L'aumento degli scambi e dei trasferimenti di persone che si accompagna alla globalizzazione è diventato ti motivo di un'affermazione quasi rituale, eppure pochi si pongono il problema di affrontare i risvolti concreti di questi fenomeni per fare in modo che le persone coinvolte siano messe nella condizione di superare nel modo migliore le situazioni cui vanno incontro. È questa la ragione che mi ha indotto ad avanzare al Governo due interrogazioni parlamentari e a realizzare una serie di contatti con responsabili istituzionali e amministrativi volti a dare un impulso agli accordi bilaterali per la conversione delle rispettive patenti di guida con i paesi con i quali vi sia un reciproco e intenso flusso di persone. In questi miei interventi ho posto tre questioni. La prima è quella di fare il punto sulle trattative con i diversi paesi per la conversione delle patenti: quante se ne stanno facendo, con chi, a che punto di maturazione è giunto il lavoro di definizione degli eventuali accordi? Un secondo punto riguarda la situazione con alcuni paesi, in particolare con quelli del Nord America: Canada e Stati Uniti. Per il Canada ho presentato un'interrogazione specifica, di cui ho dato conto in un altro comunicato. In realtà, con le autorità canadesi, grazie anche alla solerzia dei nostri rappresentanti diplomatici, dovremmo essere a buon punto dal momento che pare si stia trovando una strada per rispettare le prerogative dello stato centrale e quelle delle Province, competenti in materia. Con una diversa interrogazione, sottoscritta dai colleghi del PD eletti all'estero e da decine di altri deputati, ho chiesto che siano sviluppate le trattative con le autorità statunitensi per l'evidente interesse di facilitare l'importante flusso reciproco di persone che si muovono dal l'uno all'altro paese per ragioni di affari, di esercizio professionale, di studio e di turismo. Un terzo punto riguarda le modalità di svolgimento degli esami che gli stranieri in Italia devono sostenere dopo un anno di permanenza, durante il quale è consentito loro di continuare a usare la patente originaria. Fino a qualche anno fa i moduli per i test erano compilati in tutte le lingue previste dall’ufficialità idiomatica dell'Onu. Successivamente si è arrivati all'uso di sole due lingue, oltre l'italiano, il tedesco e il francese, obbligatori per le nostre minoranze linguistiche. Non è pensabile che in un anno qualcuno si possa impadronire della lingua locale in modo da comprendere compiutamente i test proposti. Ho chiesto, dunque, di ritornare alle lingue ONU o, almeno, di aggiungere l'inglese che tra le lingue correnti è quella più diffusa. L'internazionalizzazione è un processo inarrestabile e per l'Italia addirittura utile. In più, un crescente numero di stranieri s'insedia in Italia e abbiamo tutto l'interesse che si integrino in modo attivo nella nostra società. La conversione delle patenti è un passo concreto in questa direzione e per questo è un obiettivo che dovremmo perseguire con convinzione ed efficienza. On. Francesca La Marca