Riccione, 29 Apr. (Adnkronos/Ign) - "Il Governo ha avuto una grande pensata: non solo non far niente per sostenere l'economia, ma usare la crisi per tagliare e ridurre i diritti dei lavoratori". Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, punta il dito contro l’esecutivo, in un passaggio del suo intervento al 18esimo congresso nazionale dello Spi Cgil, che si chiude oggi a Riccione.

 "Scientificamente, giorno dopo giorno, il Governo -fa notare il segretario- ha cercato di smantellare i diritti dei lavoratori". Ma, avverte, "quando si attacca lo statuto dei lavoratori, non si attacca soltanto lo statuto, ma un insieme di valori che si ritrova nella nostra Carta Costituzionale. Si attaccano i fondamenti della Costituzione, e non solo l'articolo 1, ma anche laddove si dice che non si può mettere sullo stesso piano i diritti di chi lavora e di chi assume i lavoratori. Mettere sullo stesso piano chi non è uguale, è il fondamento -chiosa Epifani- degli attacchi del Governo a chi lavora". Fortunatamente, fa notare poi il segretario, "capita che il Governo faccia una legge così malmessa che si trova un Presidente della Repubblica come Giorgio Napolitano, che ha la forza e il coraggio di rimandare il testo alle Camere". Ma la questione del Ddl lavoro e la norma sull’arbitrato sono ancora nel mirino del maggiore sindacato italiano. "Come è accaduto ieri- ricorda Epifani- un emendamento, che apparentemente dice poco, presentato da un ex ministro (Cesare Damiano, ndr) ma anche ex compagno della Cgil, passa e avrà effetto". Il ddl dunque "non produrrà effetti perché resta incostituzionale e qualsiasi ricorso al Giudice del lavoro ne bloccherà gli effetti" ribadisce Epifani, osservando che "quando si vuole fare troppo i furbi, spesso ci si attorciglia su se stessi". Poi il discorso si sposta sul primo maggio: “Abbiamo tenuto a fare un primo maggio nazionale e unitario. Il tema importante è non solo del tema dei diritti dei migranti, ma del significato che questa condizione ha per tutti". "Stiamo vivendo un tempo in cui - osserva Epifani- ci si chiude e ciascuno pensa a difendere i propri diritti, la propria individualità. La crisi non aiuta politiche inclusive e temo che possa spingere a maggior egoismo, a chiusure identitarie e territoriali". "Noi dobbiamo essere quelli che si battono perché difendere il diritto del lavoratore migrante, soprattutto se ridotto in schiavitù, è anche difendere il diritto del lavoratore italiano. E quando difendiamo il diritto del lavoratore italiano, difendiamo anche il diritto del migrante''. ''Il 1 maggio ha questo significato -spiega- e serve anche a vedere quali rapporti interecorrono tra schiavismo moderno e malavita organizzata. Non sono mai riuscito a capire perché il bisogno di manodopera nelle campagne è sostenuta da lavoratori non italiani: il fatto che queste 40mila persone siano persone che non si possano sottrarre al ricatto della malavita organizzata e dello schiavismo e mi vergogno di vivere in un paese - conclude - dove un caporale chiede due euro e mezzo di pizzo per i dieci euro che quel lavoratore guadagna lavorando in quella condizione". Epifani infine commenta le richieste avanzate dai commercianti di tenere aperti i supermercati il primo maggio. "Quando vedo tanti amministratori solerti dire 'teniamo aperti i nostri supermercati e i nostri negozi il primo maggio', non ho pregiudizi, ma mi chiedo: se uno può dire, perché non si può lavorare anche il primo maggio, vorrei che gli amministratori rispondessero anche alla domanda contraria, e cioè perché per un giorno all'anno, in una festa così importante, non si possa tenere chiuso un supermercato o un esercizio commerciale?".