ROMA\ aise\ - Un ampio dibattito ha chiuso la prima sessione dei lavori dell’assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all’estero riunito da mercoledì 3 luglio alla Farnesina. Alla presenza del sottosegretario Ricardo Merlo – andato via quasi alla fine

per il suo imminente viaggio in Ecuador –, del Dg Luigi Maria Vignali, del senatore Petrocelli, presidente della Commissione Affari esteri, e di un’ampia delegazione parlamentare, diversi consiglieri sono intervenuti per puntualizzare tempi e modi di alcune riforme sul tavolo, voto, parlamentari e cittadinanza, in primis.

Mantione (Paesi Bassi) ha chiesto conto a Merlo dello stato di avanzamento della riforma Comites – Cgie e della convenzione Maeci-Patronato, "sparita" dai radar; convenzione di cui neanche Lodetti (Italia) "ha più notizie". Bene la convocazione della Conferenza Stato Regioni e delle elezioni dei Comites, ma Lodetti ha espresso "rammarico perché voteremo nel 2020 senza una riforma e per noi è uno smacco".

Per Alessandro Fusacchia, deputato di + Europa, "il taglio dei parlamentari deve essere collegato alla riforma della cittadinanza", mentre sul testo di Petrocelli, che toglie la possibilità di candidarsi all’estero per i residenti in Italia, il deputato ha sostenuto che "la residenza è criterio dirimente e discriminante: oggi gli italiani non vanno in un Paese e ci restano per 40 anni, sono più mobili, in Europa in particolare, anche di ritorno in Italia". Avere un parlamentare che è stato residente all’estero e che potenzialmente potrebbe tornare ad esserlo, per il deputato potrebbe solo essere un arricchimento. Importante, per Fusacchia, "far votare alle europee dall’estero anche gli italiani residenti nei Paesi extra Ue"; tra le priorità il deputato ha segnalato anche una "ricognizione delle leggi. C’è un limite all’efficienza dell’amministrazione se c’è una norma scritta male o semplicemente datata", potrebbe essere utile censire queste norme che impattano sulla vita degli italiani all’estero.

Lamorte (Uruguay) ha ringraziato Governo e Farnesina per i nuovi uffici consolari che presto apriranno a Montevideo.

