TORINO - “"Forse dovrei farmi il passaporto inglese”. Così Chiara, 38 anni, a Londra da 20, commenta l'attacco del ministro degli Interni britannico, Theresa May, al principio di libera circolazione europeo, tacciato come principale responsabile del crescente e «insostenibile» flusso migratorio. Chiara, due figli nati oltremanica, è una dei tanti connazionali che hanno recepito con perplessità e preoccupazione le parole della May e ora sta pensando di richiedere la doppia cittadinanza, per evitare futuri grattacapi. Dalle pagine del “Sunday Times”, il ministro, uno dei falchi del governo conservatore di David Cameron, ha infatti dichiarato guerra a uno dei principi cardini dell' Unione, lo stesso che ha permesso a centinaia di migliaia di italiani di trasferirsi nel Regno Unito per studiare, vivere e lavorare, senza bisogno di un visto”. Il boom dei connazionali nel Regno Unito – e a Londra in particolare – continua a tenere banco sulla stampa nazionale. Su “La Stampa”, quotidiano torinese diretto da Mario Calabresi, Umberto Becchi riporta oggi i commenti e le reazioni degli italiani alla “stretta” annunciata dal ministro May. “Il referendum sull'Ue May propone di chiudere le frontiere per chiunque non abbia un contratto di lavoro in tasca. Chi, come Chiara, un impiego l'ha già non dovrebbe essere a rischio, ma all'orizzonte aleggia anche il referendum sulla permanenza nell'Ue, che il governo ha promesso di tenere entro il 2017 e che potrebbe stravolgere la situazione. “Mi piacerebbe poter votare”, dice Marco, nome fittizio, perché il 30enne lavora come economista per un ministero e non è autorizzato a parlare dell'operato del governo. Il diritto di voto è una delle ragioni che ha spinto anche lui a iniziare le procedure per la doppia cittadinanza. “Costicchia”, nota, spiegando come la relativa imposta sia stata recentemente alzata a circa 1000 sterline. Si dice “infastidito” dalla lettera del ministro e dagli articoli della stampa conservatrice che “mettono tutti sullo stesso piano: rifugiati che attraversano il Mediterraneo, migranti accampati a Calais e cittadini europei”. Scettico sulla reale portata dei possibili tagli all'immigrazione dall'Ue, visto che la proposta della May è destinata a incontrare l' opposizione di altri Paesi europei e ha già suscitato le rimostranze della confindustria locale, la Cbi, è invece più possibilista sul risultato del referendum. “In Italia - spiega - quasi accettiamo con piacere che l' Ue ci impartisca delle regole, perché non siamo in grado di farle da soli, mentre una parte del Regno Unito vede ciò come un' imposizione sgradita”. Silvia Sciorilli Borrelli, 29 anni, giornalista per una testata economica londinese, si dice invece “perplessa” per le parole della May. “È una mossa populista. Sono affermazioni che servono a far leva sulle esigenze della parte più conservatrice e retriva dell'elettorato”. “Gli immigrati dall'Ue lavorano quasi tutti e pagano le tasse. Sicuramente contribuiscono di più in termini di Pil di quello che "mangiano" in termini di sussidi e servizi”, dice. Il ministro si è infatti scagliato contro il cosiddetto “turismo del welfare”, a pochi giorni dall'uscita dei dati ufficiali sull'immigrazione netta che, a marzo 2015, ha registrato un aumento del 28% sull' anno precedente (330.000 ingressi in più), sancendo una pesante sconfitta per Cameron, che aveva promesso di ridurre il flusso. È d'accordo con la linea dura della May, già soprannominata “nuova Lady di Ferro”, Claudio Di Vita, 29enne siciliano, a Londra dal 2010 e impiegato come cambista da Barclays. “Il problema - spiega - è che molti appena arrivati, dicendo di cercare un'occupazione, richiedono invece i sussidi per la disoccupazione, pagati con le tasse di noi che lavoriamo. Conoscenti del mio Paese sono venuti, sapendo che c'era questa possibilità. Hanno iniziato prendendo più di 500 sterline al mese, tra alloggio e sostentamento. Queste regole fanno sì che ad alcuni convenga trovare un lavoro in nero, continuando a ricevere i sussidi”. Anche Claudio ha comunque iniziato a informarsi per la doppia cittadinanza. “Non credo che il referendum passi, ma il passaporto funge da "assicurazione"”, dice. Gli fa eco Antonio Chierchia, 26 anni da Napoli, manager da Zazà Gelato a Canary Wharf. “Se fanno pulizia, mandano via solo le mele marce, quelli che vengono per i benefit e si lamentano di non trovare lavoro: cosa che qui è impossibile! Io, senza contatti e senza sapere l' inglese, dopo cinque giorni avevo un impiego”. Contrari alle proposte della May sono invece gli studenti, visto che il ministro vorrebbe impedire loro di trattenersi senza lavoro dopo aver completato gli studi. “Una riforma del genere mi creerebbe dei problemi” dice la 26enne Alexia Delfino, che sta facendo un dottorato in Economia alla London School of Economics. “Dovrei pianificare con anticipo che lavoro cercare e ciò potrebbe limitare le mie scelte”. Cameron dovrebbe discutere di possibili inasprimenti ai benefici garantiti per i migranti europei durante una visita ufficiale in Spagna e Portogallo, alla fine di questa settimana”. (aise) LA STAMPA