GLI STEREOTIPI DA RIBALTARE”: L’ARTICOLO DI SCHIAVONE E PRODI (CGIE) SU “BUONE NOTIZIE” (CORRIERE DELLA SERA)

ROMA - "A cosa serve una rappresentanza degli italiani all’estero? Che valore hanno i sei milioni di italiani fuori dall’Italia? Cosa possiamo fare per i giovani che hanno lasciato e che lasciano ogni anno l’Italia,

e cosa possono fare loro per il Paese?”. Inizia così l’articolo a quattro mani sul seminario di Palermo firmato da Maria Chiara Prodi (Presidente della Commissione Nuove Migrazioni e generazioni nuove” del Cgie) e dal segretario generale Michele Schiavone, pubblicato il 14 maggio scorso su “Buone notizie”, l’inserto settimanale del Corriere della Sera. Ne riportiamo di seguito la versione integrale. “Centoquindici delegati da tutto il mondo, giovani, cittadini italiani, si sono trovati per rispondere con parole e progetti propri a queste domande dal 16 al 19 aprile a Palermo, su iniziativa del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie). Ed è stato un grande successo. Non solo per l’evento che ha permesso confronto, scambio, progettualità. Non solo perché il Consiglio generale degli italiani all’estero ha dato loro tutta la libertà di tracciare una strada assolutamente autonoma, impastata di desiderio e di bisogni. Non solo perché l’hanno fatto con sensibilità e serietà, entusiasmo e meticolosità, ma perché la loro intraprendenza e versatilità è stata capace di spazzare via stereotipi e tabù, aprendo nuovi orizzonti essenziali per vincere alcune scommesse importanti. La prima: dimostrare che il sistema della rappresentanza istituzionale degli italiani all’estero (costituito da Comitati degli italiani all’estero, Cgie e Consulte regionali per l’emigrazione) ha una reale centralità nelle collettività ed è stato capace di selezionare e proporre il proprio futuro migliore e più promettente, non tanto (o solo) per curriculum, ma per presenza all’interno delle comunità e motivazione personale. In secondo luogo i giovani delegati hanno confermato di essere una generazione capace di comunicare e progettare superando sbarramenti e frontiere, con codici propri che travalicano la distinzione che pareva inamovibile tra nuove migrazioni e seconde o terze generazioni. L’orgoglio dei secondi ha trasfigurato la rabbia dei primi e il risultato è stato esplosivo. In terzo luogo la sfida vinta è stata quella di poter parlare apertamente di umanesimo e di diritto alla mobilità, di impegno politico e di voglia di cambiare il Paese: di valori universali sfatando il mito del disimpegno giovanile. Il Consiglio generale degli italiani all’estero è convinto che questo sia stato reso possibile da alcuni fattori indispensabili individuati e predisposti con un lungo lavoro preparatorio: essersi messi veramente al servizio di questi giovani delegati; aver lanciato la sfida di essere operativi prima, durante e dopo l’evento; aver mescolato ai lavori momenti di estrema bellezza, favoriti dall’ospitalità delle istituzioni locali, dall’atmosfera e dall’ambiento non solo architettonico, ma anche musicale, teatrale, spirituale, capaci di connettere mente e cuore; avere orientato l’appuntamento del “Seminario per la costruzione di una rete di giovani italiani nel mondo” verso un orizzonte di pragmaticità, di valori alti e plurimi, di consapevolezza dei limiti, ma anche degli spazi del possibile. Da allargare e conquistare". (aise)