La Camera ha approvato all’unanimità il testo di riforma costituzionale che interviene sull'elettorato attivo del Senato, abbassando il limite di età per eleggere i componenti di tale organo da 25 a 18 anni, uniformandolo a quello previsto per la Camera dei deputati.

Il provvedimento passa all'esame dell'altro ramo del Parlamento. Grazie a una proposta del Partito Democratico è stato fatto un passo avanti per porre rimedio a una delle distorsioni del nostro bicameralismo. Sono particolarmente felice di aver avuto l’occasione, con il mio voto, di rendere possibile questo cambiamento positivo nella vita politica e culturale del nostro Paese. Si tratta di un atto dovuto che riguarda il concetto stesso di democrazia parlamentare rappresentativa e che avrà, mi auguro, riflessi positivi anche nella vita delle forze politiche che saranno chiamate ad aprirsi al confronto con una nuova generazione di elettori. L’Italia ha la necessità di una rivoluzione generazionale per interpretare compiutamente i diritti e i bisogni dei più giovani, ma soprattutto per progettare il suo futuro. Se la politica vuole davvero garantire la partecipazione dei suoi cittadini, infatti, non è più rinviabile quella dei giovani alla vita pubblica. Solo attraverso la loro partecipazione attiva si può costruire un Paese diverso. La retorica della disaffezione dei giovani alla vita del paese, d’altronde, non corrisponde alla realtà. Il loro protagonismo è tangibile in ambiti vitali del nostro Paese: sui territori, nelle periferie delle nostre città, sui temi globali che riguardano il futuro del pianeta, dai diritti umani all’ambiente (Greta docet!) – questioni indissolubilmente legate tra loro. Partecipazione ed impegno civili che testimoniano della forte vocazione dei giovani alla condivisione, alla creazione di reti di comunicazione e di scambio di esperienze, dunque, a fare comunità. Il Partito Democratico, che ha votato convintamente a favore di questa modifica costituzionale, avrebbe voluto un maggiore coraggio, soprattutto da parte del M5S, e vedere accolta la sua proposta di riforma che riguardava anche l'elettorato passivo del Senato, consentendo di essere eletti alla carica di senatore a 25 anni e non più a 40. Tale modifica avrebbe consentito di uniformare i requisiti di elettorato passivo per il Senato della Repubblica a quelli previsti per la Camera dei deputati e per le amministrazioni locali. Soprattutto avrebbe completato un percorso a lungo trascurato, ma necessario per coinvolgere nella governance del Paese le generazioni più giovani, dando loro la possibilità di influenzare i processi decisionali in prima persona e allineando l’ordinamento italiano a quello delle legislazioni degli altri paesi europei. “LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE” cantava Giorgio Gaber…