indiretti e diretti. Tuttavia neanche il Recovery Fund rappresenterà dei fondi diretti come ha precisato lo stesso Sottosegretario. Digitalizzazione dei servizi e premi a chi innoverà il settore dell’editoria Nel suo intervento Martella ha anche evidenziato che per le testate all’estero sarà confermata la quota di finanziamento dell’anno scorso, pari a due milioni di euro. Il sottosegretario si è inoltre detto favorevole a al ripristino della Commissione per le istruttorie della stampa italiana all’estero in quanto lo stesso Dipartimento ne ha ravvisato la necessità. Una ripristino che verrà inserito in una delle prossime iniziative legislative. Il sottosegretario ha anche evidenziato l’importanza sia di promuovere politiche del settore per l’editoria italiana all’estero, sia del sostegno all’informazione per la diffusione della lingua, nonché per l’identità dei connazionali e per il mantenimento del collegamento con l’Italia. “Farlo – ha aggiunto – rappresenta un dovere istituzionale”. “Sono state già predisposte le linee guida inviate al Comitato interministeriale per interventi nella transizione tecnologica e digitale”, ha rilevato Martella che ha annunciato l’estensione al mondo dell’editoria degli incentivi della transizione 4.0 prevista in origine per il settore manifatturiero. “Tutelare capitale umano e garantire il pluralismo dell’informazione significa avere una libertà di informazione senza ingerenze, indispensabile nella società democratica”, è l’assunto teorico di una politica che adesso dovrà tramutare in concreto tutto questo.

Marco Giudici, Direttore di Rai Italia, ha espresso la massima disponibilità dell’azienda a risolvere i problemi lamentati dai connazionali all’estero: “la Rai è schiacciata da un’emergenza di carattere economico e sanitario”, ha spiegato il Direttore evidenziando come ci siano casi di contagio come in ogni altro luogo di lavoro. In questi giorni sono state disdette diverse trasferte di collaboratori con la conseguenza che stanno andando in onda molte repliche non potendo registrare nuove puntate dei diversi programmi. “La volontà è portare a casa il risultato di avere i nostri programmi come ‘L’Italia con Voi’ nelle prime tre reti generaliste, considerando che in questo periodo ci sono repliche per dirette che saltano a causa del Covid. Per programmi come Cristianità invece si lavorerà per poterli rimandare in onda anche in orari diversi da quelli attuali, compatibilmente con gli altri programmi”, ha spiegato Giudici. Ferruccio Sepe, funzionario del Dipartimento per l’editoria, ha parlato di scelta non opportuna quella legata alla soppressione della Commissione per i contributi diretti: “strumento utile per aiutarci a ridurre i margini di errore. Come ha illustrato il funzionario si tratta tuttavia di aspetti da risolvere normativamente ma non sarà la legge di bilancio il luogo opportuno, “perché sono norme a carattere ordinamentale e non di natura prettamente finanziaria: ma non c’è nessuna resistenza da parte della politica”. Sepe ha poi ribadito che l’istruttoria per i contributi preveda che la domanda venga presentata attraverso la rete diplomatica e non appaia possibile un trasferimento direttamente al Dipartimento. Per quanto riguarda i due milioni di contributi per la stampa all’estero Sepe ha precisato come la suddivisione di queste risorse tra i periodici editi all’estero e quelli editi nel nostro Paese e diffusi prevalentemente all’estero rimarrà probabilmente nella proporzione 70%, 30%. (Simone Sperduto/Inform)