ROMA – Già nella sua prima giornata di lavoro alla Farnesina l’Assemblea Plenaria del Cgie ha avviato il dibattito sulla riforma delle modalità del voto all’estero. In apertura di seduta il segretario generale Michele Schiavone ha ricordato come la bozza di riforma del voto all’estero,

condivisa da Comites e associazioni, dovrà pervenire al sottosegretario Merlo entro il mese di novembre. E’ poi intervenuto il presidente della Commissione Diritti Civili, Politici e Partecipazione Paolo Da Costa che ha illustrato i punti salienti di discussione elaborati dalla III Commissione sulla riforma delle modalità di voto all’estero. Nel documento si prevedono varie modifiche: l’istituzione di un apposito elenco di cittadini italiani residenti all’estero che manifestino la volontà di esercitare il diritto di voto (una iscrizione unica valida per tutte le tornate elettorali); la stampa a Roma delle schede elettorali; il mantenimento del codice a barre per garantire la tracciabilità dei plichi elettorali dai consolati di riferimento; l’uso della raccomandata con ricevuta di ritorno o altro mezzo che attesti la ricezione del plico elettorale da parte dell’elettore; istituzione di uffici centrali dello spoglio delle schede provenienti dall’estero in quattro città, Roma, Firenze, Milano e Napoli; realizzazione di una campagna di informazione per l’elettore, anche attraverso i media locali. Ha poi preso la parola il segretario generale Schiavone che ha ricordato come al voto del 4 marzo abbiano partecipato all’estero per l’elezione del Senato il 30% degli aventi diritto, con 17.508 schede bianche e 128. 922 schede non valide. Per la Camera ha invece votato nel mondo il 29,84% degli aventi diritto, con 17.762 schede bianche e 138.993 schede non valide. Schiavone ha rilevato l’esigenza di un’adeguata copertura adeguata finanziaria per avere un voto all’estero trasparente, sicuro e che sia reale espressione individuale. Dal canto suo il vice direttore generale Dgit Roberto Martini ha segnalato come rispetto alle precedenti elezioni del 2013 siano aumentati di 700.000 unità gli elettori all’estero, una crescita dovuta alla costante crescita degli italiani residenti all’estero, ma anche alla partecipazione alla consultazione degli elettori temporaneamente all’estero (circa 30.000). Il tutto a fronte di una riduzione nel corso degli anni di una rete di risorse e di personale. Il ministro Martini ha anche ricordato le misure poste in atto per il voto all’estero dal Ministero senza modifiche delle attuali norme, come ad esempio l’introduzione del codice a barre e un maggior coinvolgimento dell’Arma dei Carabinieri nelle fasi del processo elettorale. Anche Luca Fava, capo dell’ufficio elettorale alla Dgit, ha parlato dell’aumento degli elettori all’estero (+ 20%) e del calo delle risorse a disposizione (- 20% ). Fava ha rilevato come l’introduzione del codice a barre , che ha riguardato il 75% degli aventi diritto, sia stato di aiuto all’amministrazione per il rilascio dei duplicati. Fava ha anche parlato della necessità di un più esteso utilizzo del codice a barre e del buon esito del portale che ha consentito di seguire le fasi elettorali su tutta le rete estera coinvolta. Alla luce di queste misure, che hanno dato risultati incoraggianti, Fava evidenzia però come il sistema elettorale per l’estero rischi di non tenere per l’aumento degli elettori e la riduzione delle risorse finanziarie. Ha poi preso la parola il consigliere Giuseppe Stabile (Spagna –Portogallo) che ha sottolineato l’esigenza di garantire la personalità del voto, avendo la certezza che il plico sia ritirato dalla persona interessata, di adeguare la grandezza del plico elettorale alla dimensione standard delle buche delle lettere e di redigere un verbale sul numero dei plichi consegnati direttamente in consolato. A seguire l’intervento di Norberto Lombardi (Pd) che ha auspicato lo svolgimento da parte del Cgie di un compito chiarificatore e di difesa nei confronti del diritto di voto all’estero, un traguardo conquistato con fatica, rispetto agli attacchi politici e mediatici subiti anche recentemente. Lombardi si è poi soffermato sul voto per corrispondenza, un sistema esposto, e sull’ipotesi dell’iscrizione preventiva ad un elenco di elettori per poter votare dall’estero, una opzione già seguita per le ultime elezione dei Comites che ha dato risultati deludenti anche a causa di una inadeguata campagna informativa. “Non parliamo di una riforma delle modalità di voto ma di una profonda manutenzione del voto per corrispondenza a meno che non si voglia cambiare tutto il sistema di voto e modificare la legge”.