Trento – E’ come se ogni anno l’Italia perdesse una città delle dimensioni di Bergamo, o è come se – per usare un’immagine rovesciata dell’immigrazione – ogni settimana 2.300 italiani prendessero il largo su una barca:

sono i dati allarmanti illustrati il primo giugno al Festival dell’Economia di Trento in un dibattito dedicato al fenomeno dei cervelli in fuga organizzato da Tortuga, un think tank di studenti e giovani professionisti di cui più della metà dei soci vive all’estero. Un fenomeno che è sempre più in crescita, visto che dal 2008 è come se avessimo perso una città delle dimensioni di Bologna. “Il ‘Brain Drain’ – ha spiegato Silvia Merler, ricercatrice di Algebris – non riguarda più soltanto i Paesi in via di Sviluppo ma ha coinvolto anche l’Eurozona dopo la grande crisi del 2008, con un movimento da sud a nord dell’area euro. Per l’Italia il fenomeno è aumentato in maniera significativa nel 2012” spiega la ricercatrice, che ha sottolineato come il nostro Paese sia storicamente meno attraente, “con una tendenza a perdere talenti già prima della crisi, ma ora l’emigrazione ha fatto registrare il massimo nell’arco di 5 decenni, siamo tornati ai livelli degli anni Settanta”. La ricercatrice continua: “Si tratta di un’emigrazione che ha soprattutto carattere ‘Brain Drain’: chi emigra infatti è in media più istruito di chi resta, i laureati con trenta e lode sono il 40% tra coloro che se ne vanno mentre sono il 25% tra quelli che restano. E il nostro Paese ha un saldo migratorio particolarmente negativo per i lavoratori qualificati. Questo ci rende impreparati alla sfida tecnologica e rafforza le disuguaglianze sociali esistenti, tanto che studiare non paga vista l’immobilità intergenerazionale e sociale che caratterizza il nostro Paese”. E tutto ciò, inoltre, ha riflessi politici evidenti: “Per i ‘movers’ l’Ue è positiva e la loro posizione è progressista, mentre l’Europa è associata alla disoccupazione per chi resta, che è preda di una narrazione euroscettica e radicalizzata”. E tutta questa fuga di talenti ha comportato una perdita dal 2008 al 2015 di investimento in capitale umano di 43 miliardi di euro. “L'unico modo per uscirne è fare qualcosa, qui e ora, e intendo proprio avere materialmente voglia di costruire – sottolinea invece Lorenzo Maternini, vicepresidente di Talent Garden - La differenza rispetto al passato è solo che dobbiamo fare "in rete", in connessione tra città italiane e con il resto del mondo. Oggi non si è bresciani, non si è lombardi, non si è italiani". Massimo Anelli, professore di Economia alla Bocconi ha invece illustrato i risultati delle sue ricerche sul rapporto tra emigrazione e cambiamento politico: “Ho scoperto che Comuni che hanno avuto più emigrazione tendono ad avere meno ricambio della politica locale. In termini pratici questo vuol dire consiglieri comunali più anziani, consiglieri comunali non laureati e meno donne coinvolte. Da qui nasce la mia proposta che è quella di estendere il voto degli italiani all’estero per le elezioni comunali, quindi poter permettere a chi parte proprio perché non trova il cambiamento necessario nel suo comune di origine di esprimere la sua richiesta di cambiamento”. (NoveColonneATG)