Una strada del comune del Pollino (Cosenza) dedicata al sindacalista calabrese che negli anni della dittatura militare in Argentina salvò da morte sicura centinaia di italiani -  Una vita dedicata agli altri ha ricevuto il giusto riconoscimento dagli abitanti del suo paese natale.

Questa mattina Saracena, borgo arrampicato sui monti di Orsomarso, appendice meridionale del Parco nazionale del Pollino, in provincia di Cosenza, si è risvegliato con la targa toponomastica dedicata a Filippo Di Benedetto – sindacalista e paladino dei diritti umani – eretta in una strada nei pressi della piazza principale. Una vicenda meno conosciuta, la sua, con molti tratti in comune rispetto a quella dell’imprenditore tedesco Oskar Schindler per aver contribuito al salvataggio di numerose vite umane negli anni della dittatura in Argentina. Le prime lotte sindacali e antifasciste nella zona del Pollino le organizza insieme ad altri compagni e all’età di 21 anni – nel 1943 – viene arrestato, torturato dai fascisti e rinchiuso nel carcere di Castrovillari per un anno. A 25 anni, nel 1947, alle prime elezioni democratiche viene eletto sindaco, il primo sindaco comunista di Saracena. Un giorno organizza una manifestazione contro i “signori” che si oppongono all’estensione del servizio idrico alle campagne. Quando il corteo arriva nei campi, li attende un cordone di uomini in divisa con i fucili puntati sui manifestanti. “Sparate me e lasciate stare questi lavoratori”, dice. Nel 1952 emigra a Buenos Aires dove svolge il mestiere di ebanista. Continua a coltivare la propria passione per la politica e diventa ben presto il referente ufficiale del Pci in Argentina. Il sindacato, tra le fila dell’Inca Cgil, lo vede impegnato come responsabile del patronato, prezioso punto di riferimento per la comunità emigrata non solo per buste paga, pensioni, inserimento al lavoro. Di Benedetto si fa presto riconoscere per la sua dedizione agli altri. Durante la dittatura militare, quando la giunta golpista inizia a mostrare la sua ferocia, anche molti italiani sono oggetto della repressione. Tra il 1976 al 1978 vengono presentate all’ambasciata italiana di Buenos Aires più di 1.600 denunce di connazionali scomparsi. Filippo Di Benedetto ha il coraggio di sfidare uno dei regimi più violenti della storia dando rifugio ai braccati, preparando passaporti falsi, fornendo biglietti aerei, accompagnando molti di loro in aeroporto per permettergli di ritornare in patria e salvarsi dalle oppressioni o dalla morte. Per il sindaco di Saracena, Renzo Russo, il riconoscimento a Di Benedetto è un’impronta perenne per la comunità. Giuseppe Guido, segretario della Cgil del comprensorio Pollino-Castrovillari, esprime l’orgoglio per la figura di un compagno che si è speso per stare vicino ai deboli, incarnando fino in fondo i valori dell’organizzazione. “In un periodo di populismi, estremismi, xenofobia – sottolinea – intitolare a un sindacalista una via nelle aree interne della Calabria è un fatto importante. Vogliamo che la figura di Filippo Di Benedetto venga valorizzata attraverso la ricerca di atti che possano documentare la sua opera. Portare nelle scuole la sua storia, insieme ai valori della Costituzione e dell’antifascismo”. FONTE: https://www.collettiva.it/ Davide Colella