“EUROPA: TUTELARE LE NUOVE MIGRAZIONI, QUALI RESPONSABILITÀ”

ROMA – “Europa: tutelare le nuove migrazioni, quali responsabilità”: è il titolo del seminario promosso dal Forum Associazioni Italiane nel Mondo (Faim)

che si terrà il 28 giugno a Roma, presso il Centro Congressi Frentani (Via Frentani, 2), con inizio alle ore 9.30. Relazioni del Comitato scientifico del Faim: prof. Enrico Pugliese; prof. Matteo Sanfilippo; prof.ssa Grazia Moffa. Sul sito del Faim, sei temi per la discussione:

“1) - Alla presa d’atto della significativa ripresa dell’emigrazione italiana, che sta avvenendo a livello anche istituzionale, non corrispondono iniziative volte a rendere meno gravosi i percorsi emigratori degli italiani che emigrano né a ridurre i motivi economici e sociali che sono alla base della nuova spinta emigratoria. Allo stesso tempo le mutazioni intervenute nel quadro economico e politico-sociale nei paesi di arrivo rendono, in quei paesi, più difficile la difesa dei diritti sociali e civili dei nuovi migranti. Si va affermando, nei diversi paesi, a partire dalla Brexit, ma non solo, un ambiente ostile volto a disincentivare l’immigrazione dei lavoratori comunitari.

2)- L’emergere dei cosiddetti “sovranismi” influenza ed accentua questi atteggiamenti che si rivolgono non solo verso gli extracomunitari, ma ormai anche verso i cittadini comunitari, con effetti di riduzione e di parziale esclusione dai sistemi di welfare (come, ad esempio, nel caso dell’indennità di disoccupazione o dell’assegno sociale), e con la crescita di espulsioni per motivi economici. A ciò si aggiunge il peggioramento, delle condizioni di inserimento e collocazione lavorativa, dei protagonisti della nuova emigrazione italiana in mercati del lavoro sempre più precarizzati.

3)- Un ulteriore elemento di riflessione troppo spesso evitato riguarda le condizioni e gli effetti della nuova emigrazione per le aree di partenza, in particolare, per quanto ci riguarda, per le regioni del Mezzogiorno, da dove si emigra, oltre che all’estero, anche e in modo consistente verso il Nord Italia. Nell’ultimo decennio si registra un processo massiccio di spopolamento di intere aree montane e collinari con un aggravamento negli ultimissimi anni. Con ciò si spopola il Mezzogiorno, ma anche aree interne del centro-nord, con un effetto a catena per cui emigrazione genera a sua volta ulteriore emigrazione. Torna a riproporsi con forza la questione irrisolta dello sviluppo diseguale del Sud rispetto ad altre aree dell’Italia, che è questione nazionale e che riguarda l’intero paese. Da qui la necessità di una scelta politica strutturale di investimenti e di occupazione, la necessità, in questo quadro, di piani straordinari di intervento volti a migliorare le condizioni economiche e sociali del Sud ma anche delle aree del nord del paese più colpite dagli effetti della globalizzazione.

4)- Questo ci porta ad un altro tema da affrontare: i nuovi processi emigratori intraeuropei determinano una concentrazione di popolazione nei luoghi dove si concentra ricchezza, forte attività produttiva e potere politico e un progressivo decremento di popolazione, parallelo alla crescita di povertà, nelle aree periferiche europee. In Italia si accentua lo storico dualismo Nord-Sud Italia che indebolisce l’intero paese, nord compreso. Analoghi fenomeni caratterizzano altre aree del nostro continente. La principale contraddizione che attraversa l’Europa è quella di un peggiorato rapporto fra centro e periferie. Accanto ai paesi mediterranei, i paesi dell’Est hanno perso e perdono quote ancora più consistenti di popolazione a vantaggio delle aree centrali. Contemporaneamente ha luogo il fenomeno delle migrazioni degli anziani verso altri paesi, attratti da incentivi fiscali e dal più basso costo della vita.

5)- Rispetto a tali scenari ci si è occupati troppo di presunte invasioni di immigrati dall’estero, mentre non ci si è occupatati – in Italia come in Europa – di realizzare politiche di sviluppo e di riequilibrio tra aree periferiche e centrali. Piuttosto, il sud dell’Europa si è, per così dire, allargato ad Est e la concentrazione del potere economico e politico richiama forza lavoro da queste aree, proprio mentre le politiche sovraniste creano ambienti ostili agli immigrati stessi.

6)- Per quanto riguarda la composizione della nuova emigrazione si può confermare che si tratta di una emigrazione sempre più spinta dalla necessità e sempre meno di una libera mobilità basata su libere scelte individuali. Secondo i dati disponibili i laureati costituiscono poco più di un quarto del totale degli emigranti; la principale componente “in fuga” continua a essere quella delle braccia; di ciò è necessario prendere atto. Ed è altrettanto necessario dotarsi a livello nazionale ed europeo di politiche che riguardino tutti gli emigrati, a prescindere dai loro diversi livelli di scolarizzazione e qualificazione ed ovunque essi si trovino”. (Inform)