ROMA – Riportiamo in questo focus due lettere inviate da Michele Schiavone, segretario generale del Cgie, al presidente Conte e al ministro Di Maio.

“Stimatissimo Presidente del Consiglio dei Ministri Conte,

le Comunità degli italiani nel mondo seguono con grande attenzione l’azione del Governo italiano

e il Suo instancabile impegno per risollevare le sorti dell’Italia in seguito ai noti e lunghi mesi di emergenza socio-sanitaria, dai quali ci auguriamo che il nostro Paese possa uscirne più forte anche per ricompensare i sacrifici compiuti da tutti”. Inizia così la lettera – appello che il segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero Michele Schiavone ha inviato oggi al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte affinchè il Governo “promuova politiche inclusive estese agli italiani all’estero”. Ne riportiamo di seguito il testo integrale. “Le continue notizie relative agli strumenti messi in campo dal Governo negli ultimi mesi, con sostanziosi provvedimenti legislativi e ingenti risorse finanziarie senza precedenti, ci inducono a sperare in una solida ripartenza dell’intero Paese. Nel ripensare il futuro della nostra comunità nazionale la situazione contingente offre al Governo l’opportunità di riconsiderare anche il ruolo dei cittadini italiani all’estero nel destino dell’Italia per valorizzarne l’enorme patrimonio di energie e competenze capaci di farla ritornare grande. Gli italiani all’estero sono parte integrante del nostro Paese, cittadini con diritti e doveri, che continuano a mantenere rapporti solidi e interessi vivi con la madre patria. Il nostro apporto materiale e immateriale all’immagine dell’Italia nel mondo è inestimabile. Lo abbiamo ancora dimostrato con forme di manifesta solidarietà nella fase più acuta e triste della pandemia, e si percepisce dall’incessante disponibilità di sostegno nei molteplici campi dell’innovazione, della ricerca, delle arti, del commercio, dell’internazionalizzazione e nella promozione del Sistema Italia. La nostra comunità si è stratificata nei vari continenti e oggi assurge a un elevato livello di valori caratterizzanti, che andrebbero recuperati e integrati nella società nazionale anche attraverso la conoscenza formativa nelle scuole e nei servizi a loro dedicati. Negli anni nei nostri riguardi si sono manifestate disattenzioni, che hanno prodotto ingiustificate differenziazioni e diseguaglianze, non solo normative ma anche sotto gli aspetti culturali, finalmente superabili e appianabili in questa nuova fase, alla stregua delle opportunità che si presentano all’avvio della profonda revisione per riprogettare il futuro del sistema Paese. Gli italiani e gli italiani all’estero devono e possono agire in sincronia, basta volerlo e perseguirlo nei momenti in cui si programmano leggi e le si applicano. Presidente Conte, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero facendo leva sulle prerogative riconosciutegli dalla sua legge istitutiva, in occasione del dibattimento dell’ultima Legge di Bilancio e dei Decreti legge di questa primo semestre, ha sollecitato le istituzioni e le rappresentanze legislative a prendere in considerazione il riequilibrio e l’equità fiscale tra i cittadini residenti e quelli emigrati in particolare in materia tributaria “IMU/TASI” e per il rinnovamento degli immobili, come anche per agevolarne e favorire il turismo di ritorno, e il reinserimento nel mondo del lavoro di coloro che sono o saranno costretti a rientrare anche in quelle aree interne, oramai spopolate, che potrebbero rifiorire se sostenute da modelli di sviluppo e organizzativi più inclusivi. I provvedimenti assunti, però, fanno ancora riferimento a due mondi distinti e separati che vorremmo ritornassero a ricomporsi. L’Italia non può perdere l’occasione di far leva sugli italiani all’estero e sulla loro rete per realizzare il “Patto per l’Export”, dotato di un’ingente massa monetaria da investire senza coinvolgere le competenze e le conoscenze di coloro che il mondo lo vivono, lo conoscono e lo condividono nella pratica quotidiana. Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero è del parere che nello sforzo avviato dal Governo per la ripartenza, le istituzioni da sole non possono farcela soprattutto nella proiezione internazionale del Paese; per far circolare progetti e buone pratiche occorre necessariamente coinvolgere e mobilitare le comunità degli italiani all’estero, le energie migliori: il sapere e la conoscenza, il genio e la passione italiana, renderli protagonisti di un nuovo boom economico e culturale, nel quale tutti possono riconoscersi come parte integrante di un grande paese. Nella presente lettera appello, Presidente Conte, Le chiediamo un impegno formale a promuovere politiche inclusive estese agli italiani all’estero, un vero patto di rinascita per gli italiani all’estero, perché se il vecchio mondo non c’è più, bisognerà ricostruirne uno nuovo, e in quest’ultimo sarebbe auspicabile, per il progresso dell’Italia, contare sul contributo di tutti i nostri cittadini indipendentemente dalla residenza e dagli interessi particolari. Molte leggi che ci riguardano hanno bisogno di una semplificazione, nella fattispecie quelle che attengono ai diritti e ai servizi, alla rappresentanza e alla promozione del sapere e della cultura. “Le leggi sono fatte per l’uomo e non l’uomo per le leggi”. La ringraziamo per il lavoro che sta svolgendo per il nostro Paese e per l’attenzione alla presente, Presidente Conte, nell’augurarLe il meritato successo da parte del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero voglia gradire i nostri più vivi saluti e il mio personale”. “Egregio Ministro Di Maio, Signor Presidente, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero porta ancora una volta alla Sua attenzione situazioni di diffuso disagio in cui versa da anni la rete diplomatico-consolare a causa dell’insufficienza del personale diplomatico addetto ai servizi consolari”. Inizia così la lettera che il segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero, Michele Schiavone, ha indirizzato al Ministro degli Esteri – e presidente del Cgie – Luigi Di Maio. In essa Schiavone torna a denunciare le criticità nei servizi consolari, “accentuati” dall’emergenza covid, la carenza di personale nella rete diplomatico-consolare, ma anche l’esclusione del Cgie dalle associazioni ed enti coinvolti nel Piano per l’export e nella promozione del turismo di ritorno. Di seguito il testo integrale della lettera. “Questa difficoltà si è accentuata con l’emergenza epidemiologica che negli ultimi mesi ha costretto alcune sedi a chiusure forzate e alla turnazione dei funzionari consolari, chiamati a espletare solo servizi urgenti e indifferibili, il che de facto ha prodotto ritardi nell’erogazione dei servizi. Purtroppo la modalità di lavoro a distanza o smart working, che in teoria avrebbe garantito la continuità del lavoro, è risultata un mero palliativo, tant’è che oggi tutte le sedi consolari della rete si confrontano con montagne di arretrati e, soprattutto in Europa, queste situazioni pregiudicano la stessa tenuta della sicurezza, mentre al di fuori dell’Europa, vi sono attese di oltre sei mesi per l’erogazione di passaporti richiesti fin dal 2019, necessari anche a fini pensionistici documentali. In Europa quasi tutti i Paesi sono tornati alla normalità: le scuole sono chiuse e le famiglie italiane desiderano ritornare nei propri luoghi d’origine, perciò chiedono documenti che, a causa dei ritardi accumulati, nel migliore dei casi potranno ritirare soltanto ad ottobre-novembre 2020. Ci risulta che i Consolati hanno ricevuto dal Ministero istruzioni ferree che li costringono a introdurre perentorie prenotazioni con appuntamenti per qualsiasi servizio amministrativo, pur lavorando a ritmo ridotto. Signor Ministro, portiamo a Sua conoscenza che, in quasi tutti i paesi europei rientrati nella fase due o tre post-covid19, gli uffici pubblici locali funzionano a pieno ritmo, perciò