ROMA - “Il Cgie si riunisce oggi nella sua 42esima assemblea plenaria, giunto a metà mandato, in un momento particolare della storia del nostro Paese”, in cui “il fenomeno di migratorio è oggetto di un aspro e continuo confronto politico”.

Così il segretario generale Michele Schiavone ha aperto la lunga relazione nella prima sessione dell’assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all’estero iniziata oggi alla Farnesina. Da 10 anni a questa parte, il Paese “è tornato ad essere ad alta vocazione migratoria”, ma è “ancora sprovvisto di strumenti per governare la mobilità e non ha alcuna strategia per la gestione della diaspora”, che oggi coinvolge circa 5 milioni e 600mila cittadini. Un esodo, ha aggiunto Schiavone, “prodotto dai limiti amministrativi di un sistema” da un lato “privo di sostegni per chi cerca un lavoro in Italia” e dall’altro, “senza orientare chi emigra all’estero”. Chi parte “è spesso lasciato al proprio destino”. Anche se oggi “la comunicazione e l’informazione sono facilitati dalla rete” non sono “sufficienti a supplire le carenze del sistema”. Per questo, l’Italia avrebbe bisogno di “un Ministero ad hoc e dei comitati permanenti in Parlamento”, così da “ricomporre il mosaico delle distinte presenze degli italiani nel mondo”. Per Schiavone occorre “riannodare il filo della responsabilità nazionale anche attraverso la conoscenza del fenomeno migratorio”. Su questo fronte “serve un impegno straordinario del governo e delle istituzioni per trovare soluzioni per contenerlo e favorire il rientro dei migranti”, con risorse adeguate, visto che, ha denunciato Schiavone, “la legge Controesodo non ha coperture finanziare e quindi non viene applicata”. Per il segretario generale “serve un sistema internazionale per la gestione delle migrazioni”, perché “quella umana è l’unica realtà non protetta da regole analoghe a quelle che disciplinano le transazioni finanziarie e commerciali. Il 10 e l’11 dicembre prossimi, 193 paesi dell’Onu ne discuteranno a Marrakech”, dove dovrebbe essere sottoscritto “un patto globale per una migrazione sicura e regolamentata”. Sarebbe il “primo accordo intergovernativo sotto l’egida dell’Onu per gestire in modo globale e completo le migrazioni, con particolare attenzione ai diritti e allo sviluppo territoriale sostenibile”. In attesa di conoscere le future decisioni su Brexit e Venezuela, l’emigrazione, ha detto ancora Schiavone, “rimette in causa le frontiere soprattutto in Europa, dove alla vigilia delle elezioni, è opportuno battersi perché dalla prossima Legislatura l’Ue si doti di un’agenzia che abbia competenze dirette sui cittadini europei residenti in uno stato membro diverso da quello di nascita”. Il Cgie, ha ricordato Schiavone, “persegue questo obiettivo insieme agli altri organismi di rappresenta europei, fin gli incontri di “Europa in movimento” svolti a Parigi nel 2008 e a Roma nel 2010”. Gli spostamenti “evidenziano il concetto stesso di cittadinanza, condizionando gli indirizzi di politica interna e il riconoscimento del diritto di votare alle amministrative nello stato di residenza e alle politiche nello Stato in cui si è cittadini”. L’Italia da tempo è “in attesa di una revisione della legge sulla cittadinanza”, ad oggi rimangono in vigore “norme obsolete e macchinose”, come “sanno bene i consolati, soprattutto in Sud America”. Per queste ragioni, ha ribadito Schiavone, “serve un nuovo ministro per l’emigrazione” che si occupi di “una politica mirata a sostegno dei vari campi di intervento”. Al Ministro degli esteri, che è anche il presidente del Cgie, così come al parlamento e agli eletti all’estero, il Consiglio generale chiede di “favorire il lavoro delle commissioni competenti sulle proposte di riforma in materia di rappresentanza”, cioè di Comites e Cgie, che la plenaria ha approvato a novembre 2017. Fondamentale “la messa in sicurezza del voto all’estero”, che il Cgie sintetizzerà in una propria proposta, così come chiedo dal sottosegretario Merlo, alla fine di questa assemblea plenaria. “Comites e Cgie così ripensati dovranno rigenerare le comunità italiani all’estero, farle diventare funzionali a una vera collaborazione tra vecchia e nuova emigrazione, creando un legame vero coi paesi ospitanti, rivitalizzando associazioni, enti di formazione, la stampa e le imprese”, insomma “l’intero sistema italiano all’estero”. Ci sono, anche su questo fronte, “riferimenti normativi obsoleti”, come ad esempio "la recente decisione della Corte dei conti sulla diaria che spetta ai presidenti dei comites in occasione dell’Intercomites”. Una questione che il Cgie “spera si risolva”. Schivone ha quindi citato i prossimi, importanti appuntamenti cui il Consiglio generale è a lavoro “con impegno” da tempo: la conferenza dei Giovani a Palermo l’anno prossimo, il seminario delle donne in emigrazione sabato a Roma, l’appuntamento a Matera di domenica e lunedì, la conferenza stato-regioni-Cgie ancora nel 2019. Un impegno che il Consiglio generale ha messo anche per rispondere alla richiesta di Merlo circa la proposta sulla revisione delle modalità del voto all’estero: “la Costituzione attribuisce agli italiani all’estero gli stessi diritti