Oggi la Camera ha approvato in via definitiva l'Accordo tra l'Italia e l'Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo (firmato il 14 giugno 2017) relativo al funzionamento della sede dell'organizzazione che si trova a Roma.

La capitale – vale la pena ricordarlo - rappresenta il terzo polo dell'ONU nel mondo dopo New York e Ginevra e prima di Vienna e Parigi. In occasione della ratifica da parte della Camera dei Deputati, sono intervenuta per esprimere il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico. Nel mio intervento ho ricordato che l’IDLO, osservatore presso le Nazioni Unite dal 2001, è l’unica organizzazione intergovernativa dedicata alla promozione dello stato di diritto e delle pratiche di buon governo nei Paesi in via di sviluppo, in transizione economica e reduci da conflitti armati. Negli anni ha formato oltre 20.000 giuristi in più di 175 Paesi con l’obiettivo di aumentare le capacità giuridiche dei Paesi in via di sviluppo ed intrapreso numerosi progetti di formazione della società civile in diversi ambiti strategici. In un mondo in continua trasformazione, del resto, lo stato di diritto deve considerarsi una condizione indispensabile nel cammino verso uno sviluppo sostenibile dal momento che può limitare gli effetti critici della globalizzazione e garantire società più inclusive. Il piano strategico dell’IDLO 2017-20, tra l’altro, incorpora gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con particolare riferimento all’Obiettivo 16 «Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli». Con la ratifica dell’Accordo, l'Italia, storicamente fra i maggiori contributori al bilancio dell’Organizzazione insieme ai Paesi Bassi e gli Stati Uniti, conferma il suo impegno a favore dello sviluppo dei popoli basato sulla cooperazione internazionale e il rafforzamento del sistema multilaterale.