Il Governo, nel motivare il suo no all’ordine del giorno, ha parlato di contributi dei lavoratori e di preclusioni normative. Invece nell’ordine del giorno si chiedeva in maniera molto chiara che le entrate derivanti dall’introduzione di un inutile balzello – una tassa sui diritti di cittadinanza in divenire, sbagliata, alla quale ci siamo opposti –

potessero essere utilizzate per dotare di risorse quelle convenzioni bilaterali con i Paesi di origine dei lavoratori extra-comunitari. In altre parole le convenzioni che assicurano la possibilità di utilizzare l’anzianità contributiva italiana sommandola con quella estera. I ritardi nella stipula e ratifica di questi accordi bilaterali vengono spesso addebitati alla carenza di risorse finanziarie. Il no del Governo e il voto della maggioranza dimostrano quanto poco credibili siano gli impegni a garantire il futuro previdenziale dei lavoratori che hanno anzianità contributiva in Italia, sia per chi oggi vive regolarmente in Italia come per quelli che vivono o si trasferiscono all’estero. Abbiamo avuto modo di ricordare la nostra posizione prima che su questo provvedimento, sull’azione del Governo in materie distinte come sicurezza e immigrazione: dai tagli alla sicurezza, agli annunci spot, ai proclami, alla continua evocazione delle emergenze, alla confusione generata su questi temi che invece richiederebbero una seria riflessione. A dimostrazione della volontà di ostacolare la regolarizzazione dei migranti, è stata inserita una tassa di 200 euro per rinnovare il permesso di soggiorno e per la richiesta della cittadinanza. E proprio su questo aspetto, il nostro ordine del giorno chiedeva almeno di utilizzare queste risorse in direzione del mondo dell’immigrazione, in particolare le dotazioni per le convenzioni internazionali di sicurezza sociale per i Paesi di origine dei lavoratori extra-comunitari. Se la maggioranza sostiene che l’Italia non debba essere ciò che siamo, cioè un Paese multietnico, quale percorso si ritiene prioritario per garantire, almeno, i diritti di base dei lavoratori? Noi abbiamo una visione multiculturale e multietnica, che ci porta a fare in modo che nei processi di integrazione, come avvenuto tra le nostre comunità italiane nel mondo, vi sia anche il riconoscimento dei diritti previdenziali e la possibilità di utilizzare, e quindi non perdere, l’anzianità contributiva raggiunta nei Paesi di emigrazione. Come d’altronde ha fatto l’Italia nel tutelare i diritti previdenziali dei lavoratori italiani all’estero.

On. Marco FEDI

 Segretario III Commissione Affari Esteri e Comunitari