ROMA – Si è tenuta, presso la Sala “Aldo Moro” della Camera dei deputati, l’incontro “Italiani all’estero: intelligenze senza confini”, organizzato dalla senatrice Laura Garavini (Italia Viva) , eletta nella ripartizione Europa. Sono pervenuti i saluti da parte del Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

“In più occasioni ho voluto dare sostegno alle eccellenze nazionali, all’ingegno, all’inventiva e più in generale alla cultura italiana: tutto questo è la più preziosa delle nostre materie prime. In tale prospettiva, giornate come questa sono occasioni per riflettere sulle storie di successo italiane riconosciute in tutto il mondo, nel campo della scienza, della medicina, dell’economia, dell’editoria e dell’arte. Questi momenti di confronto – scrive il Presidente del Senato - servono anche a capire le linee da intraprendere a livello legislativo per offrire ai nostri giovani ciò di cui hanno bisogno, perché possano esprimere al meglio il proprio potenziale e inseguire con fiducia le proprie aspirazioni. Investire sui giovani vuol dire investire sul futuro della Nazione”. Il messaggio è stato letto dalla senatrice Garavini che ha poi preso la parola. L’emigrazione di tanti italiani all’estero è, per la Garavini, un segnale di risposta alla volontà di ricercare condizioni di vita migliori, nell’ambito privato e in quello professionale. “Riteniamo che andare all’estero – ha affermato la senatrice - non sia una fuga e per questo motivo dobbiamo sfatare il mito dei ‘cervelli in fuga’. Se queste partenze però sono soltanto in uscita, come avvenuto in questi ultimi anni, si potrebbe creare una desertificazione delle risorse umane per il nostro Paese. La nostra sfida è nella messa in campo di progettualità e proiezione di buone prassi in Italia importante dall’estero. Tuttavia tanti nostri giovani concittadini – ha continuato Garavini - emigrano sempre più anche per crearsi una famiglia al di fuori dei confini nazionali; non soltanto, quindi, per avere prospettive di lavoro migliori. Occorre giungere ad avere un Paese maggiormente a misura di cittadino, attraente e vivibile, a fronte di questi consistenti flussi migratori”, ha evidenziato la senatrice introducendo la novità rappresentata dal “Family Act” per il sostegno ai nuclei familiari: uno strumento spiegato dal Ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. “Ho sempre trovato parziale la narrazione dell’emergenza dei ‘cervelli in fuga’, che tuttavia è sinonimo di un disagio al quale la politica è chiamata a dare delle risposte. Non possiamo però neanche più ritenere il contesto europeo come straniero per le giovani generazioni, se vogliamo davvero parlare di Europa unita. Tutto questo deve iniziare dalle nostre scuole, con un approccio linguistico-culturale e con un’attenzione all’integrazione. Il disagio s’innesca non quando si va all’estero per una crescita, per esempio in campo accademico, ma quando si emigra per far fronte a dei problemi altrimenti non risolvibili in Italia”, ha spiegato Bonetti illustrando l’idea del pacchetto chiamato “Family Act”. Si tratta in sostanza di un misure d’investimento per le pari opportunità e per le famiglie: quindi sono misure a sostegno delle giovani generazioni, anche di quelle che optano per la mobilità, finalizzate al superamento del ‘gender gap’ attualmente ancora presente in Italia. Il Vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, ha richiamato il dato dei 7 miliardi di euro di rimesse dei nostri connazionali dall’estero verso il nostro Paese; ricordando come si tenda invece a parlare sempre delle rimesse degli stranieri presenti in Italia verso i Paesi d’origine. “Al di là delle cifre però ci sono storie e persone che emigrano. Non dimentichiamo che gli italiani nel mondo sono in ogni caso ambasciatori del nostro Paese con dei benefici che vanno ben oltre le rimesse: penso al settore della ricerca e delle università. Interroghiamoci però sul perché tra il flusso in uscita e quello in entrata ci sia un divario così ampio. Stessa analisi servirebbe sui motivi che spingono le persone a trovare lavoro oltre confine. Costruiamo quindi le condizioni per permettere a chi vuole restare qui di poterlo fare”, ha concluso Rosato. Piero Benassi, Consigliere diplomatico della Presidenza del Consiglio, ha ricordato come l’espressione ‘cervelli in movimento’ sia simile all’idea di ‘intelligenze senza confini’. “Accompagnando il Presidente del Consiglio – ha proseguito Benassi - ho il privilegio di vedere dal vivo quanto sia ricca e variegata la nostra collettività all’estero, sia quella di vecchia migrazione e sia quella dei cosiddetti nuovi arrivi. Abbiamo 5,3 milioni di iscritti all’Aire ma sappiamo che le cifre reali sono diverse perché l’iscrizione a questa anagrafe non corrisponde alla totalità delle presenze all’estero; ben 2,8 milioni sono gli iscritti in Europa, soltanto in Germania risultano 820 mila italiani residenti”, ha continuato Benassi sottolineando come la qualità dell’emigrazione in Germania sia molto elevata, con una stratificazione di generazioni e di competenze per le quali sarebbe anche auspicabile una possibilità di rientro. Nel corso del dibattito è intervenuto il Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche migratorie del Maeci Luigi Maria Vignali. “Questa è una giornata molto importante per creare consapevolezza sul fenomeno: tanti sono gli italiani che se ne vanno. E’ importante conoscere le cifre: l’Istat ci parla di circa 120 mila espatri annuali e dagli schedari consolari risulta che negli ultimi sei anni abbiamo un milione in più di italiani all’estero. I laureati e i diplomati rappresentano un 60% della popolazione che emigra: questi sono dati che si devono conoscere per dare delle risposte più efficienti, mettendo il tutto in rete per un dialogo più costante con questi nostri alfieri del ‘Vivere all’Italiana’ nonché promotori dell’economia e della cultura del nostro Paese”, ha commentato Vignali ricordando come il ruolo delle istituzioni debba essere, al di là di studiare le condizioni di questi flussi migratori, anche quello di offrire servizi e di preparare i cittadini alla partenza per non farli trovare sprovvisti degli strumenti necessari. “Bisogna evitare che una volta all’estero questi connazionali cadano preda di situazioni di disagio e di marginalità peggiori di quelle che hanno lasciato in Italia. In questo senso la rete diplomatica e consolare può fare molto – ha aggiunto il Direttore Generale - come già sta facendo per esempio in Germania per orientare i nuovi arrivati e facilitarne l’integrazione. Oggi restare in contatto con il proprio Paese e con la propria famiglia è facilitato dai moderni strumenti di comunicazione; quindi è nell’integrazione sul posto che vanno aiutati i nostri connazionali, con servizi informativi sempre più all’avanguardia. Occorre poi creare una rete con i tanti giovani preparati e talentuosi che abbiamo all’estero per incrementare questo ‘soft power’ italiano e recuperare magari quanto investito su questi ragazzi, lavorando infine per consentire in futuro un loro rientro in Italia”, ha concluso Vignali soffermandosi sul concetto di ‘emigrazione circolare’. (Simone Sperduto/Inform)