(SA) - Acquisito il grande risultato elettorale che vede il cavaliere sconfitto su tutti i fronti, compreso nel suo regno (Milano) ed a casa sua (Arcore), città ormai passate a sondaci di centro sinistra; spenti gli eco dei festeggiamenti della festa della Repubblica del 2 giugno, che ha visto il trionfo della politica e dell’equilibrio del presidente Napolitano, rivolgiamo l’attenzione alla prossima scadenza elettorale

che chiama i cittadini italiani alle urne il 12 e 13 giugno prossimi. Ci riferiamo alla grande scommessa politica dei referendum, che dopo la sentenza della corte costituzionale, ormai è alle porte. Un appuntamento che è stato osteggiato dal PDL e dagli amici del cavaliere, che temono un risultato negativo per quanto riguarda il “legittimo impedimento” approvato per garantire al cavaliere, ma anche ai ministri, la possibilità di non presentarsi in tribunale per rispondere dei processi in corso. Per disincentivare la partecipazione al voto e quindi cercare di non fare raggiungere il quorum necessario, si era arrivati a votare un decreto legge che metteva la moratoria di due anni sulla scelta nucleare del governo.

La stessa cosa si voleva escogitare per i referendum sull’acqua sempre con lo stesso obiettivo. Il legittimo impedimento si voleva lasciare solo, in modo che la gente, perdendo interesse ai referendum non si recasse alle urne. La sonora sconfitta elettorale, la sentenza della corte costituzionale, ha spinto il cavaliere ad una riflessione che gli permettesse di evitare una secondo sconfitta. Qual è ufficialmente questa decisione uscita dalla direzione del PDL, che ha incoronato Angelino Alfano segretario del PDL? Lasciare libertà di voto agli elettori del PDL, almeno ufficialmente, in modo che in caso di raggiungimento del quorum, il centro sinistra ed i referendari non potessero appropriarsi di questa vittoria, scaricando sul cavaliere e sul suo partito il peso della sconfitta. Ingegnosa, a prima vista, ma inutile, perché una vittoria sui referendum si rifletterà in ogni caso sul PDL e sulla sua politica di furbizie tesa ad espropriare gli italiani di diritti elementari come quelli di portare la gente a votare per referendum su problemi vitali della vita del popolo italiano. Allora vediamo ancora una volta quali sono questi referendum e che cosa vogliono.

a) referendum popolare n. 1 Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione; (questa norma consente di dare in appalto la gestione dei servizio di distribuzione dell’acqua, oltre ad altri)

b) referendum popolare n. 2 Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma; (questa norma lascia liberi e privati gestori di applicare la tariffe che vogliono per recuperare il capitale investito)

c) referendum popolare n. 3 Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme; MODIFICATO DALLA CASSAZIONE (1° giugno 2011): Titolo: Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare. (con il referendum si vuole evitare la costruzione di centrali nucleari, specialmente dopo il disastro del Giappone)

d) referendum popolare n. 4 Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale. (L’abrogazione di questa norma costringerebbe il primo ministro ed i ministri ad andare in tribunale per i processi delle cose di cui sono accusati) Come si vede, siamo di fronte ad una battaglia per affermare intanto il principio che i cittadi9ni sono tutti uguali di fronte alla legge; per la difesa del suolo e dell’ambiente cercando di evitare disastri nucleari come quello del Giappone; per affermare il principio che l’acqua è un bene pubblico su cui non si può permettere ai privati di speculare. Principi importanti da difendere, che impegnano tutta la società civile e gli amanti della democrazia e del proprio Paese. Avanti dunque con i referendum per dare un’altra risposta forte al cavaliere, per affermare il principio di autodeterminazione e di democrazia che caratterizza un popolo e le sue libertà elementari. Il 12 e 13 GIUGNO 4 RISPOSTE, 4 SI PER DIRE NO AL SOPPRUSO ED ALLO STRAPOTERE DI UN GOVERNO CHE SI OCCUPA DEI PROBLEMI DEL CAVALIERE E NON DI QUELLI DEL PAESE.