GIUSTIZIA E DIRITTI UMANI NELLA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI ROMA CHE CONDANNA I RESPONSABILI DELLE SPARIZIONI DURANTE LE DITTATURE MILITARI

La sentenza con la quale la Corte d’Assise e d’Appello di Roma ha comminato 24 ergastoli

ad altrettanti responsabili politici e militari dei sequestri, delle torture e delle sparizioni di ventitré cittadini italiani e venti uruguaiani durante le dittature militari in Bolivia, Uruguay, Cile e Perù è, allo stesso tempo, un atto di giustizia e di riconoscimento dell’intangibilità dei diritti umani, il cui significato va al di là delle specifiche circostanze richiamate. Siamo contenti che sia avvenuto e che i giudici, sia pure dopo un percorso faticoso e non privo di contraddizioni, abbiano ancora una volta detto con una sentenza che la giustizia esiste e la verità si può affermare, anche a distanza di tempo, purché perseguite con tenacia e fiducia e con spirito di libertà. Siamo contenti non tanto perché il Partito Democratico si sia costituito, assieme al Frente Amplio, parte civile e sia stato promotore e sostegno dell’iniziativa giudiziaria che ha portato a questo risultato, ma perché quarantatré cittadini hanno avuto giustizia e, tramite loro, simbolicamente l’abbiano avuta migliaia di desaparecidos , nella quasi totalità colpevoli solo di credere nel progresso sociale, nell’uguaglianza e nella libertà. Decine di migliaia di persone scomparse, tra le quali migliaia di origine italiana, furono sole di fronte alla violenza brutale e sanguinaria del potere militare e nemmeno coloro che celebravano con enfasi gli italiani nel mondo pronunciarono una parola per difenderli. Fecero eccezione alcuni funzionari che, rischiando in proprio, salvarono molte vite e le forze democratiche europee, che denunciarono incessantemente le dittature e accolsero migliaia di fuoriusciti e di esuli. Un buco nero, in parte compensato dalla costituzione di parte civile dello Stato italiano nel processo, voluta da governanti attenti e sensibili. Pur senza voler forzare in alcun modo una sentenza costruita su presupposti e riscontri giuridici e che dovrà reggere comunque alla prova del pronunciamento della Cassazione, l’affermazione dell’intangibilità dei diritti umani che in essa è contenuta rappresenta un cono di luce nei tempi che attraversiamo e un segnale inequivocabile per tutti coloro che pensano di usare i diritti umani come merce di scambio e pretesto di consenso.

I Parlamentari PD Estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro