Di Tora (Migrantes): Gli italiani non hanno mai smesso di emigrare, il fenomeno migratorio è epocale e riguarda il mondo intero Provenzano (Ministro per il Sud): Sviluppare investimenti consentendo il rientro di chi ha maturato esperienze importanti lontano dall’Italia Sassoli (Presidente Parlamento Europeo):

Le misure integrative sociali hanno il compito di rendere l’Europa più solidale e vicina ai cittadini ROMA – E’ stato presentato a Roma il XIV Rapporto Italiani nel Mondo ad opera della Fondazione Migrantes, Organismo Pastorale della Cei, ed edito dalla Tau Editrice. Il focus dell’opera è stato incentrato attorno all’eloquente frase “mobilità italiana: è il tempo delle scelte”. Gli interventi di presentazione sono stati moderati dal giornalista Paolo Pagliaro che ha definito il volume come “un rapporto su quell’Italia lontana dai confini nazionali, in un momento dove si parla più del fenomeno opposto rispetto a quello dell’emigrazione”. Il saluto introduttivo è stato affidato a Monsignor Guerino Di Tora, Presidente della Fondazione Migrantes. “Questo studio è uno strumento culturale che dal 2006 la Chiesa ha affidato alla Fondazione Migrantes: è diventato nel tempo un sussidio sempre più condiviso dagli studiosi della mobilità umana in generale e di quella italiana in particolare. Fin dalla prima edizione si è registrato il superamento dei luoghi comuni sul rapporto tra gli italiani e la mobilità. Da 14 anni il Rapporto ci offre infatti la fotografia di cosa sia l’Italia oggi”, ha spiegato Di Tora. “Gli italiani non hanno mai smesso di emigrare: oggi non emigrano solo studenti e lavoratori ma anche pensionati; tuttavia il fenomeno migratorio è epocale e riguarda il mondo intero. Questo Rapporto deve essere come una sorta di enciclopedia da collezionare ogni anno per vedere, nella lettura complessa dei numeri, la globalità dei problemi dell’Italia”, ha aggiunto Di Tora sottolineando come il compito della Chiesa sia sempre quello di camminare accanto ai migranti. Don Giovanni De Robertis, Direttore Generale Fondazione Migrantes , ha invitato a “rendere il volume un’occasione di incontro e di dibattito anche al di fuori dell’Italia”. Monsignor Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha parlato di un volume ricco di domande per le quali si cerca di trovare però anche delle risposte. “La missione della Chiesa è da sempre quella di vivere tra la gente, quindi anche tra i migranti qualunque sia la ragione che porta queste persone a spostarsi nel mondo: tutto questo, contribuendo alla fraternità tra i popoli nel segno della cristianità. Chi parte oggi dall’Italia ha motivazioni differenti da chi partiva in passato e i cambiamenti ci stimolano, come studiosi, a fare sempre di più. Come dice Papa Francesco è più giusto parlare di ‘persone migranti’, perché il termine migranti da solo rappresenta un aggettivo mentre le persone sono sostantivi e quindi sostanza: pertanto non dobbiamo cadere nella cultura dell’aggettivo”, ha ammonito Russo. Nel corso dell’incontro è stato proiettato un video sul Rapporto Italiani nel Mondo 2019 a cura di Vincenzo Morgante, Direttore Tv2000, evidenziando la collaborazione che da oltre dieci anni va avanti tra l’emittente televisiva e la Fondazione Migrantes: la realizzazione di un video promozionale accompagna ormai in maniera puntuale la divulgazione stessa del Rapporto. “Anche per noi operatori dei media arrivano da tali ricerche degli spunti di riflessione importanti su questi temi, potendone magari intercettare le storie e i protagonisti”, ha affermato Morgante. Dal Rapporto emerge come su un totale di oltre 60 milioni di cittadini residenti in Italia a gennaio 2019, alla stessa data l’8,8% sia residente all’estero. In termini assoluti, gli iscritti all’Aire, aggiornati al 1° gennaio 2019, sono 5.288.281. Dal 2006 al 2019 la mobilità italiana è aumentata del +70,2% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’AIRE a quasi 5,3 milioni. Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo, ha definito questa quattordicesima edizione come il volume della maturità. “Ci siamo chiesti quale sia il valore aggiunto del nostro lavoro nella società e la risposta è che, attraverso questo volume, si tenta di comprendere i nodi da sciogliere e le problematiche del nostro Paese. Non si può analizzare la mobilità italiana – ha spiegato la curatrice del Rapporto - allontanandola da quello che è il contesto stesso dell’Italia: abbiamo quasi 2 milioni di famiglie in povertà assoluta e ben 5 milioni di poveri; un’età media che fa dell’Italia il Paese più longevo d’Europa con oltre 14 mila centenari; a questo si aggiunga il tasso di natalità più basso al mondo e una stagnazione persino nell’immigrazione. Da quattro anni, infatti, i dati sull’immigrazione ci dicono che non c’è alcuna invasione e che l’unico ricambio semmai è nelle nascite; tuttavia le stesse seconde generazioni, quelle dei nuovi italiani, rischiano spesso di dover espatriare a loro volta in cerca di un futuro migliore”, ha affermato Licata puntando l’attenzione sul tema dell’emergenza emigratoria. “Nell’ultimo anno si sono registrate 128 mila