(di Enrico Fierro, da Il Fatto Quotidiano, 10 aprile 2010) Le elezioni stavano andando male. Questo pensava il caro amico del senatore Marcello Dell’Utri. E allora meglio pensarci prima. E fare un bel falò delle schede elettorali degli italiani residenti in Venezuela. 8 aprile 2008, Aldo Miccichè, un iperattivo settantenne calabrese da anni riparato in Sudamerica e sempre al centro di mille torbidi affari, parla al telefono con un suo interlocutore italiano.

È Filippo Fani, dirigente del Pdl. Miccichè è allarmato e cerca comprensione. "Ti dico delle cose molto riservate. Mi sono trovato questa notte a dover, non avevo vie d’uscita, perché non me li potevano consegnare... di distruggerle, chiaro o no?". Filippo Fani, stretto collaboratore di Barbara Contini, in quelle elezioni capolista del Pdl a Napoli e per il suo passato di governatrice di Nassiriya fiore all’occhiello di Berlusconi, capisce. "Sì, sì". E il vecchio Miccichè può continuare il racconto della sua notte elettorale. "A Barbara questa notizia devi dargliela in via segretissima, che viene dai servizi di sicurezza. Se si sapesse questa cosa...sai come arrivano le...(i punti sospensivi stanno per schede, ndr) avevano il cartone completo dai, parliamoci chiaro...". Fani, sempre più partecipe: "Infatti". Miccichè rincuorato: "Io mi sono permesso di...". Fani. "Hai fatto benissimo che stiamo scherzando". In bilico. No, non stavano scherzando. Aldo Miccichè aveva in mano le sorti del partito di Berlusconi in Venezuela, in buoni rapporti col mondo politico e con i servizi segreti del paese sudamericano, il faccendiere sa che le elezioni sono in bilico. Berlusconi può vincere, ma i numeri al Senato non devono riservare sorprese. Ecco perché i voti degli italiani all’estero sono essenziali per eleggere senatori che possono diventare l’ago della bilancia. "La nostra candidata comunista di qua ha chiesto aiuto a Chávez (il presidente del Venezuela, ndr), perché tu come sai, lei sta facendo tutta una propaganda a favore di Chávez in Italia, quindi ha chiesto certi aiuti. Una parte di queste buste (i plichi con le schede votate dagli italiani in Venezuela, ndr) erano partite grazie ai servizi di sicurezza di qua”. Quando Miccichè si accorge che i candidati del centrosinistra si stanno muovendo a tappeto, prende la decisione finale. Bruciare le schede. Alle 3 di notte chiama Barbara Contini per avvisarla della sua decisione e "per avere il suo ok, ma non mi ha potuto rispondere, povera disgraziata stava dormendo alle 3 di notte". Aldo Miccichè cerca di far capire al dirigente del Pdl il pericolo che Berlusconi e il suo partito stanno correndo. "Questi stronzi si sono organizzati non dico meglio di noi ma quasi. Io questa notte sono riuscito a fare questo. Per chiamare io alle 3 e mezzo Barbara Contini, ti rendi conto come ero combinato? Dall’altro canto non è che quelli me li potevano consegnare per farle votare io... perché se no avevo risolto il problema questa notte". Così è andato il voto all’estero: le schede o si votavano a pacchi interi, oppure si bruciavano. Micciché spiega a Filippo Fani, che lo ringrazia ("Già che ci hai avvisato, ma è più che giusta questa cosa") la sua strategia elettorale: “Ed allora sai cosa ho fatto? Ho messo il tappo della benzina ecc...così si è risolto il problema. Ho le ceneri, se volete le ceneri ve le posso mandare". Un bel falò. Cenere al posto delle schede, il funzionario del Pdl da Roma, ringrazia e si fida: "Non ti preoccupare". Diavolo di un calabrese, furbo come un serpente: "Non avevo via d’uscita perché comunque non sarebbero state nostre. E infatti è chiaro quelle che arrivano tardi (Miccichè si riferisce evidentemente alle schede votate che arrivano in Italia oltre il termine stabilito, ndr) vengono bruciate, quindi li ho bruciati prima io. Che cazzo me ne fotte". Filippo Fani: "Ok". E Miccichè soddisfatto dell’approvazione del suo gesto: "Non ho commesso alcun reato e se hanno filmato pazienza". Fani lo tranquillizza: "Ma no, non penso". E Miccichè finalmente rassicurato: "Anche perché devo dire che sia il sergente che il capitano, insomma sono persone legatissime a me, poi erano ubriachi tra le altre cose". Ma chi è Aldo Miccichè? Oggi ha 74 anni, da una trentina vive in Venezuela inseguito da condanne maturate in Italia per un totale di 25 anni. Il suo passato è tutto politico. È stato segretario provinciale della Dc a Reggio Calabria negli anni Sessanta, poi consigliere provinciale a Roma, sempre a Piazza del Gesù con ruoli importantissimi nell’organizzazione del partito. Coinvolto in mille scandali, uomo dei misteri ("avevo io i fascicoli del Sifar di De Lorenzo, li ho gettati nel Tevere"), ha sempre mantenuto rapporti strettissimi con la Calabria. 'Ndrangheta compresa, ovviamente. Tra il 2007 e il 2008 si prende in cura i rampolli di una delle cosche più potenti della Piana di Gioia Tauro, i Piromalli. Li aiuta, li introduce nel mondo politico, li fa incontrare più volte con Dell’Utri. Petrolio e vaccini. Il senatore è suo amico e socio in affari. Dal petrolio venezuelano ai medicinali. Un settore quest’ultimo che interessa anche ai Piromalli. Un business da 500 mila dosi di vaccino antinfluenzale da esportare in Sudamerica "come Onlus, organizzazione umanitaria, così paga tutto lo Stato italiano", precisa il faccendiere. Un affare al quale Miccichè associa anche il figlio di Dell’Utri, Marco. "I medicinali – dice al senatore in una telefonata del 2 gennaio 2008 – saranno il nostro posto al sole. I nostri figli devono avere tutto”. Aldo Miccichè è un personaggio di una intelligenza smisurata, a suo tempo riuscì a truffare anche la banda della Magliana, come ha raccontato Maurizio Abatino. Parlava con tutti i maggiorenti del Pdl. "Ho fatto fuori due uomini di Tremaglia perché avrebbero sicuramente distrutto Forza Italia. Tu sei il responsabile della baracca per quanto riguarda il Venezuela", gli dice Barbara Contini il 10 marzo del 2008. Aveva un sistema di relazioni, Miccichè che spaziava dalla politica alla 'ndrangheta, alla finanza. Tanto da far dire ai magistrati della Dda di Reggio Calabria "che è una persona che qualunque altra, timorata delle leggi, dovrebbe tenere alla larga". Ma Marcello Dell’Utri, suo amico, sponsor e socio, si limita a definirlo "un cittadino che vive da anni in Venezuela, con la famiglia. Non vedo cosa c’è di strano". Ma Micchiché ha lavorato proprio bene: nel 2008 in Venezuela il Pdl svetta con il 72,69% al Senato e con il 65,92% alla Camera. Un bel bottino rispetto al 27,8% di Forza Italia nel 2006. Da il Fatto Quotidiano del 10 aprile