di Franco Narducci - “Si è mobilitata l’intera rappresentanza diplomatica italiana in Svizzera – con l’Ambasciatore d’Italia in Berna Silvio Mignano affiancato dai Consoli di Basilea, Ginevra, Lugano e Zurigo – così come una folta rappresentanza delle strutture esistenti e operanti sul territorio (partiti,

Comites, associazioni, Patronati, ecc.), per l’incontro con il senatore Vito Rosario Petrocelli, presidente della Commissione Affari esteri ed emigrazione del Senato della Repubblica italiana. L’incontro – svoltosi venerdì 8 novembre a Zurigo nella sede del Liceo artistico – è stato organizzato formalmente nell’ambito “dell’Indagine conoscitiva” sulle comunità italiane nel mondo promossa dalla succitata Commissione ed è stato presentato anche come un’occasione per rappresentare all’esponente politico venuto da Roma un ventaglio delle principali problematiche dell’emigrazione italiana in Svizzera e rilevarne i bisogni e le esigenze. Aspirazione che alla luce dei fatti si è rilevata alquanto pomposa e inadeguata alle aspettative ed esigenze che la comunità italiana in Svizzera manifesta (stancamente) in questa fase della propria storia”. Ne scrive Franco Narducci, già deputato eletto all’estero, che firma questo articolo per il “Corriere dell’italianità” – già Corriere degli Italiani. “Non è una critica – ovviamente – al Presidente Petrocelli, apparso nel suo intervento motivato ad affrontare i problemi, pur ammettendo con onestà di non conoscere temi molto avvertiti dai nostri connazionali, come la fiscalità, il carico finanziario indotto (spesso in modo incomprensibile) dall’accordo Italia-Svizzera sullo scambio automatico delle informazioni, o l’annoso problema del tributo sulle abitazioni principali, cioè – nomen omen – l’IMU. Aspetto a cui nemmeno la Legge di Bilancio 2020 proposta dal Governo e inviata all’esame del Parlamento mette fine, per cui continua l’ingiustizia ai danni degli emigrati italiani non ancora pensionati e proprietari di una casa in Italia, tassata alla stregua di una seconda abitazione. E che dire della pratica vergognosa “dell’usucapione”, un esproprio legalizzato che ferisce tanti emigrati ignari che all’improvviso si rendono conto di avere perso quanto era di loro proprietà. Nei saluti iniziali, l’Ambasciatore d’Italia Sivio Mignano, il presidente del Comites di Zurigo Luciano Alban e il Segretario Generale del CGIE Michele Schiavone hanno fotografato le “questioni calde” che vivono i nostri connazionali in Svizzera (non dissimili da quelle che cointeressano gli italiani in altre parti del mondo), sottolineando in particolare il valore della nostra comunità, la terza nel mondo in ordine di grandezza numerica e con tendenza al continuo aumento; dimensione che ha il suo peso nelle relazioni commerciali tra i due Paesi “quantificabili – ha evidenziato l’Ambasciatore – in 33 miliardi d’interscambio, con saldo positivo a favore dell’Italia, a cui contribuiscono le numerose imprese create dai cittadini italiani in Svizzera”. Alban ha sottolineato l’importanza della circoscrizione consolare di Zurigo con i suoi 220mila iscritti all’AIRE, una dimensione in continua evoluzione visto l’arrivo di tantissimi nuovi immigrati. Michele Schiavone ha ribadito l’importanza degli obiettivi che il CGIE ha posto ripetutamente al Governo nel quadro di una reale integrazione degli italiani all’estero nel Sistema Paese Italia e ha evidenziato le carenze per le comunità italiane emigrate che allo stato degli atti si registrano nella manovra di Bilancio. Il senatore Petrocelli ha annunciato che il Ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio presenterà al Parlamento, il 13 novembre, le linee guida della politica del proprio Ministero e ha richiamato l’importanza di far conoscere agli italiani in Patria le potenzialità rappresentate dalle comunità residenti all’estero, finalità che anima anche l’indagine conoscitiva che con questo incontro in Svizzera ha preso avvio. Ha poi sottolineato la volontà della Commissione esteri del Senato di riformare la legge sulla cittadinanza e impegnarsi per il rifinanziamento del Fondo culture per la promozione della lingua italiana all’estero, istituito qualche anno fa da Matteo Renzi, per ora non previsto nella Legge di Bilancio 2020, e altri aspetti come le modalità del voto, da riformare – stante il Disegno di Legge che egli stesso ha depositato al Senato – anzitutto per quel che concerne l’opzione sulla sede in cui votare. L’attuale legge 459, infatti, concede di votare nel collegio elettorale di appartenenza in Italia, esercitando il diritto di opzione statuito dalla legge, anziché nella Circoscrizione estero. Invertire l’opzione vuol dire quindi manifestare la volontà di votare nella Circoscrizione estero e iscriversi negli appositi elenchi elettorali, modalità già sperimentata con le ultime votazioni per il rinnovo dei Comites. Che tuttavia hanno avuto un esito fallimentare sotto il profilo della partecipazione al voto (poco più del 4%). Il sen. Petrocelli ha difeso tale scelta dicendosi convinto che metterà fine al mercato dei voti e agli scandali registrati in passato. Un’ipotesi plausibile ma è pur vero che l’inversione dell’opzione consegnerebbe plasticamente, soprattutto in caso di debole partecipazione al voto, l’esito delle votazioni in mano ai vari potentati che prosperano in emigrazione. Senza volere recare sfregio alla delicatezza della finanza pubblica italiana e depurando il dibattito dalle appartenenze politiche, è sempre più evidente che le intenzioni confliggono con la realtà dei fatti: nonostante il gran battage della settimana della lingua italiana nel mondo, del Dantedì e altre iniziative pregevoli, nella Legge di Bilancio 2020 manca il rifinanziamento del Fondo culture. Si parla di riforma della Legge sulla cittadinanza ma intanto s’introduce – salvo modifiche – il raddoppio della tassa sulla cittadinanza da 300 a 600 euro e andando di questo passo non ci sorprenderebbe se venisse abolita l’esenzione dell’IMU sulla prima casa concessa ai nostri concittadini pensionati. Per altro non s’intravede un segnale di resipiscenza: venute meno le stentoree sicurezze coltivate negli anni ’90 e all’inizio di questo secolo, sembra che l’attenzione verso le comunità emigrate abbia imboccato una drastica curva discendente e che gli italiani all’estero siano scivolati in un grande cono d’ombra, come comprova anche la decapitazione della rappresentanza parlamentare delle comunità emigrate ridotta a numeri che difficilmente avranno la possibilità d’incidere. Vorremmo sbagliarci ma non è il caso di distribuire tranquillanti. Intanto il senatore Petrocelli ha annunciato che non si voterà per il rinnovo del Comites alla loro naturale scadenza, e di conseguenza – aggiungiamo noi – per il rinnovo del CGIE. C’è da credergli, la politica del rinvio su quanto riguarda le comunità italiane residenti all’estero è da tempo cementata, siamo oramai all’assuefazione”. FONTE: aise.it