Ci dobbiamo scusare con i nostri lettori, per non avere pubblicato le notizie di ieri, ma abbiamo una scusa abbastanza plausibile: siamo rimasti davanti al compiuter a seguire la trasmissione di Michele Santoro, che non accettando di essere stato zittito, assieme ad altri, in maniera molto discutibile, ha voluto lo stesso dare agli italiani la sua informazione sui fatti che oggi avvengono in Italia.

Una iniziativa che risponde non solo alla decisione presa dalla RAI di sospendere i cosi detti talk show,: anno zero di Michele Santoro, Ballarò di Giovanni Floris, in mezzora di Lucia Nunziata e porta a porta di Bruno Vespa, ma anche all’inchiesta di Trani, dove si evinge che il cavaluere da tempo fa pressione per fare zittire Santoro. Il tutto, ben inteso nel nome di una non meglio identificata par condicio, che è sempre stata osteggiata dal cavaliere, che ama stare solo in televisione. La risposta, è stata di grande impatto vuoi per i personaggi che vi hanno partecipato, vuoi per il fatto, che finalmente, sono entrati in questa campagna elettorale i veri problemi di questo bistrattato paese, dove si vuole accreditare la teoria che tutto va bene e che l’unico problema vero sono i magistrati comunisti e la sinistra. Solo così, è stato possibile vedere quanti operai che hanno perso o sono in procinto di perdere il posto di lavoro, perché manca una politica di sostegno alle imprese e perché il governo non fa niente per impedire la delocalizzazione di quelle imprese, che smantellano in Italia per trasferire i loro stabilimenti nei paesi dove la manodopera costa meno, non è sindacalizzata, non è politicizzata e si accontenta con poco. Il cavaliere ha voluto scandire da par suo i tempi di una campagna elettorale nel corso della quale si sarebbe dovuto parlare dei problemi delle regioni, della disoccupazione, della sanità, dell’abbassamento delle tasse, dei pensionati che non ce la fanno più ed invece si è solo parlato di magistratura, di sinistra inaffidabile, di riforma della giustizia dopo le elezioni, di politica di riforma, ancora una volta minacciate. L’ultima riforma a fare l’ingresso nella campagna del cavaliere, è stata quella della modifica della costituzione, per andare ad un sistema presidenzialista, dove si possa eleggere direttamente il capo dello stato o il capo del governo. Si direbbe che vuole la corona di monarca, se non assumessi atteggiamenti che somigliano sempre più a quelli dei tempi andati. Ma veniamo a Santoro. Un trasmissione che ha registrato un altissimo indice d’ascolto,scatenando le ire del cavaliere che l’ha definita aberrante, lamentandosi contro l’autority, che ha multato il TG1 e canale 5 per lo straripare del cavaliere e per il poco spazio concesse alle altre forze politiche. Le statiche parlano di un rapporto uno a tre a favore del cavaliere, che ha letteralmente occupato tutti gli spazi televisivi, lanciando invettive ed odio anche contro le altre istituzioni della repubblica, alzando e nello stesso tempo sviando tono e contenuti della campagna elettorale. Tutto è buono per coprire i problemi che il cavaliere ha all’interno del suo partito, dove deve contrastare con Fini che sempre in maniera più frequente piglia le distanze dalle dichiarazioni del cavaliere, che di questa campagna ha voluto fare una sorta di referendum sulla sua persona. Ma i problemi ci sono e restano, quella politici all’interno di una maggioranza che sembra no reggere più che potrebbe scoppiare dopo le elezioni, se gli elettori sapranno dare una lezione al cavaliere. Problemi connessi ai rapporti tesi con Fini, alla paura, ormai certezza, di essere sorpassato al nord dalla Lega di Bossi, paura che gli si rivoltino contro tutti colori che stanno pagando a caro prezzo una crisi con economica che solo il governo non vede e che ieri sera è stata portata in piazza nella manifestazione di Santoro, voluta dal sindacato nazionale della stampa e dal sindacato dei giornalisti RAI, in tutta la sua drammaticità. Interventi di livello alla trasmissione, quali quelli di RElio e le storie tese, di Teresa Desio, di Roberto Benigni, che ha intessuto l’elogio della libertà che si respira nel nostro Paese. Dove si è mai visto, dice Benigni, un paese dove si chiudono i talk show? In Italia si può e così vi, in una serata dove sfilano alternativamente, Venditti e Floris, Lerner e Crosta, Luzzatti e Dorfles, Moniccelli e Benisgni, e3 tanti altri, lì, in quella manifestazione inedita, a protestare contro la censura, contro il governo, contro i pericoli che corre la democrazia ad opera di un personaggio, che vuole fare solo i propri interessi, a spese di tutto il Paese. Una serata da non perdere e che noi, non abbiamo voluto certamente perdere, trasurando il nostro dovere di informare i nostri lettori, ai quali chiediamo acora scusa, ma siamo convinti che la motivazione ne valeva la pena.