le chiediamo di rivedere le istruzioni interne alla rete e introdurre una maggiore flessibilità nelle aperture dei Consolati, a seconda delle situazioni pandemiche in tutto il mondo, e l’adeguamento ai conseguenti standard della pubblica amministrazione dei paesi ospitanti. Alla stregua delle deroghe e dei provvedimenti straordinari introdotti in Italia da numerosi decreti legge, Le chiediamo di prendere in viva considerazione, anche per la rete diplomatico-consolare, l’assunzione urgente e temporanea di personale interinale a sostegno dell’amministrazione sia per lo smaltimento delle pratiche arretrate, sia in preparazione dell’imminente referendum per la riduzione del numero dei parlamentari. Come le abbiamo scritto in precedenza ci auguriamo che la data del referendum venga scorporata dall’election day, perché non tutti i Paesi esteri nei quali gli italiani dovranno votare presentano le condizioni necessarie per un sereno svolgimento della consultazione referendaria. La presente segnalazione muove dalle insistenti richieste dei Com.It.Es. e dei Consiglieri del CGIE emerse nelle riunioni condotte in videoconferenza dalle Ambasciate italiane in Francia, Spagna, Germania, Svizzera e Inghilterra e nelle altre ripartizioni extra-europee, alle quali hanno partecipato anche consoli e parlamentari eletti nella circoscrizione estero, per discutere esclusivamente dei problemi relativi ai servizi consolari e all’assistenza socio-sanitaria collegata ai rientri dei cittadini italiani temporaneamente all’estero. Signor Presidente, attiriamo la Sua attenzione su un altro tema: il grande sforzo che il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e Lei stesso, state compiendo, per sostanziare il “Patto per l’Export” teso ad inaugurare una strategia innovativa e condivisa di sostegno pubblico all’internazionalizzazione delle imprese italiane non tiene conto delle migliaia di PMI costruite da imprenditori italiani con core business italiano, né della forza dei corpi della rappresentanza intermedia e del mondo associativo commerciale, culturale e sociale presenti all’estero. Questi straordinari assets sono stati ignorati ed elusi dal grande Patto! Lo stesso dicasi della promozione del turismo e, in particolare, del “turismo di ritorno”, al quale gli italiani all’estero sono direttamente interessati, anche per fruire di eventuali agevolazioni o incentivi. Al di là delle formule creative di marketing e di ricerche di settore il mondo del turismo richiesto dagli italiani all’estero viaggia su altri binari, spesso diversi dalle teorie mercantilistiche. Gradiremmo chiederLe se è a conoscenza che, all’inizio di quest’anno, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha firmato dei protocolli d’intesa, rispettivamente con l’ENIT e con il Museo nazionale dell’Emigrazione italiana di Genova, finalizzati al coinvolgimento nella promozione turistica di diversi soggetti attivi e presenti da anni nelle Comunità italiane all’estero. Ci teniamo inoltre a informarla, Ministro Di Maio, che il CGIE di cui lei è Presidente, a differenza di 150 libere associazioni non è stato invitato ai tavoli di lavoro settoriali per il sostegno al Made in Italy, convocati sia dal Sottosegretario Manlio Di Stefano, sia dalla DGSP, in palese infrazione ai dettami della legge 386/1998. Per questo motivo Le reiteriamo la richiesta di adoperarsi, nella Sua veste di Ministro e di Presidente del CGIE, affinché il Consiglio Generale venga coinvolto almeno nell’applicazione di tali progetti, alla stregua di altri soggetti, per costruire le condizioni e coinvolgere le potenzialità espresse dalle numerose realtà fuori d’Italia, in particolare quelle dei Com.It.Es., delle Camere di commercio italiane all’estero e delle Associazioni sociali e settoriali. Siamo certi che anche questa nostra missiva godrà della Sua piena, immediata e concreta attenzione, signor Presidente Di Maio. Nell’attesa di un Suo cortese riscontro voglia gradire i nostri più vivi saluti”. (focus\ aise)