La Camera dei deputati ha ieri approvato un mio Ordine del giorno con cui impegno il Governo ad attivarsi per reperire in tempi brevi risorse aggiuntive necessarie ad estendere la concessione dei nuovi benefici fiscali introdotti dal Decreto crescita 2019

ai ricercatori e ai docenti rientrati in Italia prima del 2020 ed attualmente esclusi dalle nuove agevolazioni. Un impegno di cui solleciterò con premura la realizzazione e che spero sarà mantenuto. Giova ricordare che nel corso della discussione alla Camera del Decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio sono intervenuta a livello politico e tramite i miei emendamenti per rappresentare al Governo le richieste di lavoratori, docenti e ricercatori rientrati in Italia al fine di estendere le agevolazioni a tutti i soggetti interessati e ad introdurre la parità di trattamento a prescindere dalla data del rientro. In particolare sto cercando di fare estendere dal Governo le misure migliorative previste per i soggetti i quali rientreranno a partire dal 2020 anche a coloro i quali sono già rientrati negli anni scorsi ed entro il 2019, evitando così di creare incomprensibili disparità di trattamento che già stanno causando nuove partenze per l’estero da parte di chi non potrà accedere ai nuovi benefici. In sostanza, si stratta di evitare il rischio di creare lavoratori di serie A, che godranno del nuovo regime e lavoratori di serie B, che invece, per il solo fatto di essere rientrati pochi mesi prima, non potranno godere dell’estensione condizionata a casa/figli, pur in presenza di questi due importanti requisiti. Voglio sottolineare che la ripresa del fenomeno dell’emigrazione all’estero rappresenta per l’Italia una nuova diaspora, un nuovo drammatico esodo storico che vede protagonisti i nostri giovani talenti ma anche tanti cittadini in cerca di lavoro. Gli italiani espatriati dal 2009 ad oggi, cioè negli ultimi 10 anni, sono stati circa cinquecentomila. Solo nel 2018 hanno fatto le valigie in 160.000. Metà sono giovani sotto i 34 anni. Se continua così gli iscritti all’Aire raggiungeranno presto lo storico traguardo dei 6 milioni di cittadini. Si calcola che questa dispersione di capitale umano ci sia finora costata circa 16 miliardi di euro. Cosa sta facendo l’Italia per fermare questa emorragia di lavoratori qualificati, di docenti, di ricercatori? Purtroppo ancora ben poco, tenuto conto del fatto che il nostro Paese è quello con il tasso di occupazione più basso dell’eurozona per la fascia dei giovani fino ai 30 anni di età. Solo il 54% ha un lavoro, contro il 75% della media europea. Tuttavia i vari governi italiani che si sono succeduti a partire dal 2010, per tentare di contribuire al contro-esodo e quindi di sostenere lo sviluppo economico, scientifico e culturale del Paese, hanno previsto numerose agevolazioni fiscali a favore dei nostri connazionali emigrati i quali trasferiscono la residenza in Italia per svolgere un’attività lavorativa. Alcune misure agevolative sono in vigore da diversi anni, altre invece sono state introdotte recentemente; tutte queste disposizioni normative – tramite la riduzione dell’imponibile - hanno un obiettivo comune: attirare di nuovo in Italia i lavoratori espatriati per recuperare il capitale umano disperso. Personalmente ritengo che queste misure siano giuste e vadano confermate e rafforzate. Ma il mio impegno non si esaurirà nel Decreto Fiscale e nella Legge di Bilancio. Continuerò infatti con gli strumenti politici e legislativi a mia disposizione nel prosieguo della legislatura a sensibilizzare Parlamento e Governo sui diritti dei lavoratori espatriati e sulla necessità di politiche adeguate che favoriscano il loro rientro.