partenze: da quattro anni superiamo le 100 mila unità e questo vuol dire che il fenomeno è diventato strutturale, soprattutto nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 34 anni. Si parte da oltre 100 province italiane differenti, per lo più del meridione, dove in alcune aree c’è un vero e proprio spopolamento: è una diaspora verso tutti i continenti. Cambierà qualcosa quando la mobilità non sarà solo unidirezionale ma circolare, prevedendo quindi anche il rientro”, ha aggiunto Licata ricordando lo ‘speciale’ del 2019 contenuto nel Rapporto. Si tratta dell’inchiesta intitolata “Quando brutti, sporchi e cattivi erano gli italiani: dai pregiudizi all’amore per il Made in Italy”, che narra le vicende emigratorie di tanti nostri connazionali vissute un po’ ovunque tra discriminazioni di ogni genere. Licata ha infine evidenziato i quattro diritti cardine: “il diritto di partire, il diritto di restare, il diritto di tornare e in ultimo quello di scegliere all’interno delle opportunità date dalla globalizzazione”. Toni Ricciardi, della Commissione Scientifica del RIM, ha invitato ad approfondire proprio la parte ‘speciale’ del Rapporto. “In ogni capitolo è spiegato il momento del passaggio in cui, da quando eravamo discriminati in diverse aree del mondo, siamo poi diventati coloro che invece hanno sviluppato delle eccellenze nei vari campi”, ha rilevato Ricciardi. Roberto Rossini, Presidente delle Acli, si è soffermato sulle motivazioni che spingono all’emigrazione. “Molti di coloro che partono dall’Italia lo fanno per lavoro: all’estero infatti è più facile non solo avere un lavoro in quanto tale ma addirittura un avanzamento di carriera e una posizione nel complesso meno ricattabile sotto il profilo dei diritti. Parliamo di un qualcosa che in Italia non sempre avviene, seppur in presenza di persone con un titolo di studio elevato. Ma non si va all’estero solo per lavoro; spesso anche per il benessere della famiglia nel suo complesso: quindi per l’educazione dei figli, che possono così imparare più facilmente un’altra lingua, o per godere di situazioni di vita in generale migliori per tutto il nucleo familiare. Non c’è più quindi la partenza del singolo lavoratore, che va all’estero e invia le rimesse a casa, ma ormai si opta assai spesso per lo spostamento di tutto il nucleo familiare, con o senza figli”, ha spiegato Rossini. Giuseppe Provenzano, Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, ha invitato a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul lavoro svolto dal Rapporto, contribuendo a superare il clima vissuto negli ultimi tempi sui fenomeni migratori nel dibattito pubblico. “Abbiamo assistito alla rimozione pubblica della questione sociale che emerge dal Rapporto: ossia che l’unica via di miglioramento per gli italiani sembra essere quello dell’emigrazione. Ma è un problema che, nella discussione pubblica italiana, ritroviamo negli ultimi dieci anni: un arco temporale nel quale Fondazione Migrantes e Svimez sembrano essere state le uniche voci fuori dal coro. Non ho mai amato la retorica dei bamboccioni che vogliono restare a casa oppure quella dei cervelli in fuga, che è una semplificazione che cancella l’idea della persona migrante nella sua interezza”, ha spiegato Provenzano invitando pertanto a vedere i fenomeni migratori nella loro complessità. “Le nuove migrazioni italiane, a differenza delle ondate epiche del dopoguerra, sono affiancate anche dal problema dell’inverno demografico, ovvero dal calo della natalità: tutto questo è accaduto nell’arco di due decenni, colpendo soprattutto il Sud del Paese. La vera discontinuità pubblica e politica sarà dunque nello smettere di parlare solamente, e soprattutto con certi toni, di immigrazione”, ha aggiunto Provenzano precisando come il cambio di rotta possa passare anzitutto per la comprensione dei problemi reali del Paese e quindi per lo sviluppo e gli investimenti, consentendo magari così il rientro di chi ha maturato esperienze importanti lontano dall’Italia. Il dibattito si è concluso con David Maria Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, che ha inviato un saluto in video. “A Bruxelles – ha esordito Sassoli - sono a contatto con tante persone che hanno lasciato il nostro Paese e che si sono integrate con culture diverse, senza tuttavia dimenticare le proprie origini. Sottolineo l’importanza del ruolo dell’Europa su questi temi: siamo infatti un luogo d’approdo ma anche di partenza e questo spinge a interrogarci. Le misure integrative sociali hanno il compito di rendere l’Europa più solidale e vicina ai cittadini: un’Europa non attenta al disagio delle persone vale molto meno. Dobbiamo dunque essere più lungimiranti per un mondo più giusto”, ha affermato Sassoli. Ha presenziato all’evento una delegazione dell’Istituto Comprensivo “Gramsci” di Roma, in quanto impegnata nel RIM Junior; presenti diversi ricercatori e autori del volume, nonché alcuni parlamentari eletti all’estero e consiglieri del Cgie; ad assistere alla presentazione anche il Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Maeci, Luigi Maria Vignali. (Simone Sperduto/Inform)