Ho appreso con viva preoccupazione da Il Corriere canadese la notizia che il governo dell’Ontario, per riassorbire il suo deficit di bilancio, ha deciso di diminuire sensibilmente il contributo finora dato ai programmi di insegnamento delle lingue minoritarie,

tra cui l’italiano. In questa decisione è coinvolto anche l’International Languages Program gestito dal Toronto Catholic District School Board, che organizza centinaia di corsi di italiano e che, stando alle notizie riportate, riceverebbe la metà dei fondi rispetto agli anni passati. Ricordo che appena un anno fa solo l’appassionata mobilitazione della comunità italiana, degli eletti di origine italiane e degli organi di informazione è riuscita a scongiurare, anche per il sostegno finanziario del governo italiano, una forte riduzione dell’offerta formativa in italiano. Non mi permetto di interferire, naturalmente, nelle autonome decisioni di un importante governo provinciale di un grande Paese come il Canada, dove sono nata e cresciuta e di cui sono pienamente cittadina. Non posso fare a meno, tuttavia, di sottolineare l’importanza che la domanda di apprendimento delle lingue d’origine da parte delle comunità immigrate sia soddisfatta come un fondamentale diritto di cittadinanza nel quadro delle politiche culturali e formative di un paese accogliente e multiculturale come il Canada. In ogni caso, non appena saranno più chiare e definite le conseguenze per i singoli Board delle restrizioni di fondi annunciate in questi giorni, non mancherò di sollecitare le autorità italiane, come già fatto in passato, affinché non solo seguano con attenzione la situazione, ma si rendano parte attiva affinché i livelli di insegnamento dell’italiano in Ontario non regrediscano. Il sistema di insegnamento dell’italiano in Ontario è stato per decenni un modello apprezzato e invidiato a livello mondiale. Nessuno – né le famiglie né lo stesso Stato italiano – ci guadagnerebbe se la sua immagine e la sua funzionalità si offuscassero.