dei residenti in Italia”, ha ricordato Schiavone. “Siamo consapevoli della necessità di armonizzare le differenze nella pratica dell’esercizio del diritto di voto”, rendendolo “sicuro in tutte le sue applicazioni” dunque sia per le elezioni dei Comites, che in occasione delle politiche e dei referendum. Occorrerà, ha aggiunto, “una diffusa e continua informazione per accrescere una vera e propria educazione civica e rendere più consapevoli le scelte dei singoli cittadini”. Queste sono “condizioni necessarie per promuovere la partecipazione e assicurare la certezza e la trasparenza di un voto libero da ogni coercizione”. Servono “strumenti idonei” come ad esempio “uffici elettorali permanenti nei consolati”. Lo strumento del voto “ha bisogno di manutenzione”. Il Cgie, ha assicurato Schiavone, “avrà cura di indicare anche eventuali modalità aggiuntive per rispettare la recente direttiva europea che consente di votare alle Europee anche ai cittadini residenti in paesi extra Ue, o per corrispondenza o con il voto elettronico”. Su queste procedure “gli italiani all’estero non devono essere discriminati per un mero contenimento dei costi elettorali”, sarebbe “anticostituzionale”. A “preoccupare” il Consiglio generale anche la constatazione che “a 12 anni dall’ingresso in Parlamento degli eletti all’estero, governi e Parlamenti non hanno ancora compreso le potenzialità e il valore aggiunto dei nostri rappresentanti”. Rappresentanti che il ddl all’esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato vuole addirittura ridurre: ovviamente il Cgie è “contrario”. Portare gli eletti all’estero da 18 a 12, in totale, aprirebbe “un vulnus profondo”. Come Vignali, anche Schiavone ha citato sia gli Stati generali della lingua italiana che la Conferenza dei Consoli, per ricordare che in entrambe le occasioni sia stato ribadito “il ruolo centrale delle collettività all’estero”. Sul fronte della lingua, in particolare, “il quadro non è roseo come appare, soprattutto per la diversità di interessi e dei sistemi della domanda e dell’offerta nei vari ambiti e livelli formativi”. Anche qui “occorre semplificare le procedure e armonizzazione gli strumenti del Sistema integrato per la promozione linguistica e culturale”. “Cruciale” per Schiavone “la ridefinizione della Circolare numero 13, che a decenni di distanza dovrà recepire le trasformazioni mondiali della formazione e della istruzione, preparandosi al futuro. Le nuove regole dovranno stare alla base della stesura dei piani paese, della rpomozione del bilinguismo da affiancare all’inserimento dei corsi nei curriculu,m scolastici delle scuole pubbliche all’estero, alla rete delle scuole, ai corsi di sostegno per la nuova mobilità”. Ma soprattutto serve una macchina amministrativa “per contributi erogati più velocemente” e nella “definizione di requisiti minimi per il riconoscimento delle attività degli enti promotori”. Attività importanti che hanno bisogno di “risorse adeguate”, le stesse che occorrono anche per “riaprire sedi consolari chiuse troppo frettolosamente nel passato”, senza dimenticare il sostegno economico “ai Comites, al Cgie, all’assistenza e alla stampa italiana all’estero. Mettere in discussione, annunciando la graduale abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria prefigurandone l’eventuale trasferimento dagli editori al sistema editoria nel suo complesso, privilegiano la domanda dei cittadini, è motivo di giustificata allerta”. Anche per questo il Consiglio generale, con la Commissione Informazione e in collaborazione con la Fusie, ha promosso il convegno di giovedì pomeriggio cui prenderà parte il sottosegretario all’editoria Crimi. Sul fronte dei servizi, il Cgie chiede al Maeci “nuove assunzioni per la rete consolare e adeguamenti salariali per i lavoratori della Farnesina”. Ricordato che i “patronati sono ancora in attesa della convenzione con il Maeci”, Schiavone ha anticipato che “a breve partirà una campagna del Consiglio generale per invitare i connazionali alla iscrizione all’Aire”. Al Ministero degli esteri “proponiamo di agire in sinergia con i diversi attori che lavorano nell’emigrazione” anche “promuovendo incontri annuali per definire i programmi dei piani paese”. “Le questioni del lavoro e della previdenza e dell’assistenza rimangono punti nevralgici per gli italiani all’estero”, ha detto Schiavone. Il paese è chiamato a “concrete iniziative” su questo fronte, così come su quello del “nuovo frontalierato” che non si limita più ai paesi limitrofi – Svizzera, Francia, Austria – ma che negli anni si è trasformato in una sorta di pendolarismo con il Nord Africa o l’est Europa. Eclatante il caso di Bucarest. L’Italia “è cosciente di essere tra i paesi della modernità e va sostenuta nel suo ruolo, al quale contribuiscono in maniera efficace gli italiani all’estero nelle forme più diverse; tra queste figura il lavoro che svolge il Cgie impegnato a rafforzare le luci e a diradare le ombre di questa nuova epoca. Questa settimana auguro a tutti noi di essere intraprendenti, propositivi e audaci per decidere il nostro destino. Lo dobbiamo al nostro Paese e – ha concluso – a tutti gli italiani all’estero”. (m.c.\aise)