Dalla proposta di Bossi di fare il test di dialetto agli insegnanti del Sud che vanno ad insegnare al Nord, a quella del dialetto nelle scuole, dal federalismo fiscale al simbolo0 regionale sulle magliette dei giocatori di calcio, dalla caccia agli immigrati a quella ai Rom, dalla invenzione delle ronde, al blocco dei fondi per il mezzogiorno, al ripristino delle gabbie salariali.

Continua senza soluzione di continuità l’attacco della lega e dei suoi massimi dirigenti all’unità dello Sato. Ora siamo arrivati a volere cambiare l’inno nazionale, dopo avere dileggiato la Bandiera e la maggioranza minimizza, spacciando queste prese di posizione per sparate estive dirette solo al popolo della lega. La verità è che la lega ed i suoi ministri, si muovono amministrando questa Repubblica, ma considerandosi fuori di essa, attaccando il Parlamento Nazio9nale e inventandosi la Padania.

L’ultimo attacco viene dal ministro Zaia, dichiarazione che riportiamo integralmente qua sotto.

"Molte realtà, come Venezia, Perugia e Palermo, lo fanno già, ma vorrei che anche i grandi club accogliessero la mia proposta di cucire sulle magliette i simboli della regione o della provincia o della città, a scelta. Sarebbe un modo molto popolare di far conoscere gli stendardi della cultura locale". Lo afferma il ministro delle Politiche agricole e forestali Luca Zaia, nel corso di KlausCondicio, programma condotto da Klaus Davi su YouTube. "Tengo a precisare che l'articolo 114 della Costituzione recita che la Repubblica è costituita da Stato, Regioni, Province e Comuni - sottolinea l'esponente della Lega Nord - Esiste una sentenza della Corte Costituzionale che esorta le Regioni a dotarsi di un simbolo e i simboli non nascono dal nulla, o dal marketing, bensì sono frutto della storia di una comunità. Quindi, se le magliette si fregiassero di questi simboli, sarebbe un momento di grande visibilità e identificazione per la comunità locale". Il Va’ pensiero prima delle partite? "Non sono contrario. Il Va’ pensiero era cantato anche dai patrioti, quindi...". La proposta del ministro leghista suscita già le prime polemiche. "Da come vedo io il calcio, già e tanto che sulle maglie ci sia il nome dello sponsor. – lo afferma Maurizio Lupi, presidente del Milan Club Montecitorio - Io dico che l'identità di una squadra di calcio è data dai suoi colori e dal simbolo della società. Per me non c'è bisogno di aggiungere altri orpelli". Più aperto alla proposta il presidente della Juventus, Giovanni Cobolli Gigli. “Più o meno le squadre di calcio nei loro stemmi riproducono già le caratteristiche della città d'origine, - ha detto - come la Roma con la lupa ad esempio. Credo che la scelta di esibire l'appartenenza cittadina sia meglio che resti a discrezione delle squadre che vogliono farlo". (fonte: USEF-ansa-adnkronos)