– ha precisato Lombardi che poi ha chiesto una semplificazione delle procedure che riducano l’alto numero di schede nulle. Lombardi si è anche detto d’accordo sulla creazione dei comitati elettorali all’estero, ma ha chiesto che lo scrutinio avvenga in quattro sedi distinte in Italia con la certificazione delle Corti d’Appello territoriali. Lombardi ha infine auspicato un futuro interessamento per il voto elettronico. Dopo la riflessione del consigliere Andrea Mantione (Paesi Bassi) che si è detto contrario al voto elettronico, all’iscrizione preventiva degli elettori in elenchi e ha chiesto un suffragio all’estero universale con gli stessi diritti dei cittadini che risiedono in Italia, Nello Gargiulo (Cile) ha segnalato la necessità, vista la vastità di molto paesi e le carenze dei servizi postali, di ampliare i tempi previsti per la riconsegna da parte dell’elettore dei plichi elettorali ai consolati Mariano Gazzola, vice segretario generale per l’America Latina, ha parlato dell’esigenza di non mettere in discussione l’universalità del nostro sistema di voto all’estero e della mancanza di dati disaggregati ed approfonditi sulle ultime consultazioni elettorali. Gazzola si è anche soffermato sia sull’importanza di fornire al Maeci adeguate risorse per la prossima tornata elettorale, sia sulla necessità di stabilire quale procedura e scadenza dare alla discussione nel Cgie sulle modifiche alle modalità di voto all’estero. Di un allargamento dei tempi di restituzione dei plichi elettorali ha parlato anche Cesare Villone (Brasile) che ha inoltre auspicato la stampa delle schede a Roma già con i nomi dei candidati, in modo da facilitare l’espressione delle preferenze. “Siamo di fronte – ha affermato il vice segretario generale per i Paesi Anglofoni Extraeuropei Silvana Mangione - a due linee di intervento: la prima linea è quella di aggiustamenti immediati per avere la certezza che almeno certe cose vengano risolte . la seconda linea è quella di produrre effettivamente un progetto di riforma e io credo che il Consiglio Generale debba cogliere l’invito del sottosegretario e quindi procedere a stilare una riforma che potrebbe non limitarsi soltanto ai meccanismi di preparazione del plico, dove dobbiamo decidere per il voto per corrispondenza ma anche guardare ad altri aspetti della legge 459, che nel 2001 era perfetta, ma sono passati tanti anni e molte cose possono essere perfezionate in questo senso”. “Nella nostra Commissione continentale – ha aggiunto la Mangione dopo aver rilevato la necessità di valutare i rischi e i costi del voto elettronico - noi propendiamo per il rafforzamento del voto per corrispondenza e la stampa delle schede in Italia, ma non dei plichi, per il codice a barre con i dati del votante all’interno della busta gialla in cui si mette la busta piccola”. Secondo la Mangione bisognerebbe poi usare a macchia di leopardo la posta per l’invio dei plichi nei Paesi dove funziona, effettuare lo spoglio nei consolarti, con la costituzione del seggio con gli scrutatori e i rappresentanti di lista, nonché realizzare da subito una rubrica settimanale in televisione nella quale promuovere un corso di educazione civica dei cittadini votanti all’estero per far conoscere che la personalità e la segretezza del voto sono a carico del votante. Ha poi preso la parola la deputata del Movimento 5 Stelle Elisa Siragusa, eletta nella ripartizione Europa, che ha evidenziato come il binomio voto all’estero - brogli, non nasca come un discorso di delegittimazione del voto all’estero, ma dall’impossibilità di quantificare la distorsione dei risultati del voto (ad esempio mancato ricevimento del plico o invio del plico a persona deceduta). Dopo aver rilevato che parlare della riforma del voto estero significa cercare di dare maggiore dignità al voto dei nostri connazionali nel mondo, la deputata ha segnalato l’impossibilità di paragonare i