La Marca (Pd) ha definito "inaccettabile" il taglio dei parlamentari eletti all’estero, meglio toglierli tutti, come, ha ricordato, ha proposto "per provocazione il collega di Fusacchia, Magi, di + Europa". Quanto al voto estero "bene il voto telematico ma l’opzione prevista dal testo Petrocelli, come ha detto Lodetti, è penalizzante". Sulla cittadinanza "acquisto e riacquisto è tema scottante, nessun governo vuole affrontare un tema con costi non indifferenti. Io ho presentato due ddl: io sono di seconda generazione, chi è stato costretto a rinunciarvi per naturalizzarsi ha più diritto ad averla di me che sono nata all’estero. Io dico di limitare lo ius sanguinis a due generazioni. Ma il prefetto che ho incontrato al Viminale mi ha detto che il Governo è contrario perché ci sono voti preziosi in Sud America". La Marca ha quindi chiesto a Merlo "come il Governo può sostenere Maduro", ricevendo subito la risposta del sottosegretario, che ha precisato: "il governo italiano non riconosce la legittimità delle elezioni del 2018 ma solo dell’assemblea nazionale". In partenza per una missione in Sud America, Merlo, riferendosi alla annotazione di Fusacchia, si è detto "contrario alle candidature dei non residenti all’estero. Il testo di Petrocelli prevede l’iscrizione all’Aire, io aggiungerei anche un tempo", cioè un limite minimo di residenza all’estero, "e un modo di provarlo". Infine, sulla cittadinanza, "il governo è totalmente contrario a limiti allo ius sanguinis; noi pensiamo allo ius culturae. Ho chiesto che il Cgie faccia una proposta – se la fa prima del Parlamento è meglio – perché qui c’è tutto il mondo rappresentato. L’idea del governo è trovare consenso più largo possibile come sul voto all’estero. il Maie non è contro lo ius soli per il suo bacino di voti, noi crediamo nello ius sanguinis, cioè nel fatto che la cittadinanza si trasmetta per discendenza. Rispettiamo chi la pensa diversamente, ma tant’è". Infine, sulla riduzione dei parlamentari, Merlo ha ricordato che "noi non l’abbiamo votata. Ma voglio essere chiaro: noi abbiamo appoggiato la riforma Renzi che eliminava i 6 senatori e faceva rimanere 12 deputati, esattamente il numero di ora, con la sola differenza che in questo caso i 12 non sarebbero solo in una Camera, ma 8 alla Camera e 4 in Senato". Pessimista Arcobelli (Usa), secondo cui su voto e cittadinanza "si va di male in peggio. Scopro ora di essere discriminato per essere un italiano all’estero. Ma gli italiani all’estero non hanno gli stessi diritti degli italiani in Italia? O forse non hanno gli stessi doveri? Volete eliminare la circoscrizione estero? Allora ditelo! E non parliamo di cittadinanza, con i test per il riacquisto: che test vuoi fare a chi a 90 anni? Tenetelo presente. Non fate autogol, ascoltate il Cgie". Di politiche scolastiche, in Germania in particolare, ha parlato Parisi (Germania) secondo cui "la valigia di cartone, simbolo della vecchia emigrazione, è stata sostituita dai bambini delle giovani coppie che emigrano". Bambini "che non hanno la giusta attenzione per il loro inserimento nelle scuole del Paese di accoglienza". Ci sono enti preposti e fondi dall’Italia, ma per Parisi "serve una riforma; occorre prendere contatto con le scuole di accoglienza, almeno le primarie, affinché questi bambini siano seguiti e non sia distrutto il loro futuro". Senatore Pd, Giacobbe ha criticato la "retorica" sentita in sala conferenze: "di riforma del voto all’estero si è sempre parlato e non si è mai concluso nulla: stavolta mi pare uno scaricabarile. È un’iniziativa parlamentare delle due forze di maggioranza, che contiene alcune posizioni giustificate da chi dice che meglio di così non poteva fare, visto che uno dei due partiti di maggioranza vuole proprio eliminarla". L’opzione così come l’incandidabilità fanno diventare gli italiani all’estero cittadini di serie b. Che forse a un sindaco viene impedito di candidarsi al Parlamento?". "Io sono a favore di una riforma che garantisca e salvaguardi il voto", che "andrebbe regolamentato separatamente dalla circoscrizione estero, perché riguarda tutte le elezioni, non solo quelle politiche, ma anche le amministrative o le europee". Il senatore ha poi sostenuto che oltre alle date – della conferenza Stato Regioni o delle elezioni Comites – "c’è bisogno di contenuti". Così come al Governo non si può dire "grazie per le elemosine", ha detto Giacobbe riferendosi a Crimi e ai media. "È un problema di cultura e mentalità", ha sostenuto Giacobbe, che sul fronte cittadinanza si è detto favorevole allo ius soli. Per lo ius sanguinis "la soluzione è semplice: riaprire i termini per il riacquisto, anche se, secondo il Viminale, così ci sarebbero 72 milioni di potenziali italiani, ma non so dove ha preso le cifre". Concludendo, Giacobbe ha assicurato la disponibilità a "lavorare insieme, anche dall’opposizione. A voi dico: facciamo squadro perché se no, fra 12 mesi, non avremo più nulla". L’ultimo intervento della mattinata di mercoledì è stato quello di Norberto Lombardi (Italia): "il ben confezionato discorso del ministro è senza tempo, poteva essere fatto 10 anni fa; la relazione del governo o, meglio, dell’amministrazione, ha fornito tanti spunti, ma noi siamo un organismo di rappresentanza che cerca una interlocuzione con chi decide ed è il governo a farlo. Mi è venuto in mente Rino Gaetano e la sua canzone "Mio fratello è figlio unico". Mi sento orfano. E vi invito a riflettere su questo: se i Comites si rieleggono nel 2020, questa rischia di essere l’ultima o al massimo la nostra penultima plenaria". La prospettiva è "preoccupante": alla riduzione degli eletti all’estero, "che ormai è cosa fatta, si aggiunge elemento dirompente: il ddl sul voto all’estero che contiene l’inversione dell’opzione che rischia di essere la soluzione finale. Nessuna mi dica che pulisce le liste e fa risparmiare o che ci fa controllare fenomeni discutibili. Sono stato tra gli inventori dell’opzione che però ha fallito alla prova dei fatti", facendo votare cioè solo il 4,5% degli aventi diritto alle elezioni dei Comites del 2015, elezioni "mal preparate, ma sappiamo tutti con sicurezza che l’opzione quasi fatalmente farebbe calare gli elettori dal 30% al 10%, cioè ad un livello tale da far nascere obiettivamente la domanda: ma l’Italia si può permettere un giocattolo che costa 30 milioni e che porta a votare 600mila persone? E siccome c’è in atto una fase di attacco generalizzato, visto che nel contratto di governo si parla degli italiani all’estero solo per i brogli, il rischio c’è ed è notevole". A preoccupare Lombardi è anche il metodo: "ieri (martedì, ndr) abbiamo scoperto una targa a Tremaglia. Io posso testimoniare tutti i passaggi dalla riforma costituzione ad oggi e mai, mai è accaduto che su questioni elettorali sugli italiani all’estero si sia andati a colpi di maggioranza. Oggi avete detto: ascoltiamo tutti, ma questa è la proposta di maggioranza. Diteci se è una base di riflessione. Io credo che la sua parola, senatore, pesi più della volontà manifestata. Vi esortiamo a riflettere su questo: a volte partendo da una buona intenzione, si arriva a conseguenze diverse da quelle che ci si proponeva". Come è successo con il decreto sicurezza e la cittadinanza per gli italiani all’estero, esempio di "politica del carciofo" che "pensa a criteri che riguardano gli stranieri e che alla fine ricadono sugli italiani all’estero. Evitiamo le soluzioni punitive e sgangherate, come negare la cittadinanza a chi vive qui per darla al nipote di Garibaldi che non sa dire neanche buongiorno". (aise)