Sono fallite da poco le trattative tra Governo e sindacati sulla costituzione della CAI (Compagnia Aerea Italiana), il vettore internazionale che avrebbe dovuto risorgere dalle ceneri dell'Alitalia, da qui il nome “operazione fenice”,

attraverso i finanziamenti di una cordata italiana formata da imprenditori, a fronte del rilievo delle perdite da parte dello stato. Le trattative sono fallite dopo che il CAI ha ritirato l'offerta fatta ai sindacati. La Cgil non ha accettato le condizioni, insieme ai piloti, che dalla loro Unione avevano già anticipato: “con il CAI non sono trattative” ma “ci siamo trovati un muro di fronte”. “Sono perplesso rispetto alla vicenda di Alitalia in generale e rispetto alla situazione politica che ha generato”, esordisce Marco Fedi. Per prima cosa “non avremmo dovuto arrivare a questo punto, in cui qualsiasi soluzione è meglio del fallimento. Ed è vero – continua l'esponente del Pd eletto in Australia - che sarebbe meglio del fallimento, ma è anche vero che qualsiasi soluzione studiata dal Governo deve trovare il consenso dei lavoratori”. “Credo che il Governo stia deludendo tutti quei cittadini che, sia in campagna elettorale che in questi giorni si erano illusioni che questa soluzione fosse davvero a portata di mano”. “Avrei preferito la soluzione del Governo Prodi – afferma -, oggetto di una campagna elettorale molto accesa che a trasformato una questione seria come questa in propaganda.”. E il risultato: “Un fallimento totale anche delle possibilità concrete di continuare a dare lavoro a tante persone e tante famiglie”. “Le vicende Alitalia sono tali che molti Governi avrebbero dovuto fare scelte dure e decisive, ma non le hanno fatte – continua Fedi -. E “questo Governo nemmeno, perché questo è il risultato – aggiunge-. Berlusconi sta cercando di scaricare la responsabilità sui sindacati e in particolare sulla Cgil, quello che ha dimostrato maggior coerenza nella trattativa”. Ed inoltre “in un paese normale, come nei paesi da cui proveniamo noi eletti all'estero, non solo la questione Alitalia non esisterebbe in termini così ultimativi” e “un Governo serio si assumerebbe le proprie responsabilità e non le scaricherebbe Per Guglielmo Picchi, esponente alla Camera del Pdl, “Il presidente del Consiglio ha trovato la cordata pronta a fare un'offerta congrua per il disastro che era Alitalia – riassume -. Il numero delle protezioni sociali offerte dal Governo agli eventuali esuberi era di livello eccezionale, superiore alle aspettative dopo sette anni di ammortizzatori”. Pe questo motivo “i sindacati, e in particolare la Cgil e in parte anche i piloti, si sono assunti una grave responsabilità: mandare a casa ventimila lavoratori”. Con oggi per l'Italia “è veramente finita un'epoca – osserva Picchi -. Non credo che d'ora in poi il sindacato potrà giocare un ruolo importante nella politica industriale del paese, e da oggi capiamo che il sindacato non è più un partner per lo sviluppo del paese ma è solo un freno”. Spiega l'onorevole associandosi a quanto già espresso dal presidente del Consiglio. Ora “tutto l'indotto ne risentirà, in quanto gli aeroporti, in particolare Fiumicino e gli altri utilizzati – precisa - si troveranno all'improvviso con una quantità di slot disponibili e quindi un ulteriore contraccolpo all'economia italiana”. Il caso Swissair è “molto più grave – continua Picchi dal Canada -, perché la compagnia sarà smantellata e non c'è nessuno che può recuperare, e il sindacato ha giocato un ruolo gravissimo”. Picchi accusa “caste in varie forme” di “impedire lo sviluppo del paese” come oggi “la Cgil o i baroni universitari oppure i tassisti e altre corporazioni”. La gravità della situazione sta nel fatto che se “ci si vuole svluppare il paese bisogna ad accettare le sfide e a mettersi in discussione” mentre “il sindacato è fonte d'immobilismo, in difesa degli interessi di pochi”. “Purtroppo la vicenda Alitalia bisognava risolverla nel momento in cui aveva cercato di farlo il governo precedente”, sostiene Mariza Bafile, ex candidata del Pd che ha rivestito per due anni la carica di presidente dell'Inca-Cgil (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza) in Venezuela, mansione che ha lasciato prima della candidatura per il Pd. “Una trattativa che è stata “praticamente affossata” con delle conseguenze “gravissime” di queste ore. “Una cosa è certa – dice la Bafile – ed è che non è certo colpa dei sindacati, come vorrebbe far credere il Governo” ma è una situazione che non sarebbe dovuta arrivare a “questi livelli”. E dare la colpa ai sindacati “è come arrampicarsi sugli specchi” e ha “vinto la demagogia”. E' “impossibile” fare paragoni con gli altri paesi, dice la Bafile, perché dipende dalla situazione e dalla nazione. “Penso che più di caduta del Governo bisognerebbe riflettere sulla caduta dell'Italia – osserva la Bafile -, perché la situazione di Alitalia si riflette su tutto il paese che si aggiunge ad un momento di crisi internazionale”. (fonte NIP Alberto Brambilla)