(Salvatore Augello) Tutto si può dire del cavaliere, ma non che non sia imprevedibile nel suo modo di fare e di confrontasi con una realtà che diventa sempre più ingarbugliata sia dal punto di vista politico che dal punto di vista economico. Finisce la riunione del Consiglio dei Ministri e si presenta artatamente al Bagaglino in tempo per farsi trovare lì durante l’intervallo dello spettacolo,

 per parlare con la gente, cercando, dice lui, di rassicurare tutti e di convincere tutti che l’economia italiana non va poi così male e che il sistema bancario è solido. Il tutto, alla ricerca di applausi e all’interno di una discutibile operazione di immagine, che non ha precedenti nella storia della repubblica. Va in giro per le strade di Roma, ostentando il suo apparato di sicurezza, che attira l’attenzione più del suo sorriso stampato sulla bocca, si sofferma davanti ad una delle sezioni più storiche del PCI prima e del PD oggi: la sezione “Guido Rattoppatore”. Qualcuno ricorda al cavaliere che quel nome apparteneva ad un giovane fucilato dai tedeschi. A Forte Bravetta, ma lui non si formalizza poiù di tanto, invitato ad entrare, entra, scambia battute, stringe mani, tranne quella di Renato Vigalotti, che fa finta di niente e non piglia la mano che il cavaliere gli tende. Alla domanda: “il paese è in ginocchio e lei continua a ridere”, lui, non si scompone e risponde: “la differenza fra noi è che voi siete pessimisti e tristi. E’ vero, siamo diversi”. Ed ancora: “lei dice che non vuole il dialogo con il PD, ma viene qui da noi”; il cavaliere risponde dispensando battute e strette di mano a tutti, tranne come abbiamo detto, con il Vigoletti, che ritiene di non dovere stringere quella mano. E’ vero, il popolo itaòano e non la sinistra è triste, perchè ogni giorno deve fare i conti con il aro vita, con la disoccupazione, con i soldi che non bastano mai, tutte cose che a quando pare il cavaliere non può o non vuole capire. Lui continua imperterrito la sua passeggiata per via dei Giubbonari, parlando con la gente, rispondendo a chi gli chiedeva dei suoi processi, che lui se ne fregava, forse perché dopo il lodo Alfano si sente proprio al scuro o forse perché si è davvero convinto di essere onnipotente, e, chi può fare cosa contro l’onnipotente? A che gli chiede: “presiente che mi consiglia, acquisto ENI?” Lui, da esperto risponde: “si, adesso è il momento di comprare”. Ai commercianti, dall’alto della sua paterna bontà chiede: “come va il commercio?” Alla risposta dei commercianti che lamentano la cresi del commercio risponde: “abbiate fede, il commercio si riprenderà, senz’altro si riprenderà e la crisi finirà”. Un bell’esempio di paterno incoraggiamento, che trova anche il tempo e l’occasione per ricordare ad un calabrese che gli raccomanda la Calabria, che non ci sono problemi e che si farà anche il famoso ponte sullo stretto. Ottimismo? Incoscienza? Comportamento studiato ad arte, nel tentativo di distrarre il popolo italiano dai guai del momento, attirando l’attenzione sul suo “Berlusconi show”? Possibile che abbia ragione Di Pietro, che sostiene che ogni volta che il cavaliera parla commette reati? Possibile che questo padre della patria pensa che la gente non si renda conto delle difficoltà del momento e pensa che basta dispensare la vista della sua immagine e la salacità delle sue battute per fare dimenticare alla classe medio bassa, che non riesce ad arrivare alla fine del mese, cher non trova lavoro, che deve stringere ancora la cinghia, che rischia di perdere la casa perché non può pagare il mutio? Eppure la parola d’ordine sembra essere quella di fare finta di niente, respingere ogni offerta di confronto e di collaborazione che viene dalla sinistra, per andare avanti con la politica di riforme, che rischiano di destabilizzare le fondamenta stesse della repubblica. Avanti con la riforma della scuola, avanti con quella della giustizia, con la caccia alle prostitute, agli immigrati, con il federalismo fiscale tanto caro a Bossi