GARANTIRE AGLI ELETTORI ALL’ESTERO LA POSSIBILITÀ DI ESERCITARE CONCRETAMENTE IL LORO DIRITTO DI VOTO NEL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI. IL MIO INTERVENTO ALL’ASSEMBLEA DEL CGIE

L’assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all’estero, svoltasi a distanza e alla quale ho partecipato e dato il mio contributo, è stata un’utile occasione per fare il punto sullo stato delle cose relativamente all’ormai imminente svolgimento del referendum confermativo sulla legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. Le questioni principali che si sono evidenziate riguardano due aspetti: la possibilità per gli elettori di esercitare concretamente il loro diritto e la scelta di merito che si traduce nell’espressione di un “SI” o di un “NO” al quesito referendario. L’esercizio del diritto è la cosa che al solito mi sta più a cuore. La situazione che si è venuta a determinare in seguito alla pandemia e le ricadute sulle attività amministrative suscitano molte preoccupazioni. Qual è lo stato degli elenchi degli elettori trasmesso dagli Interni agli Esteri? I nostri consolati, già oberati di lavoro e oggi a scartamento ridotto per il lockdown, saranno in condizioni di assolvere questo ulteriore e impegnativo compito? In quanti paesi il funzionamento del servizio postale è rallentato o addirittura sospeso per gli effetti del Covid-19? Che cosa si sta facendo e che cosa si farà in termini di informazione istituzionale perché gli elettori siano adeguatamente informati dello svolgimento del referendum e dei suoi contenuti? Non voglio tornare a dire che sarebbe stato preferibile darsi un tempo più adeguato per fare in modo che l’esercizio democratico non sia intaccato, anche se mi auguro che questo possa ancora avvenire, ma queste domande in ogni caso non possono non trovare delle risposte accettabili. Circa i contenuti, la mia posizione critica, che mi porterà a votare “NO”, va al di là della forte contrarietà alla ingiusta riduzione del numero dei parlamentari eletti all’estero, che aggrava lo scompenso di rappresentatività già esistente. Non sono contraria, beninteso, a prendere in considerazione la riduzione del numero dei parlamentari, ma non sulla base di un taglio lineare, come è stato fatto, ma di una riforma del funzionamento delle due Camere che superi la pesantezza e la lentezza del bicameralismo perfetto e renda il Senato luogo di rappresentanza delle Regioni e delle istituzioni locali. Per quanto riguarda l’estero, i 4 senatori e gli 8 deputati che resteranno in caso di vittoria dei “SI” finiranno con il trasformare la rappresentanza di circa 6 milioni di cittadini in un mero diritto di tribuna, soprattutto per le aree che saranno poco rappresentate. Per me è stata una vera sofferenza distinguermi dal mio gruppo esprimendomi coerentemente contro la riforma in ognuno dei passaggi parlamentari. Anche se comprendo e apprezzo il tentativo di garantire con una nuova legge elettorale gli spazi delle minoranze, spero che tutti comprenderanno come il mio “NO” si giustifica ancora una volta con l’impegno di rispettare e difendere i diritti degli italiani all’estero.