risultati delle elezioni Comites, effettuata con l’opzione inversa dell’iscrizione per il voto, con l’esperienza delle consultazioni politiche. Secondo la deputata le elezioni dei Comites furono infatti poco partecipate per mancanza di una vera campagna informativa e per la scarsa conoscenza da parte delle comunità dell’esistenza di questi organismi di rappresentanza. Elisa Siragusa ha poi sottolineato come con l’aumento esponenziale del numero dei nostri connazionali all’estero si rischi una crescita spropositata anche delle risorse necessarie per la lo svolgimento delle elezioni all’estero. “Diventa importante ragionare – ha aggiunto la deputata – sull’inversione dell’opzione di voto. Si può anche ragionare in maniera mista, se si vuole votare per corrispondenza ci si può registrare preventivamente o si va a ritirare direttamente in consolato il plico”. Dal canto suo Eugenio Marino (Pd), dopo aver sottolineato che il voto degli italiani all’estero è l’esercizio di un diritto sancito dalla Costituzione, ha rilevato l’esigenza di mettere in sicurezza il voto per corrispondenza attraverso l’inversione dell’opzione di voto, purché questa iscrizione preventiva avvenga una volta sola per le future tornate elettorali e senza un appuntamento elettorale troppo ravvicinato, in modo da poter informare gli elettori all’estero in tempo adeguato sulla novità. “Per quanto poi riguarda il voto nei seggi - ha aggiunto Marino – bisogna capire come si possa garantire la sicurezza del voto nel mondo con le nostre forze dell’ordine, ad esempio nei grandi consolati con tanti elettori all’estero, quanti seggi bisogna fare e chi garantisce in quel caso la sicurezza?”. Marino ha anche evidenziato come la suddivisione dello spoglio delle schede in quattro città italiane eviti inoltre il problema della mancanza degli scrutatori che invece si è in passato manifestato quando lo scrutinio è avvenuto in una città. Dopo l’intervento di Isabella Parisi (Germania) che ha rilevato come non si possa togliere il diritto di voto all’estero per risparmiare delle risorse e l’importanza del suffragio per corrispondenza, il consigliere Hector Marcelo Romanello (Argentina) si è detto favorevole allo spoglio nelle ambasciate con l’istituzione della relativa Commissione elettorale e alla realizzazione di una campagna civica da parte della Rai all’estero e dei mezzi locali. Secondo Tony Mazzaro (Germania) per la riforma del voto sarebbe opportuno prendere spunto anche dalle buone prassi in atto in altri paesi. Per Mazzaro occorre effettuare lo spoglio delle schede nei consolati e aumentare da 15 a 20 giorni il tempo per la restituzione via posta dei plichi votati. Dal consigliere Riccardo Pinna (Sud Africa) è stata invece sottolineata la necessità di coinvolgere in questa proposta di riforma del voto all’estero i Comites e le associazioni e di agire con velocità per non perdere questa occasione, proposta dal sottosegretario, e divenire protagonisti. E’ stata poi la volta di Luigi Papais (Ucemi) che si è detto favorevole ad una manutenzione sul voto all’estero e non alla realizzazione di leggi nuove. Papais ha anche auspicato un coinvolgimento dell’associazionismo nell’opera di sensibilizzazione delle comunità all’estero per la partecipazione al voto. “Il codice a barre – ha aggiunto Papais - ha migliorato la tracciabilità del plico, ma il punto cruciale è quello della certificazione di chi vota. Bisogna trovare un ente locale che certifichi chi è esattamente a votare ”. Papais ha poi espresso dubbi sul voto elettronico, mentre pensa alla possibilità di effettuare gli scrutini, ove sia possibile direttamente nelle ambasciate. Dopo l’intervento del direttore generale del Maeci per gli italiani all’estero Luigi Maria Vignali ha preso la parola il consigliere Antonio Putrino rilevando come sia importante destinare risorse adeguate al voto all’estero, che ha il normale costo della democrazia, anche alla luce dell’alto valore che appartiene al brand dell’Italia nel mondo. La seduta si è chiusa con i saluti del sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo che ha espresso soddisfazione per le proposte avanzate nel corso del dibattito e si è detto pronto a portare la bozza di legge del Cgie in Consiglio dei Ministri. (G.M.- Inform)